Libero, 10 settembre 2019
I batteri ci fanno bene
È il grande cerchio della vita, un percorso in cui l’inizio coincide con la fine e i primi saranno gli ultimi. In questa lettura circolare dell’evoluzione, i protagonisti sono loro, i microbi, le creature più antiche, più piccole, più longeve e più numerose che abbiano mai popolato il pianeta; i veri dominatori della Terra a nostra insaputa, perché invisibili al nostro sguardo; i primi esseri a nascere ma anche quelli che verosimilmente erediteranno il globo terracqueo, quando noi non ci saremo più. Insomma, alla fine torneremo microbi. Pensare che essi dureranno più di noi un po’ mina le fondamenta del nostro antropocentrismo, del nostro crederci vetta dell’evoluzione e sale della Terra. Ma non si tratta di un regresso. Perché i microbi sono le forme di vita più capaci di riprodursi e adattarsi alle condizioni ambientali, quelle più in grado di affrontare la selezione naturale e gareggiare nella lotta per la sopravvivenza, quelle che affrontano meglio l’inquinamento, il riscaldamento globale o il raffreddamento: creature buone per tutte le stagioni, tutti i luoghi e tutti i tempi. E ora al centro delle attenzioni anche di rassegne come il Festivaletteratura di Mantova, che a quegli esserini ha dedicato una serie di eventi. Per cominciare, i microbi sono tantissimi. Sul pianeta ne esistono miliardi di miliardi di miliardi, una stima difficile da fare con esattezza, se si pensa che sulla sola capocchia di uno spillo ce ne sono migliaia e in un centimetro cubo di fango miliardi. Senza considerare il numero di microbi che vivono in noi: all’interno di ogni essere umano ci sono oltre 30mila miliardi di microbi, più delle cellule stesse che compongono il nostro corpo. Come fa notare il giornalista scientifico Ed Yong nel libro Contengo moltitudini (La nave di Teseo, pp. 478, euro 24), noi umani «non siamo mai soli. Esistiamo in simbiosi, siamo un vero e proprio zoo: una colonia racchiusa all’interno di un singolo corpo». Per poter avere un’ulteriore idea della quantità di microbi nel mondo, è possibile tenere presente questo rapporto di grandezza: sulla Terra esistono circa 2 milioni di specie di animali, piante e funghi mentre le specie di microbi potrebbero essere circa 8 milioni. Insomma, i microrganismi rappresentano i quattro quinti delle specie viventi. I più antichi Oltre che numerosissimi, sono vecchissimi, esistendo dagli albori della vita. Come ci dice Telmo Pievani, filosofo della scienza, evoluzionista e saggista, «le specie più antiche di microbi risalgono a 3 miliardi e mezzo di anni fa. E di queste alcune, i cosiddetti archeobatteri, sono ancora tra noi: si pensi alle stromatoliti, prodotte da microrganismi che vivono nelle acque basse; agli estremofili, esistenti prima che ci fosse l’ossigeno e oggi presenti anche nel sistema ruminante degli erbivori; e ai termofili, in grado di resistere in acque caldissime, nelle sorgenti idrotermali vicino all’oceano». Ma soprattutto i microbi sono importantissimi perché le loro funzioni sono essenziali per garantire l’equilibrio dell’ecosistema e la nostra salute. «Quanto all’ambiente», ricorda Pievani, «i microbi detti cianobatteri, esistenti da 2 miliardi di anni, hanno inventato la fotosintesi. Non ci sarebbero le piante, l’ossigeno in atmosfera, e quindi non ci saremmo noi, se non ci fossero quei microrganismi. E ancora: i batteri contribuiscono alla decomposizione, permettono lo smaltimento di tutto ciò che marcisce».
