Corriere della Sera, 8 settembre 2019
Cerciello conosceva il mediatore del pusher
Adesso il vicebrigadiere Andrea Varriale, che era con il collega Mario Cerciello Rega la sera dell’omicidio, rischia di essere indagato per violata consegna. La Procura militare sta effettuando verifiche sulla scelta dei due carabinieri di non portare la pistola di ordinanza, ma anche su dove fossero manette e tesserini che il sottufficiale sostiene di aver utilizzato e di cui non si è trovata traccia. Entro qualche giorno saranno dunque decise le ulteriori mosse, tenendo conto che dagli atti processuali si scopre come Cerciello Rega conoscesse il mediatore dei pusher Sergio Brugiatelli. Circostanza che Varriale aveva invece negato.
La doppia indagineMentre i magistrati guidati dal procuratore reggente Michele Prestipino si concentrano sulle indagini per omicidio contro i due giovani americani Gabriel Natale Hjorth e Lee Finnegan Elder, quelli militari coordinati da Antonio Sabino stanno valutando le bugie e le omissioni di Varriale. Soprattutto per stabilire se la decisione di effettuare l’operazione della notte tra il 25 e il 26 luglio disarmati possa aver violato gli ordini ricevuti dai superiori per servizi di questo tipo. Anche perché nel primo verbale aveva assicurato di avere addosso l’arma, ma poi è stato costretto ad ammettere di aver mentito visto che i suoi colleghi intervenuti dopo l’aggressione lo hanno smentito. Un’omissione grave, perché con un equipaggiamento adeguato – e dunque avendo la possibilità di sparare colpi in aria – Varriale avrebbe forse potuto salvare il collega che era stato aggredito con un coltello. E dunque si è deciso di ampliare gli accertamenti anche all’utilizzo delle manette, delle placche di riconoscimento e della vettura di servizio.
Varriale ha raccontato che loro esibirono i tesserini al momento di fermare i due ragazzi statunitensi, ma nel verbale di sequestro degli oggetti trovati accanto al corpo del carabiniere ucciso non c’è alcuna traccia di questo o delle manette. Dunque è possibile che il vicebrigadiere abbia mentito anche su questo?
«Conosco Brugiatelli»La versione ufficiale esclude che Varriale e Cerciello Rega possano aver aiutato Brugiatelli a recuperare lo zaino perché si trattava di un confidente o comunque di una persona che aveva affinità con i militari che controllano la zona di Trastevere. Il 28 luglio, interrogato dal colonnello Lorenzo D’Aloia Varriale dichiara: «Non avevo mai visto prima Brugiatelli e sono abbastanza sicuro che anche il mio collega non lo conoscesse». Ma anche questa affermazione viene smentita negli atti processuali.
Annotano gli investigatori nell’informativa consegnata ai magistrati: «Il vicebrigadiere Cerciello, incontrata la vittima (Brugiatelli ndr), riferiva all’operatore della Centrale Operativa di conoscerla già, precisando testualmente: «Noi questo qua, l’amico già l’abbiamo fermato aveva fatto una sòla (fregatura ndr) ad una persona, mo questo qui sta un’altra volta vicino a lui, io non so se è veritiera oppure no questa cosa, perché questo qui abita a Marconi perché prima l’ho visto e stavo parlando di questa cosa capito? Perché ho identificato il soggetto lì». Quindi sapeva chi era e che cosa faceva. E ciò alimenta il sospetto che lo abbiano aiutato a recuperare lo zaino e il telefono, forse nel timore che contenesse qualcosa di compromettente.