la Repubblica, 11 settembre 2019
Gucci, ai neopapà congedo di tre mesi e mezzo
Quattordici settimane per vivere l’esperienza di essere padri a tempo pieno. Non è la proposta rivoluzionaria del nuovo governo giallo-rosso, d’altronde in Italia siamo ancora fermi a un congedo paternità risicato, cinque giorni appena a stipendio pieno. A lanciare l’innovazione è il gruppo Kering, proprietario di molti marchi del lusso italiani (da Gucci a Bottega Veneta, da Brioni a Pomellato), che ha annunciato ieri di voler estendere fino a tre mesi e mezzo il periodo in cui i dipendenti si possono assentare dopo la nascita o l’adozione di un figlio. Dal prossimo gennaio il congedo parentale per i neopapà sarà di fatto equiparato a quello delle neomamme del gruppo che potevano già beneficiare di 14 settimane retribuite al cento per cento del salario. Il congedo potrà essere preso nel corso dei sei mesi successivi all’arrivo del figlio, dando così la possibilità alle coppie di alternarsi nella condivisione dell’accudimento del piccolo.
È uno dei tanti esempi di come spesso il mondo economico sia più avanti della politica, anche perché la parità di genere, a cominciare dalla conciliazione tra vita privata e lavoro, è un’esigenza sempre più sentita dalle nuove generazioni. Nella Silicon Valley alcune aziende si sono già adattate a questa evoluzione della società. Aveva fatto scalpore la scelta di Mark Zuckerberg di prendersi due mesi di paternità e di concedere ai tutti i suoi dipendenti neogenitori quattro mesi di congedo. In Europa, ad eccezione di qualche Paese scandinavo, di Spagna e Portogallo, c’è un grave ritardo nella legislazione.
L’annuncio di Kering avrà un largo impatto largo visto che il gruppo è presente in oltre cinquanta Paesi con 35 mila dipendenti. «Perché crediamo che la diversità e la parità di genere siano garanzie per un’impresa sostenibile e creativa, vogliamo dare un ambiente di lavoro stabile e inclusivo a tutti i nostri dipendenti», ha spiegato François-Henri Pinault, presidente di Kering, definendo “pionieristica” la nuova misura destinata ai padri. Tutti gli studi sottolineano quanto un congedo parentale riservato quasi esclusivamente alle donne in gran parte del mondo occidentale (la media Ocse per gli uomini è di soli 7 giorni) influisca negativamente sul tasso di occupazione femminile, sulla discriminazione a livello salariale e sull’avanzamento di carriera.
Anche in Francia, nonostante l’occupazione femminile sia più alta che in Italia, la legge è ferma a 11 giorni di permesso per i neopapà. Emmanuel Macron si è opposto alla direttiva promossa dal Parlamento europeo e dalla Commissione Ue per estendere fino a quattro mesi i congedi parentali, di cui due mesinon trasferibili tra madre e padre. Il presidente francese ha definito “insostenibile” la proposta e paventato gravi ripercussioni sull’attività economica.
L’assenza di leggi che tutelino adeguatamente la parità tra neogenitori comincia a essere colmata dai contratti integrativi nelle imprese più lungimiranti, visto anche il ritorno di immagine che ne consegue. Ci sono stati esempi in alcuni grandi gruppi come Nestlé o Luxottica che concedono due settimane di congedo paternità. La scelta di Kering è ancora più ambiziosa sulla durata concessa. Béatrice Lazat, responsabile risorse umane, spiega: «Estendendo questi benefit anche ai papà e ai partner, non solo concediamo a tutti gli stessi diritti ma supportiamo anche le donne nello sviluppo della propria carriera dato che uomini e donne avranno diritto al medesimo periodo di congedo». Il gruppo francese ha lanciato dal 2010 un programma globale per favorire la parità di genere, con qualche risultato visto che il 51% degli incarichi dirigenziali sono occupati da donne così come il 61% dei posti nel cda.