ANTI INQUINAMENTO
Ma, all’interno dell’ambiente, i microbi svolgono ruoli preziosissimi anche contro l’inquinamento: «Ci sono batteri chiamati denitrificanti», ci spiega Marco Bartoli, docente di Ecologia all’Università di Parma, «che si occupano di rimuovere l’azoto dalle acque. Si fa un gran parlare di cambiamenti climatici, ma il maggior problema ambientale, almeno nelle sue ricadute economiche, è la presenza di azoto che inquina le acque superficiali e le falde. Questi batteri consentono di trasformare il nitrato in azoto atmosferico, fungendo da depuratori. Altri batteri sono poi in grado di decomporre le molecole derivate dal petrolio, depurando le falde e i suoli inquinati». Anche dentro di noi i microbi sono straordinari regolatori che scongiurano malanni e ci assicurano una vita migliore. «A dispetto di quanto si crede», ci spiega Bartoli, «senza batteri non potremmo vivere e con più batteri si vive più a lungo. Siamo convinti ad esempio che abitare luoghi asettici e assumere cibi privi di batteri ci faccia stare meglio. E invece è il contrario: grazie ai microbi aumenta la nostra capacità di digerire il cibo. E infatti le popolazioni indigene, che non ricorrono a spray e pesticidi, hanno una fauna intestinale molto più ricca ed efficace della nostra».
SISTEMI DI DIFESA
Non solo: i batteri migliorano i nostri sistemi di difesa e contrastano l’insorgere di malattie degenerative. «Una fauna intestinale indebolita», rileva Pievani, «rende il sistema immunitario meno efficiente: in questo caso i microbi cattivi prevalgono e fanno sì che il nostro organismo assimili tossine che ci fanno ammalare. Ad esempio, se il microbiota, l’ecosistema di batteri responsabile della nostra digestione, è alterato, è facile che penetri nell’intestino una proteina che poi arriva fino al cervello e contribuisce alla malattia di Parkinson. Più in generale, un microbiota sano e ricco riduce l’incidenza di malattie autoimmuni e di allergie». Per farla breve, i batteri sono una polizza sulla vita. E rappresentano il futuro anche in un altro senso: sono l’ambito al quale si stanno applicando le sperimentazioni più innovative della biotecnologia. «L’ultimo obiettivo raggiunto», spiega Pievani, «è la creazione di microbi sintetici, una sorta di cyborg-microrganismi: in natura prendiamo un batterio, lo priviamo del genoma originario e vi introduciamo un genoma creato in laboratorio. A quel punto il microbo sarà programmato per svolgere le funzioni che vogliamo noi: ad esempio mangiare l’anidride carbonica o produrre biocombustibile. Una prospettiva interessante ma con ricadute etiche inquietanti: ricordiamoci che i batteri restano bestie pericolose e rilasciarli nell’ambiente potrebbe avere conseguenze imprevedibili». In attesa degli sviluppi della Scienza, bisogna constatare che loro, i microbi, già ora sono programmati per affrontare meglio il futuro. «Quanto più un organismo è piccolo, tanto più ha tempi di riproduzione veloci e tanto più il corredo genetico sarà in grado di adattarsi ai cambiamenti in atto. Pertanto è verosimile che, se noi dovessimo estinguerci, i microbi invece sopravvivrebbero», ci dice Bartoli. E questo perché sono molto più perfetti di noi. Nel suo ultimo libro, Imperfezione (Raffaello Cortina, pp. 197, euro 14), Telmo Pievani spiega come tutte le strutture biologiche umane, dal cervello al genoma, siano piene di difetti. «L’evoluzione», ci dice, «ha preso il materiale che aveva a disposizione e, a mo’ di un artigiano più che di un ingegnere, lo ha adattato, rimaneggiato, facendo di necessità virtù». Tuttavia proprio la nostra imperfezione ci ha consentito di toccare vette che nessun altro essere vivente ha mai raggiunto. «Siamo un accrocco difettoso da cui sono venuti fuori uno Shakespeare o un Leonardo da Vinci», chiude Pievani, «mentre non vedremo mai un microbo scrivere l’Amleto o dipingere la Gioconda».