Corriere della Sera, 10 settembre 2019
Trump twitta, le borse perdono
I tweet di Donald Trump influenzano i mercati e, in particolare, le quotazioni dei titoli del Tesoro Usa. Stavolta l’accusa non viene da quelli che il presidente ormai liquida come «giornalisti falliti» ma da JP Morgan Chase, la più grande e solida banca americana i cui analisti hanno istituito un indice per misurare l’impatto del fattore-Trump sui mercati. Il suo strano nome, Volfefe Index, è un riferimento beffardo a covfefe, un termine privo di senso (probabilmente un errore di battitura) comparso in un celebre tweet del presidente e mai spiegato. Dalla irritazione per quotazioni del dollaro secondo lui troppo elevate che ostacolano le esportazioni americane alle minacce alle imprese che hanno fabbriche all’estero, al rabbioso invito, tre anni fa, a boicottare i prodotti Apple, Trump non si è mai preoccupato di non interferire coi suoi tweet spesso improvvisati e umorali sulle quotazioni di Borse e monete. Ma queste interferenze, un tempo sporadiche, sono diventate massicce e quotidiane man mano che il presidente ha intensificato la produzione di tweet scegliendo come cavalli di battaglia gli attacchi alla Cina sul commercio, la condanna delle mosse della Federal Reserve sui tassi d’interesse e la minaccia di penalizzare coi dazi Paesi avversari ma anche alleati come Francia, Germania e Messico. Tollerate quando la retorica di Trump faceva crescere i mercati, queste interferenze sono diventate spade micidiali ora che gli indici spesso scivolano. Così gli analisti hanno deciso di cominciare a misurare, assieme agli altri parametri, anche l’impatto di The Donald sulle quotazioni. Risultato: le Borse sono molto più volatili quando il presidente è più attivo su Twitter. Dal giorno dell’insediamento Trump ha messo in rete circa 10 mila tweet, con una forte intensificazione nell’ultimo anno. Quelli che hanno influenzato i mercati sono stati 146: in genere partono tra mezzogiorno e le due del pomeriggio.