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 2019  settembre 09 Lunedì calendario

Biografia di Giovanni Toti

Giovanni Toti, nato a Viareggio il 7 settembre 1968 (51 anni). Presidente della Regione Liguria. Già coordinatore nazionale di Forza Italia, nell’estate 2019 ha fondato Cambiamo!, un movimento tutto suo.. Già parlamentare europeo. Giornalista professionista iscritto all’Ordine di Milano. Già direttore di Studio Aperto e del Tg4, per vent’anni a Mediaset. Molto vicino a Silvio Berlusconi. Detto «il Gabibbo bianco» da quando fu visto correre con il Cavaliere per perdere peso (lui indossava una tuta bianca) • «È il delfino numero trenta, arrivato nel cuore di Silvio dopo che ne è uscito Alfano» (Mario Ajello) • «È rimasto fedele a Berlusconi per lungo tempo con botte di rara, stupefacente idolatria (eppure in FI, nel genere, si erano esibiti fuoriclasse assoluti) finché un pomeriggio lo beccano al Papeete Beach in compagnia di Salvini, già noto habitué» (Fabrizio Roncone, 7, 8/2019).
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Vita Figlio di albergatori. Passa l’infanzia a Marina di Massa, nella Toscana marittima, dove i suoi possiedono un hotel. «Mio padre era socialista. Da ragazzo ero di sinistra moderata. A diciotto anni, poi, mi sono iscritto nei giovani del Psi. Ero martelliano. E sostanzialmente craxiano» (a Vittorio Zincone, Sette, 2014). Si iscrive per un anno e mezzo a Giurisprudenza a Pisa, ma poi si sposta a Scienze Politiche alla Statale di Milano • «Mi manca ancora un esame» (a Zincone) • Nel 1996 fa un tirocinio di tre mesi nella redazione di Studio Aperto, e il direttore Paolo Liguori lo assume alla cronaca. La sua caporedattrice è Siria Magri, sei anni più di lui, nel 2003 diventerà sua moglie: «Giovanni era bravo e basta. Dopo lo stage non se n’è più andato. Ha fatto tutta la gavetta ed è arrivato dov’è arrivato. Però sì, qualche volta mi è capitato di bacchettarlo sui pezzi... Ma è sempre stato molto preparato, un professionista, uno che conosce molto bene la storia d’Italia, sa di cosa parla quando parla in tivù» (lei all’Eco di Bergamo). Toti diventa caposervizio, caporedattore e direttore. «Nel mezzo firma programmi come Lucignolo, il rotocalco giovane della testata di Italia Uno» (Marco Fattorini). Dal 2007 al 2009 è anche vice capo ufficio stampa di Mediaset. Quando, nel 2010, dopo una serie di scandali, il Biscione non rinnova il contratto di Emilio Fede, Toti diventa direttore del Tg4: il suo primo atto è eliminare le meteorine. «La sua direzione è pacata. I colleghi giurano di averlo visto arrabbiarsi “al massimo tre volte in 15 anni”. Ma la calma non sacrifica la determinazione: con le qualità diplomatiche che gli sono proprie, fa notare quello che non va e ne esige il cambiamento. Gli fanno difetto qualche battuta fuori luogo, detta in quei pochi momenti non meditati, e una testa dura difficilmente malleabile quando c’è di mezzo la sua linea editoriale. È una linea progressiva e senza strappi, meno eccentrica di quella di Fede, ma più aggressiva di quella di Giordano. Le posizioni vicine all’entourage berlusconiano, Toti le aveva già dimostrate in passato, con interviste non certo contraddittorie al Cavaliere e con la cura dello Speciale dei 20 anni, minoliniana “inchiesta” in prima serata in cui trasformava in guerra fratricida dichiarata dai pm le indagini ai danni del suo editore. […] E non solo per il suo passato da Giovane Socialista. L’uomo è politico fin nelle viscere, ed è sempre alla ricerca di nuove possibilità di crescita, giornalistiche o no» (Vanity) • «Enrico Mentana, senza fare il suo nome, lo evoca nel libro Passionaccia. Parla delle cene coi vertici dell’informazione Mediaset come “comitati elettorali”: “C’era anche il beniamino del gruppo, quello che era stato distaccato come ufficiale di collegamento al quartier generale del partito di riferimento” (Alessandra Menzani, Libero) • «Nessuno a Cologno ha da ridire su di lui. “Smussa, attenua, compatta”, dicono. E questa è musica di violino per il Capo, che fuori dalla porta ha file di aspiranti beati, tutti che si accreditano come ultimo baluardo del berlusconismo contro subdoli nemici intestini: il che ha fatto di Forza Italia un partito di falchi tendenza avvoltoio» (Mattia Feltri, La Stampa) • Nel 2013 la politica è cambiata: in campo ci sono Grillo e Renzi, il centrodestra ha bisogno di rinnovamento; in più quell’anno Berlusconi viene condannato in terzo grado per frode fiscale. «Quando è arrivata la sentenza, io ero a Milano. L’ho chiamato per proporgli un’intervista e lui mi ha chiesto