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 2019  settembre 08 Domenica calendario

Johnson rischia la prigione

VANITYX
LONDRA – Da Downing Street a dietro le sbarre. Non è fantapolitica. È il viaggio che Boris Johnson rischia di fare, se disobbedisce alle decisioni del Parlamento. «Il primo ministro potrebbe finire in prigione», dicono vari esperti legali, dopo la sua affermazione che rifiuterà di chiedere un rinvio della Brexit, nonostante la legge in tal senso approvata questa settimana dalla camera dei Comuni e confermata da quella dei Lord. «Nessuno è al di sopra della legge», ammonisce il leader laburista Jeremy Corbyn, «il premier deve stare bene attento a come si comporterà nei prossimi giorni». Tutto questo nel giorno in cui il governo perde un ministro importante, la responsabile del Lavoro Amber Rudd, che sbatte la porta accusando il premier. «Non posso rimanere quando i buoni conservatori moderati e leali sono esclusi», ha dichiarato la ministra riferendosi alla cacciata dal partito Tory di 21 membri, puniti per aver votato diversamente dal leader. Il provvedimento sulla Brexit osteggiato da Johnson e approvato da deputati e lord obbliga il governo a chiedere all’Unione Europea entro il 19 ottobre un’estensione della scadenza del 31 ottobre, la data in cui il Regno Unito dovrebbe lasciare la Ue. La legge entrerà in vigore domani, lasciando a Johnson poco più di un mese per adempiervi. Ma il leader conservatore ha già annunciato che non intende farlo, «preferirei essere morto in un fosso» che fare una richiesta simile a Bruxelles, le sue esatte parole pronunciate durante in comizio nei giorni scorsi. Un atteggiamento che potrebbe fare scattare l’arresto per “dispregio della legge” e una condanna carceraria. Per evitare uno scenario simile gli restano solo due strade: dimettersi, aprendo la strada a un nuovo governo formato da tutti i partiti di opposizione più gli stessi dissidenti conservatori da lui espulsi, possibilmente con Corbyn come primo ministro; oppure negoziare in extremis un accordo con la Ue e presentarlo al parlamento quando tornerà a riunirsi dopo il 14 ottobre, al termine delle cinque settimane di sospensione decretate dallo stesso Johnson. Un puzzle, un labirinto senza uscita, un thriller – con un premier in prigione come possibile epilogo.