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 2019  settembre 08 Domenica calendario

Le donne di Leonardo

A sorpresa, ma forse nemmeno più di tanto, ci saranno le donne, le tante donne di Leonardo da Vinci. Donne diverse. Donne dalla femminilità astratta e non solo (talvolta) androgine. Donne forse leggermente corpulente (curvy, si direbbe oggi) ma che non assomigliano mai, come talvolta accade con Michelangelo, a una nuotatrice dell’ex Ddr sformata dagli ormoni. Donne a cui Leonardo ha affidato il racconto della sua personale idea di pittura, una pittura cha ha saputo raccontare la bellezza e il mistero della bellezza. 
A loro, a quelle donne simbolo di un universo complesso e favoloso, sembra essere stato in qualche modo affidato il compito di chiudere le celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Leonardo (15 aprile 1452-2 maggio 1519) con la mostra al Louvre di Parigi dal 24 ottobre al 24 febbraio. Che, non a caso, ha scelto come figura-chiave (da esibire sui manifesti e sul web) la splendida e altrettanto enigmatica Belle Ferronnière: il dipinto è un olio su tavola, databile tra il 1490 e il 1495, solitamente conservato nelle stanze del Louvre ma che fino all’esposizione resterà in prestito al Louvre di Abu Dhabi.
È nella Belle Ferronnière che si ritrovano tutti gli effetti degli studi di ottica che caratterizzano il periodo milanese dell’artista toscano (guardate il riverbero del vestito rosso sulla guancia della donna); e poi quell’astrazione che rende uniche le figure femminili di Leonardo; e ancora il mistero dell’identità che avvolge le sue donne: è forse la moglie di un ricco mercante di ferramenta, o piuttosto l’amante o addirittura la consorte di Ludovico il Moro, o più semplicemente si tratta di una dama della sua corte.
Eccole qui le signore di Leonardo: la Scapigliata, Isabella d’Este, sant’Anna con la Vergine, Maria Maddalena, una giovane con il liocorno, la Madonna dei fusi. Accanto troviamo i cavalieri: il doppio ritratto di guerriero (in rosso e in nero, a sanguigna e a matita) prestato dallo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest; lo sfortunato Bernardo Bandini Baroncelli disegnato (senza tanta pietà ma senza nemmeno compiacimenti) subito dopo essere stato impiccato per avere partecipato alla Congiura dei Pazzi. Accanto ai cavalieri troviamo le armi dipinte o progettate da Leonardo: a cominciare da quelle dei protagonisti della fantomatica Battaglia di Anghiarirealizzata per il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio di Firenze. E accanto i pochi amori di Leonardo (a dimostrazione di un destino personale molto tormentato): Leda con il cigno (uno dei soggetti più ricorrenti), la fascinosa Madame dal British Museum.
E poi c’è lei, l’imperturbabile Gioconda. E accanto a lei ci sarà Mona Lisa: Beyond the Glass, la prima esperienza in realtà virtuale mai realizzata al Louvre, che, grazie alla collaborazione con Htc Vive Arts, «darà ai visitatori la possibilità di interagire con il dipinto all’interno di uno spazio virtuale, rivelando dettagli invisibili a occhio nudo, oltre a informazioni sulle tecniche utilizzate da Leonardo e sull’identità della donna dipinta» (Lisa Gherardini forse, oppure quel suo giovane allievo, Salaì, dalle sembianze molto femminili).