di andare a cena ad Arcore per parlarne. Poi ha cominciato a chiedermi che cosa pensavo del rinnovamento di Forza Italia. Immagino che lo abbia fatto con più direttori. E infine mi ha chiesto se ero disponibile» (Toti a Vittorio Zincone, 2014). La nomina è approvata da Fedele Confalonieri e Francesca Pascale • «A Berlusconi piace perché è giovane e non è un politico. Gli piace perché ha un modo di ragionare pacato e arriva rapidamente al punto senza iperboli. Gli piace perché è profondamente moderato, ma a differenza dei predecessori moderati che giravano tra villa San Martino e Palazzo Grazioli non è sospettabile di tessere trame con il Quirinale o altri moderati che nel frattempo hanno cercato in tutti i modi di fargli le scarpe» (Roberto D’Agostino, Dagospia) • L’unico neo di Toti è che è grasso e Berlusconi lo porta in un resort sul lago di Garda per farlo dimagrire. «Lì, il futuro astro nascente azzurro - alimentato con poche foglie di insalata e sciroppo d’acero - fu prima sottoposto a terrificanti sedute di cyclette, poi a dolorosi massaggi drenanti. Quando al Cavaliere sembrò presentabile, gli fecero indossare una tuta bianca e lo esposero su un balcone. La foto finì direttamente nella leggenda. Vittorio Feltri: “Spero di morire senza fare queste buffonate”. Denis Verdini: “Quel Toti è un babbeo”. Toti finse di non sentire e replicò: “Berlusconi è il sole cui tutti noi guardiamo ogni mattina"» (Roncone). «A Berlusconi i chili di troppo non piacciono, il grasso superfluo non fa parte del suo standard estetico. […] Le grandi doti “politiche” di Toti, vale a dire la fedeltà all’azienda, la capacità di mediare, smussare, trattare, la rassicurante pazienza nel ricucire gli strappi, nascono tutte dal suo amore per il cibo e il buon vino: il suo segreto è la rotondità. Via quella, diventa spigoloso come un Minzolini. La forza di Sansone risiedeva nei capelli, quella di Toti nella forchetta. Guai a togliergliela!» (Aldo Grasso, Corriere, 2014) • L’idea è «presentarlo agli italiani come un candidato agile, giovane e lontano dalla casta. Di fatto, il Renzi di destra» • «A differenza di un Emilio Fede […] non eccede in confidenze zuzzurellone col capo, insomma, sa il fatto suo. È perfino più pop di tante vecchie glorie dell’immaginario forzista – da Gianni Letta a Marcello Pera – perché si capisce che Toti sa cambiare una ruota, sa far montare il bianco d’uovo, sa come far ridere una donna e come aiutare un bimbo a costruire un aeroplanino col foglio A4. Figurarsi se non risulti più simpatico di Matteo Renzi (è molto più simpatico) ma il fatto è che l’Italia è diventata tremendamente antipatica e il bianco dell’uovo, ormai, tutti lo fanno montare a colpi di iPhone» (Pietrangelo Buttafuoco, Il Foglio) • Toti è accolto con diffidenza dai notabili del partito, ma entra nel cerchio magico di Berlusconi, assieme alla Pascale, a Maria Rosaria Rossi e a Deborah Bergamini: «Le due abili circi, le due streghe crudeli, con l’aiuto del terzo stregone Toti, hanno irretito Berlusconi con filtri magici, ne hanno assoggettato la volontà, lo tengono prigioniero dei loro incantesimi» (Serenus Zeitblom, Panorama, 4/2015). «Di cerchi magici ne sono esistiti tanti e sempre ne esisterà uno. Non c’è nulla di scandaloso, anzi è normale che dove c’è il potere nasca un gruppo di potere» (Toti a Luca Telese, Panorama, 2019) • Nel 2014 viene eletto al parlamento europeo con 148mila preferenze: arriva primo tra gli eletti nella circoscrizione Nord-Ovest • Nel 2015 Berlusconi lo candida alle regionali liguri. Ha poca familiarità con il territorio e a un certo punto si confonde: crede che Novi Ligure sia in Liguria e non in Piemonte. È una bella gaffe, ma riesce a recuperare e scherza: «Se sarò eletto governatore andremo insieme a Novi Ligure per porre fine allo scempio toponomastico. Chiederemo al sindaco di tornare ad aggregarsi alla Regione Liguria oppure di cambiare il nome della città in Novi Piemontese» (da Wikiquote). Vince, con il 34% dei voti • L’8 marzo 2018, quattro giorni dopo le elezioni politiche, pranza a base di pappardelle e antipasti alla ligure con Matteo Salvini alla Trattoria del Marinaio di Portofino. Poi, va a Pontida e al congresso della Meloni, ma non lo invitano all’assemblea azzurra • La politica è cambiata ancora, e lui entra in in rotta di collisione con Berlusconi. Si dice voglia prenderne il posto o che voglia farsi un partito suo. Chiede più democrazia interna nel partito e, probabilmente, alcuni dei personaggi che circondano il Cavaliere non li può vedere. Teorizza l’alleanza con la Lega, mentre, sembrerebbe, la