Il Sole 24 Ore, 10 settembre 2019
Banche, i tassi negativi sono costati 23 miliardi
Dal 2014 a fine 2018 la politica dei tassi negativi sui depositi praticata da Bce ha generato perdite per oltre 23 miliardi nei conti delle banche europee. Solo nel 2018 si calcola che il danno economico sia stato di 7,5 miliardi. L’ipotesi che giovedì prossimo l’Eurotower proceda con un ulteriore ribasso dei tassi sui depositi, portandoli dal -0,4% al -0,5% (o addirittura al -0,6% come stimano alcune banche d’affari tra cui Ubs), sta creando allarme tra i big del credito. In particolare – secondo una recente analisi di Goldman Sachs – tra le banche tedesche, francesi e del Benelux che, avendo circa l’80% della liquidità parcheggiata in Bce, sarebbero le più danneggiate dall’ulteriore ribasso dei tassi negativi
Secondo le analisi dell’agenzia Scope Ratings, «ogni ulteriore taglio di 10 punti base dei tassi sui depositi costerebbe almeno 1,7 miliardi alle banche europee». Stima prudenziale, poichè l’ipotesi che il “pacchetto” di misure che Bce annuncerà giovedì comporti diverse condizioni del previsto intervento di Tltro (finanziamenti a tasso agevolato alle banche) e soprattutto un nuovo Quantitative easing (45 miliardi al mese di acquisti di bond, secondo la media delle stime) aumenterebbe ulteriormente la liquidità complessiva del sistema e, con essa, le somme parcheggiate dalle banche in Bce. Il rischio è che per le banche europee il conto dei tassi negativi sui depositi, in assenza di clausole di esenzione, salga ben oltre i 9 miliardi all’anno. Con il rischio che qualche istituto del Nord Europa, come già hanno iniziato a fare le banche svizzere anch’esse alle prese con i tassi negativi, decida di scaricare il «costo» sui clienti applicando rendimento negativo sui conti correnti bancari eccedenti alcune soglie (tipicamente 100.000 euro).
Per evitare questi rischi, da settimane è partito il pressing su Bce da parte delle grandi banche del Nord Europa – a partire da Deutsche Bank che da sola ha depositato in Bce 100 milioni degli 1,7 trilioni delle banche europee – perchè l’Eurotower accompagni il probabile ribasso dei tassi con il «tiering», ovvero una forma di esenzione che limiti per le banche l’applicazione dei tassi negativi a un multiplo prefissato della quota di riserva obbligatoria. Secondo alcune stime, se la Bce decidesse di risparmiare dalla tassazione gli importi oltre dieci volte la tassa obbligatoria, il risparmio per le banche – in caso di discesa del tasso al -0,5% – sarebbe di circa 6,5 miliardi all’anno. Come andrà a finire e in che modo sarà modulato il “tiering” di Bce? Tra gli analisti delle grandi banche d’affari c’è unanimintà sul fatto che, dopo le parole di Mario Draghi di luglio, sia il ribasso dei tassi che il tiering saranno varati già giovedì prossimo. «Crediamo che Bce annuncerà un taglio dei tassi di 10 punti base a -0,50% insieme a un meccanismo per mitigare l’impatto dei tassi negativi», scrivono in un report del 5 settembre gli analisti di Morgan Stanley evidenziando che nel consiglio direttivo di Bce sembrano permanere fino all’ultimo «differenze di opinione sul tearing e in particolare sul rischio che i tassi negativi sui depositi venga trasferito sui clienti». Il vero interrogativo riguarda però la modalità di applicazione del «tiering» a favore delle banche. I sistemi già usati in Svizzera, Svezia, Danimarca e Giappone non si adattano all’Eurozona dove «la distribuzione delle riserve in eccesso è eterogenea – spiegano da Morgan Stanley – con le banche dei Paesi della core Europe che contano per la maggioranza dell’eccesso di liquidità del sistema complessivo».
Uno dei rischi da evitare da parte di Bce con l’applicazione del tiering, come evidenziato dagli analisti di Scope Ratings e Morgan Stanley, è di «non consentire alle banche di effettuare arbitraggi tra la liquidità parcheggiata in Bce e i finanziamenti a tasso agevolato ottenuti via Tltro». Tanto che qualche analista ipotizza che uno schema di tiering efficace per l’Eurozona potrebbe essere applicato solo sul saldo tra le due grandezze. In attesa che i meccanismi del ribasso dei tassi accompagnati da tiering vengano svelati giovedì prossimo da Bce, gli analisti del settore individuano all’unanimità quali banche avranno i maggiori impatti positivi. «Il maggiore beneficario sarà Deutsche Bank che, date le sue alte riserve di liquidità e i bassi livelli di redditività, vedrà aumentare l’eps (utile per azione) del 9% – spiegano da Goldman Sachs – mentre avranno benefici anche le tre banche francei Natixis, Credit Agricole e Bnp». Impatto modesto, invece, per le banche italiane e spagnole.
Le scelte di Bce arrivano in una fase delicata per le banche europee che, come evidenziano gli analisti di Ubs, si trovano alle prese con un calo epocale della redditività e, di conseguenza, delle valutazioni di Borsa (basti pensare che l’indice Eurostoxx banks è sotto di oltre il 20% rispetto al suo debutto nel 1986). Effetti post-crisi del 2008 e tassi negativi, in aggiunta ai maxi-investimenti da sostenere per il digital banking e al calo dei ricavi dovuti alla concorrenza del fintech, si sommano al fardello delle varie tipologie di nuove richieste regolatorie. «Le riforme di Basilea 3, secondo l’Eba, aumenteranno i requisiti di capitale del 24% – fanno notare da Ubs – e la stessa Eba, in un annuncio che ha poco attirato l’attenzione, ha raccommandato la Ue di optare per una piena implementazione delle nuove regole senza lasciare spazi interpretativi alla benevolenza dei regolatori locali». Regole che – ricordano da Ubs – vanno ad aggiungersi alla nuova guidance di Bce sulla copertura degli Npe (che dovranno scendere sotto al livello del 5%) e al calendar provisioning (con la svalutazione totalitaria degli Npl, discriminando tra garantiti e non).