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 2019  settembre 09 Lunedì calendario

Le riforme che servono alla scuola italiana

Per sua stessa ammissione la prima urgenza che il neoministro Lorenzo Fioramonti dovrà esaminare riguarda il destino dei precari storici. Un plotone di 55mila docenti non abilitati che ogni anno accede alla cattedra attraverso le graduatorie di istituto e che l’anno dopo di fatto ricomincia daccapo. Ma se su questo punto, come raccontiamo nell’altro articolo in pagina, il lavoro è già partito e consisterà sostanzialmente in un upgrade del decreto legge preparato dal ministro uscente Marco Bussetti e approvato salvo intese dal Cdm del 6 agosto, su altri temi i cantieri partiranno nei prossimi giorni. A cominciare da classi pollaio e stipendi dei docenti che hanno fatto capolino nei primi interventi post nomina dell’esponente pentastellato. E che vanno inquadrati in un discorso più generale sull’aumento delle risorse destinate al mondo dell’istruzione.

Stop alle classi pollaio
In una delle interviste concesse nei giorni scorsi Fioramonti ha citato come benchmark l’esperienza della Germania, dove ha iniziato la sua carriera da docente universitario e dove i suoi due figli vanno a scuola in classi che non superano mai i 21 alunni. Qui il punto di partenza potrebbe essere la proposta di legge che la deputata Lucia Azzolina (M5S) ha depositato alla Camera e che fissa a 22 alunni per classe (elevabili a 23 con i resti) il nuovo tetto massimo per le classi iniziali di infanzia, primaria, medie e superiori (oppure 20 se ospitano studenti con disabilità). A fronte dei 26, 27 o 30 a seconda dei casi previsti oggi. A frenare il cammino parlamentare del provvedimento è stato finora l’elevato esborso necessario, che partirebbe da 338 milioni per arrivare a 2 miliardi. Ma a suggerire un possibile piano B è la stessa Azzolina, che al Sole 24 ore del Lunedì spiega: «Se non si può intervenire subito a tutti i livelli perché è troppo oneroso partiamo almeno con la prima classe delle secondarie di II grado dove ci sono i tassi più alti di dispersione scolastica permettendo invece agli alunni di ottemperare all’obbligo scolastico».
Stipendi più alti
Nell’agenda del neoministro dovrebbe trovare spazio anche il tema dell’aumento dello stipendio degli insegnanti. Non fosse altro perché è stato messo nero su bianco nell’accordo siglato a Palazzo Chigi il 24 aprile tra i sindacati della scuola e il premier Giuseppe Conte. Per assicurare agli oltre 800mila prof italiani i 111,50 euro mensili di incremento stipendiale attesi servirebbero 2,2 miliardi e in cassa il Miur, per il rinnovo del Ccnl di lavoro, ha solo 800 milioni. Per cui restano da trovare gli altri 1,4 miliardi. 
Caccia alle risorse
Questi due esempi vanno inseriti in un contesto generale che dovrebbe portare il mondo della scuola e delle università a veder crescere le proprie risorse in seno alla legge di bilancio 2020. Almeno stando alle promesse messe nero su bianco nel programma di governo della coalizione giallorossa presentato nei giorni scorsi. E uno dei canali per ottenerle potrebbero essere le tasse di scopo proposte da Fioramonti in questi mesi. Ad esempio sulle merendine, sulle bibite zuccherate, sul trasporto aereo. In una riedizione riveduta, corretta e ampliata di quella “sugar tax” che aveva fatto capolino, sempre su richiesta del M5S, nella manovra 2019 e che ne era però anche uscita nel giro di 24 ore.