Carfagna è contraria. «Forza Italia è in una lenta agonia. Se non facciamo qualcosa per rianimarla, subito, corre un rischio drammatico. Quale? La morte. […] Nel partito in queste ore ne sono consapevoli tutti, soprattutto il nostro gruppo dirigente. Solo che nessuno lo dice. E secondo lei perché c’è questo silenzio? (Sorriso). Per paura. Per prudenza estrema. Nel dubbio, pensano, è meglio non rischiare. E hanno ragione? In questo partito se dici una parola di troppo, qualcosa ti può accadere. E allora perché lei rischia, e parla? Perché il pericolo che il partito scompaia è più importante del mio senso di autoconservazione […] Quand’è l’ultima volta che ha parlato con il Cavaliere? Prima del suo recente ricovero. Gli ho spiegato che gli voglio bene e lo rispetto. E che il contrario sarebbe svilente per me stesso e per la mia storia. E lui le ha creduto? Sono sicuro di sì: perché nessuno meglio di lui capisce se sei sincero» (a Luca Telese) • Il 6 luglio 2019, in un teatro da 13mila posti a Roma, annuncia il suo progetto politico. Il 1º agosto Berlusconi lo esclude dai vertici del partito e una settimana dopo lui fonda Cambiamo!, un nuovo movimento con un logo arancione. «Nel pantheon, certamente Antonio Scillipoti e Domenico Razzi» (Roncone) • «È saltato giù dal carro di Forza Italia un attimo prima dello show-down, per preparare un mini-carroccio da affiancare a quello grande della Lega. Qualsiasi parlamentare di Forza Italia voglia provare ad essere rieletto sa ora che deve bussare alla sua porta. Toti vorrebbe essere per il Capitano ciò che la Sinistra Indipendente fu per il Pci: un abito di rispettabilità borghese, per strappare molti seggi, magari con pochi voti» (Antonio Polito, Corriere della Sera, 12/8/2019) • «Ha appena 50 anni e un orizzonte politico davvero piuttosto aperto (intanto però è ingrassato di nuovo: e questo, si sa, non va comunque bene)» (Roncone).
Giudizi «Educato, ragionevole, con il pallino dell’info-politica anglosassone» (anonimo, citato dal Foglio) • «Non sembrerebbe, a prima vista, e per carattere, neppure un tipico giornalista: è gentile, mite, onesto, mediatore, poco incline alla minacciosità. Queste stesse caratteristiche fanno sì che sia difficile immaginarselo in politica, a meno che il nuovo secolo non abbia spazzato via la verità novecentesca colta da Rino Formica sulla politica “sangue e merda”, sostituendola con l’idea di una politica fatta di buoni tavoli, buoni vini e una soluzione da trovare» (Paolo Liguori) • «“Diplomatico”, “sobrio”, “mediatore”: a detta di chi lo conosce, Toti è l’uomo che smussa, che tratta, che media. Calmo ma non ingessato, paziente ma non immobile. Persino la sua storia, personale e professionale, è senza spigoli» (Vanity)
Curiosità • Alto un metro e ottantuno, paffuto. «Non mi peso da anni» • Soprannominato “Pupino” a Mediaset e “Arroti” in Forza Italia, perché il suo piano prevedeva un consistente taglio di teste • «È godereccio quanto basta: è onnivoro di tv (che guarda di notte), di lavoro (che d’estate abbandona per qualche giorno a Saint-Tropez) e di cibo» (Vanity) • «Colleziona cravatte. Fuma parecchio. Non va al cinema perché lì il telefono potrebbe non prendere. Non ascolta musica. Non è “social”: zero Twitter, su Facebook ha solo 17 amici (solo donne) ma non ha mai scritto nulla in quattro anni» (Alessandra Menzani, Libero 10/1/2014). Ma da quando è in politica, in realtà, i social ce li ha: ha 151mila seguaci su Facebook, 51mila su Twitter, 16mila su Instagram • A casa cucina lui. «“Non siamo gente di mondo, non frequentiamo salotti, ci piace mangiare, stare a cena con gli amici cari. Quando si riesce...” Però siete ormai una “coppia mediatica” […], o no? «’sta cosa della coppia mediatica... no, dài... Siamo due che fanno lo stesso mestiere e che lavorano nello stesso posto. D’altronde, con ‘sto lavoro, dove voleva che lo trovassi un marito? O in redazione o niente! E poi, cosa vuole, le bergamasche portano bene!”» (la moglie all’Eco di Bergamo, 2012) • Non ha figli • Dal 2001 «abita a Bocca di Magra – terra di confine tra Liguria e Toscana, tra il monte e il mare, a pochi chilometri dai luoghi preferiti dal Toti gourmet, quello che mangia il “tordello” da Beppino a Pietrasanta e beve l’aperitivo all’Almarosa al Forte (“con Toti non sbagli”, dicono gli amici che si fidano ciecamente del suo senso infallibile per i ristoranti)» (Marianna Rizzini, 2013) • Quando, nel 2019, ha criticato “i nominati” in Forza Italia e chiesto più democrazia interna, Berlusconi ha risposto: «L’ho nominato io e chiede la democrazia un nominatissimo?».