la Repubblica, 8 settembre 2019
Intervista a Luca Marinelli
Luca Marinelli s’emoziona ed emoziona,sul palco della Mostra che gli consegna la Coppa Volpi, migliore attore per Martin Eden : «La dedico a coloro che sono in mare a salvare altri esseri umani che fuggono da situazioni disperate e che ci evitano di fare una figura pessima con il prossimo. Viva l’umanità, viva l’amore». All’attore romano, 34 anni, perfetto nel restituire il viaggio verso la disillusione del marinaio scrittore, consegna il premio Paolo Virzì, tra i primi registi a credere in lui dai tempi di Tutti i santi giorni (2012). Si abbracciano forte («gli voglio bene come un figlio ma non ho manipolato la giuria, li ha convinti la sua energia, il talento, la sua sensualità»). Marinelli non molla la Coppa, la mette sotto il braccio in vista del discorso che – annuncia – non sarà breve. «È un’emozione gigantesca, mi sembra una situazione assurda. Prima che vi rendiate conto dell’errore che avete fatto vado avanti con i ringraziamenti». Riservato, antidivo, si lancia in uno show: «Arigato, gracias, thank you» dice rivolto alla giuria presieduta da Lucrecia Martel. Una lunga lista di ringraziamenti, al regista Pietro Marcello «per la sua dedizione, l’onestà, il coraggio», a Napoli «che si è donata corpo e immagini a questo film», alla moglie e ai due figli «che mi sopportano e supportano in questo pazzo mestiere, accarezzano la mia esistenza con le loro lacrime e i loro sorrisi».Ha dedicato il premio a quelli che salvano, la sua collega Ariane Ascaride a quelli che “dormono per l’eternità in fondo al Mediterrano”.«Questa è la grande emergenza di oggi. Serve solidarietà».Cosa l’ha fatta folgorata del personaggio di Martin Eden?«La curiosità e la grande voglia di vita, una spinta pazzesca destinata a tramutarsi in disillusione».Eden lotta per entrare in un mondo a cui sente di voler appartenere e in cui all’inizio si sente inadeguato. A lei è mai successo?«Succede spesso, la chiave è sempre quella di ricordarci chi siamo, avere fiducia in noi stessi, rispettarci. Se l’ambiente intorno cambia non dobbiamo per forza cambiare noi.Anche noi portiamo qualcosa di prezioso. Martin Eden all’inizio ha una voglia di riscatto che però poi lo porta a tradire la propria classe sociale e se stesso. Volta le spalle al suo mondo, alla ragazza che conosceva e tutto questo farà parte della sofferenza che incontrerà in futuro».Per lei sembra fondamentale essere fedele a se stesso.«È importante per il semplice fatto che così io sto bene. Restare se stessi è quello che ti avvicina più all’essere onesti. Se c’è qualcosa che non so o non voglio fare, non la faccio. Ho iniziato a fare questo mestiere con grande energia. Studiavo all’Accademia d’arte drammatica con i compagni di classe. Quell’energia era forte, invidiabile e puntava in una direzione e tento sempre, ancora, di seguirla. È vero, si cambia, ma bisogna accompagnare il proprio percorso dalla parte giusta. Scelgo solo film che mi coinvolgono, mi emozionano e mi ricordano quell’energia là».Il film racconta di un giovane e degli ideali del Novecento.«Penso che la forza degli ideali animi ancora i giovani. Devono avere più voce, noi dobbiamo ascoltarli. Penso a Greta Thumberg, ai tanti che lavorano con le Ong. C’è chi pensa che si perdano dietro a cose futili, non è vero. De André diceva che non possiamo giudicarli: i loro valori non sono stati storicizzati. Io li sento dire e li vedo fare cose meravigliose».Ai giovani che hanno occupato il tappeto rosso contro le grandi navi a Venezia cosa direbbe?«Che hanno ragione».Alessandro Borghi ha twittato “Loro c’hanno Joker. Noi Luca Marinelli”.«Caro Alessandro… È un amico, un pazzo, grazie Ale!».