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 2019  settembre 10 Martedì calendario

Se l’ha uccisa, si può dire che l’amava?

Lui l’amava, lei no. Questa è l’interpretazione generale. Ma se l’ha uccisa, si può dire che l’amava? Tutti i giornali insistono: l’amava. Uno che uccide non ama, ma odia. Siamo alla confessione di Catullo, quando dice «odi et amo», rendendosi conto che ormai per lui odio e amore sono la stessa cosa. «Quare id faciam, fortasse requiris, nescio, sed fieri sentio et excrucior», perché io faccia così, se vuoi saperlo, non lo so, ma so che mi succede e mi sento in croce. Colui che ha ucciso la povera Elisa doveva sentirsi così, straziato, e s’è vendicato della sofferenza. Vedo che in internet qualche sito lo chiama «il gigante buono». Eviterei il «buono». Gigante va bene, perché c’è un filmato in cui trasporta sulle spalle un tronco d’albero mastodontico, sotto il quale noi finiremmo schiacciati. Ma buono no. Perché ha ucciso con le mani, con furia, ha ’retto’ l’omicidio per lungo tempo, finché lo compiva, poi finché la polizia cercava il cadavere, e lui si nascondeva in un casolare, giorni e notti.
Lui dice, con termine esatto, che era «ossessionato» da lei, e non riusciva a rassegnarsi che lei lo rifiutasse. Se le cose stan così non l’amava, ma la voleva. C’è differenza tra amare e volere. Chi ama desidera la felicità dell’altro, chi vuole desidera la propria felicità. Chi ama si sacrifica all’altro, chi vuole sacrifica l’altro a sé. Oggi (per questo sto scrivendo l’articolo) la civiltà in cui viviamo, la civiltà degli affari, educa le generazioni a credere che amare significa voler avere, quindi esser geloso, rivendicare la proprietà. “Essere amati da” significa “essere una cosa di”. E in questo essere di qualcuno si sente una promozione, in confronto a chi non è di nessuno. È la gara tra gli adolescenti, diciamo di scuola media, quando si spiano l’un l’altro, l’una l’altra, per capire se qualcuna diventa di qualcuno, perché quello è il segno che entra nella vita vissuta, comincia a vivere. Siamo nella civiltà dell’amore come possesso. Cioè come spesa. Chi non spende non ama. Spendere vuol dire portare in viaggio, portare al ristorante. Che eran le due cose che facevano più spesso questi di Piacenza, tanto che i conoscenti s’erano abituati a vederli insieme e a pensarli come coppia. Quando lui l’ha uccisa ed è andato in giro da solo, i conoscenti si stupivano: “Dov’è lei?”. Lui rispondeva: “Non è venuta”, come se dovesse scusarsi di non averla portata con sé.
Questa è una tragedia dell’amore come possesso, come proprietà, che non riconosce e non tollera la volontà dell’altra, la sua libertà, il suo diritto a rifiutarsi, e poiché l’amore come possesso caratterizza il nostro tempo, questa è una tragedia del nostro tempo, lo definisce, lo interpreta. Lui è costruito dal nostro tempo, è come il nostro tempo l’ha fatto, la sua tragedia sta nel non avere avuto la forza di farsi diverso, di lasciare libertà, di sentirsi contento di vederla libera, non di vederla obbediente e rassegnata.Ha ucciso brutalmente, e pochi fanno così, quasi nessuno, per fortuna. Noi scriviamo perché quasi nessuno diventi nessuno senza quasi. Ma quanti si sentono a posto se sentono che la loro donna non è come vuole lei, ma come vogliono loro? Rassegnata, e non problematica? Convinti che non esiste felicità della loro donna senza di loro, e che la loro felicità dev’essere automaticamente la felicità della loro donna?