La Stampa, 8 settembre 2019
Intervista a Nicholas Cullinan
Nicholas Cullinan è stato nominato direttore della National Portrait Gallery di Londra nel 2015. Precedentemente è stato curatore di arte moderna internazionale presso la Tate Modern di Londra e quindi curatore presso il Dipartimento di arte moderna e contemporanea del Metropolitan Museum di New York. Si è formato al Courtauld Institute of Art.
È vero che ha lavorato alla National Portrait Gallery mentre studiava al Courtauld Institute of Art?
«Ho lavorato part-time per la National Portrait Gallery come assistente al servizio visitatori, come fanno molti studenti per pagarsi gli studi, quando stavo finendo il mio baccalaureato, durante il master e all’inizio del mio dottorato, sempre al Courtauld. Ho trascorso molto tempo nelle gallerie, guardando i dipinti, leggendo le targhette e parlando con i visitatori. Non avrei mai pensato di finire qui. Non sapevo che dodici anni dopo, quando sostenni il colloquio per diventare direttore, i fiduciari della National Portrait Gallery mi avrebbero mostrato immagini della collezione chiedendomi: "Che cos’è questo?" E proprio perché avevo trascorso così tante ore qui ero in grado di rispondere».
Ci sono molti musei nel mondo dedicati ai ritratti?
«Solo a Londra, Edimburgo. Washington D.C. e Canberra in Australia. Penso che dedicare un museo al ritratto sia soprattutto un fenomeno anglosassone. Naturalmente, molti musei hanno ritratti straordinari, tra cui la National Gallery, che aprirà una mostra dei ritratti di Gauguin in ottobre».
Quali sono i suoi capolavori iconici?
«Ce ne sono molti, a cominciare dal cartone di Holbein di Enrico VIII e Enrico VII. Abbiamo numerose immagini di Elisabetta I, incluso il "ritratto di Ditchley". Il ritratto di Chandos di William Shakespeare è il numero 1 della collezione della National Portrait Gallery ed è un’opera speciale perché è l’unica immagine che lo ritrae dal vero».
Fate acquisizioni?
«Sì. Nel 2014 abbiamo acquistato l’ "Autoritratto" di Van Dyck, un dipinto fenomenale di un artista europeo tanto importante. Sin dalla nostra fondazione nel 1856, una delle nostre lacune da colmare era un buon ritratto di Wellington e due anni fa abbiamo acquisito un bellissimo ritratto incompiuto opera di Sir Thomas Lawrence. Nell’ultimo anno abbiamo acquisito il bellissimo ritratto di Dylan Thomas di Augustus John che ci era stato prestato per molti anni ed è attualmente a Swansea come parte del nostro programma nazionale di prestiti. E siamo l’unica istituzione o museo nazionale che non si limita ad acquisire, ma ordina su commissione. Recentemente abbiamo commissionato il ritratto di Malala Yousafzai di Shirin Neshat».
Quali sono i criteri per commissionare un dipinto?
«Ogni anno i fiduciari discutono dei personaggi pubblici che ritengono debbano essere rappresentati a causa del loro impatto o dei loro risultati». Una collezione in continua evoluzione che si concentra sulla storia britannica».
La fotografia è molto importante?
«La fotografia è una parte molto importante del nostro programma espositivo e della nostra collezione e abbiamo circa 250 mila fotografie, è una delle grandi collezioni fotografiche del mondo. Il nostro archivio include cose straordinarie non molto conosciute e immagini molto note come quelle di Oscar Wilde o Isambard Kingdom Brunel o Virginia Woolf».
Come verrà rinnovata la galleria?
«È una ristrutturazione globale, che riguarda tutte le parti dell’edificio. Piuttosto che aggiungere semplicemente una nuova ala, preferiamo intervenire dall’alto verso il basso. Si tratta di sfruttare al massimo tutto: l’edificio, i suoi contenuti e la collezione. Si concluderà nel marzo 2023. È un approccio olistico. Per la prima volta rinnoveremo tutte e quaranta le gallerie e abbiamo riacquistato l’ala Est dalla National Gallery,».
Chi è l’ architetto?
«Jamie Fobert, canadese di nascita,che vive a Londra dagli Anni ’Ottanta . Ha lavorato con David Chipperfield ed è un astro nascente. Ha vinto il RIBA National Award lo scorso anno per Tate St Ives».
La duchessa di Cambridge è molto vicina a questa istituzione?
«Sì, è fantastica, una mecenate molto impegnata ed è incredibilmente d’aiuto. Viene agli eventi e quando facciamo un gala di raccolta fondi, ma ha anche un vero interesse per ciò che facciamo, in particolare la fotografia. Ha studiato storia dell’arte alla St Andrews University ed è una fortuna che abbiamo un mecenate reale così empatico».
E il Principe di Galles?
«È il patrono della National Gallery, i nostri vicini».
Quali saranno le prossime mostre?
«Ci stiamo preparando per la mostra "Elizabeth Peyton: "Aire and Angels" che si aprirà il 3 ottobre. Poi ci sarà na mostra davvero affascinante, ’Pre-Raphaelite Sisters’, curata dal dottor Jan Marsh, uno dei grandi studiosi preraffaelliti. È essenzialmente una lettura femminista, che guarda al ruolo svolto dalle donne nel movimento preraffaellita, non solo come modelle ma come attive collaboratrici, artiste e ispiratrici»
L’anno prossimo?
«L’anno prossimo abbiamo "David Hockney: Drawing from Life". Si basa su cinque soggetti che Hockney ha ripetutamente ritratto per molti anni: autoritratti dagli Anni ’50 a oggi; sua madre Laura; Celia Birtwell; Gregory Evans e Maurice Payne. Dopo avremo "Cecil Beaton’s Bright Young Things", e molto altro ancora».