Annunciata come l’esposizione blockbuster del quinto centenario, Léonard de Vinci ha già piu volte mandato in tilt il sito di prenotazione (aperto peraltro con quattro mesi di anticipo), praticamente l’unico modo per acquistare il biglietto.
La grande mostra curata da Vincent Delieuvin e Louis Frank – più di dieci anni è durata la preparazione – nella Hall Napoléon, proprio sotto la Piramide di Pei e proprio dove inizia il tour guidato nei luoghi del Codice da Vinci di Dan Brown (e di Ron Howard), si propone come quella «definitiva», quella che insomma siglerà le celebrazioni per i cinquecento anni della morte di Leonardo in attesa del prossimo grande cinquecentenario del 2020, quello della morte di Raffaello.
Siamo di fronte a una mostra che, nonostante qualche accusa di «eccessiva francesizzazione» di Leonardo (genio italianissimo), nasce da una indiscutibile constatazione scientifico-conservativa: il Louvre detiene oggi la più grande (cinque opere) collezione al mondo di dipinti di Leonardo (cui sono attribuiti in tutto tra 14 e 17 dipinti). Eccoli qui: la Gioconda, la Vergine delle Rocce; Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino; la Belle Ferronnière e San Giovanni Battista .

Verranno tutti esposti insieme a un corpus di 22 disegni, sempre dalle collezioni del Louvre. In tutto i lavori esposti saranno 120 tra dipinti, disegni, manoscritti, sculture e altri oggetti prestati da alcune delle più prestigiose istituzioni europee e americane come la Britain’s Royal Collection, il British Museum di Londra, la National Gallery di Londra, i Musei Vaticani, il Metropolitan Museum di New York e l’Institut de France di Parigi. Ma con alcune assenze importanti. Dagli Uffizi non arriveranno ad esempio L’Annunciazione, il Battesimo di Cristo e l’Adorazione dei Magi da poco restaurata (tutti e tre riuniti in una nuova sala leonardesca) perché – come ha precisato il direttore del museo fiorentino Eike Schmidt – anche «il Louvre giustamente non fa viaggiare la Gioconda». E non arriverà neppure l’Uomo vitruviano conservato nel caveau delle Gallerie dell’Accademia di Venezia dal 1822 e che non è mai uscito dall’Italia per via della particolare fragilità (necessita di cinque anni di «riposo» al buio totale dopo tre mesi di luce).
Dall’Italia sono in partenza, invece, la Scapigliata, da poco protagonista di una mostra alla Galleria nazionale di Parma, dove è attualmente conservata, curata da Pietro Marani e Simone Verde, il San Girolamo dei Musei Vaticani (appena rientrato dal Metropolitan di New York) e il Ritratto di musico della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Sarà assente anche il contestato Salvator Mundi, il dipinto a olio più costoso del mondo, venduto per 450 milioni di dollari proprio perché attribuito a Leonardo, ora bloccato in qualche caveau della penisola arabica in attesa di certezze sull’autore (che potrebbe essere «solo» Bernardino Luini).
Ancora di donne, ma non solo, si parla in un altro dei capitoli più intriganti della mostra parigina (il percorso è diviso in sei sezioni): quello dei restauri. Tre le opere di Leonardo dalla collezione del Louvre che arrivano in mostra dopo un lungo periodo di analisi e studio: il San Giovanni Battista, la stessa Belle Ferronnière e Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino. Un restauro, quest’ultimo, iniziato nel 2010 e che aveva portato alle dimissioni dei primi restauratori, un restauro necessario (i volti di Gesù Bambino e della santa si stavano cancellando, alcuni dettagli dell’abito della Vergine e del paesaggio rischiavano di perdersi per sempre) che aveva però diviso i tecnici e che qualcuno aveva definito «troppo invasivo».

La mostra sarà una nuova occasione di confronto. Ma sarà anche un modo per riaffermare tutta la complessità delle donne di Leonardo, a cominciare proprio da Sant’Anna. In quel dipinto Sigmund Freud, in un saggio nel 1910 intitolato Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, aveva voluto scoprire (nel vestito della Vergine) addirittura la sagoma di un avvoltoio, simbolo di una «omosessualità passiva», mentre nella particolare tenerezza con cui Leonardo aveva dipinto la Vergine Maria con sant’Anna (quasi coetanee, praticamente uguali) si nascondeva un altro dei segreti di Leonardo, figlio illegittimo, allevato inizialmente dalla madre naturale prima di essere «adottato» dalla moglie di suo padre. Il sogno, insomma, di due madri.