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 2019  settembre 08 Domenica calendario

La cattura di Massimo Sebastiani (due articoli)

GROPPARELLO (Piacenza) Il corpo di Elisa è rimasto per quattordici giorni sepolto da pochi centimetri di terra in un bosco arrampicato sulle colline della val d’Arda. Negli stessi luoghi da dove la 28enne era stata vista per l’ultima volta domenica 25 agosto. E anche il suo assassino, Massimo Sebastiani, operaio di 45 anni, non s’è mai mosso da lì. Ha vissuto braccato, dormendo di notte in casolari abbandonati e in giacigli ricavati tra gli arbusti fitti delle colline piacentine. Ma ha anche cercato e trovato rifugio in una villa, a poche decine di metri da dove è stato trovato il cadavere di Elisa Pomarelli, nella zona di Costa di Sariano, a Gropparello. Un’area sulla quale gli investigatori del comando provinciale dell’Arma di Piacenza avevano concentrato le ricerche da giorni. Una ricerca paziente e silenziosa che nella tarda mattinata di ieri ha dato il risultato decisivo con l’individuazione dell’ultimo covo, in un casolare abbandonato di Veleia, ai piedi del monte Moria nel comune di Lugagnano val d’Arda. 

Qui i carabinieri guidati dal comandante provinciale Michele Piras, e i Cacciatori di Sardegna, esperti nella ricerca di latitanti, hanno catturato il 45enne e lo hanno arrestato eseguendo un fermo emesso nei giorni scorsi dal pm di Piacenza Ornella Chicca per omicidio e occultamento di cadavere. Lui, provato, affamato, in pantaloncini corti e t-shirt, si è lasciato ammanettare senza opporre resistenza. 
Una volta nel comando, nelle prime ore del pomeriggio, ha confessato il delitto dell’amica, che frequentava da tre anni ma con la quale non c’era mai stata una vera relazione, e ha accompagnato gli investigatori fino alla villetta di campagna di Sariano. 
La casa è di proprietà di Silvio Perazzi, anziano padre di una ex compagna di Sebastiani. I due avevano avuto una relazione alcuni anni fa, poi si erano lasciati. Ma tra l’operaio 45enne e Perazzi i rapporti non si erano interrotti. Qui, infatti, il 45enne si era presentato anche alle 15.30 della domenica della scomparsa per «un veloce bicchiere di vino», come aveva raccontato l’anziano ai carabinieri. 
Da giorni fa però, Perazzi era finito sul registro degli indagati per favoreggiamento e la sua posizione potrebbe adesso aggravarsi. L’anziano è rimasto fino a tarda notte in caserma, nei suoi confronti sarebbe pronto un provvedimento cautelare dei magistrati di Piacenza. Tra Sebastiani e Perazzi, infatti, ci sarebbero stati contatti successivi, anche negli ultimi giorni. E sembra che il 45enne abbia trascorso diverse notti nella casa di campagna. Per il momento gli inquirenti escludono un ruolo dell’anziano nell’omicidio e nell’occultamento di cadavere. La donna sarebbe stata uccisa altrove, probabilmente nell’auto di Sebastiani, sembra strangolata, e solo successivamente il corpo sarebbe stato sepolto nel bosco. Davanti agli investigatori Sebastiani è scoppiato in lacrime raccontando di aver ucciso la 28enne all’improvviso, probabilmente dopo una lite: «Ero innamorato. Ero ossessionato da lei». I due avevano pranzato insieme nella zona il giorno della scomparsa ma le immagini delle telecamere avevano ripreso Sebastiani sull’auto da solo poche ore dopo. Segno che forse Elisa Pomarelli era già morta. Su questo però, al di là del racconto dell’assassino («Ha reso piena confessione»), saranno decisivi gli accertamenti dei Ris che fino a tarda notte hanno proseguito i rilievi nel bosco illuminato a giorno dai vigili del fuoco. 

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GROPPARELLO Ha trascorso le prime notti nei boschi. Boschi amici, che conosceva fin da bambino, da esperto cercatore di funghi. Ma Massimo Sebastiani, così come ha sempre ripetuto il comandante provinciale dei carabinieri Michele Piras, «non era Rambo», e senza aiuto mai sarebbe potuto sopravvivere mangiando bacche e cacciando cinghiali. 
E questa è stata fin dal principio la convinzione che ha mosso le indagini dei carabinieri e della Procura di Piacenza in questi quattordici giorni di caccia all’uomo. Impossibile diventare un fantasma nei boschi della val d’Arda. Anzi, quando gli inquirenti hanno chiesto l’intervento dello squadrone dei Cacciatori di Sardegna e interrotto le ricerche della Protezione civile, lo hanno fatto non per catturare un pericoloso latitante (per quanto l’operaio 45enne fosse accusato di omicidio), quanto piuttosto per riuscire a diventare un tutt’uno con quei boschi, confondersi tra la vegetazione e scoprire chi, in queste due settimane, stava coprendo la sua fuga. 
Il «favoreggiatore», secondo la ricostruzione della Procura, è Silvio Perazzi, anziano amico e padre della ex compagna di Sebastiani. Nella sua villa di Sariano, casa di campagna dei Perazzi – una villetta gialla di un solo piano, con persiane verdi, arredi curati, doppia parabola sul tetto, arrampicata sulla collina da cui si domina la valle e circondata da un giardino recintato —, il fuggitivo ha trascorso diverse notti. Soprattutto negli ultimi giorni. Tant’è che da una settimana il nome di Perazzi era iscritto sul registro degli indagati per favoreggiamento. Il suo ruolo, secondo gli investigatori, è stato decisivo per garantire una fuga così lunga. Lo ha raccontato lo stesso 45enne una volta nella caserma del comando provinciale di Piacenza. Un interrogatorio scandito da momenti di «pianto e forte pentimento», una confessione piena che ha permesso poche ore dopo l’arresto di risalire al luogo, a una quarantina di metri dalla casa di Perazzi, in cui il corpo di Elisa Pomarelli è stato sepolto.
Da un primo esame del medico legale, non sarebbero emerse lesioni. La 28enne sarebbe stata strangolata e poi sepolta. Perazzi, che era stato interrogato subito dai carabinieri, non solo non aveva raccontato tutto quel che sapeva sul delitto ma ha continuato a mantenere «contatti» con Sebastiani. Contatti diretti, visto che l’operaio era sparito abbandonando il telefonino. Carattere spaccone, ma mai violento, Sebastiani in questi giorni non s’è mai allontanato dalla zona di Carpaneto. Una conferma, in qualche modo, al racconto reso davanti al magistrato Ornella Chicca, ossia di aver ucciso Elisa «all’improvviso», senza aver mai avuto un reale piano di fuga. Nell’interrogatorio, ha spiegato di aver dormito nei primi giorni in alcuni casolari abbandonati, di aver mangiato pochissimo, ma anche di aver trascorso le notti direttamente nel bosco, senza riparo. Poi la decisione di contattare Perazzi e di «usare» (non è ancora chiaro se avesse le chiavi oppure se è stato l’anziano a fornirgliele) la sua seconda casa come rifugio. 
«Aveva fame ed era pentito per quel che è successo» dicono gli inquirenti che lo hanno interrogato e che parlano di una personalità fortemente turbata e provata. Dietro all’omicidio non ci sarebbe (almeno così sembra) un diretto movente sessuale. I due potrebbero aver litigato perché la vittima (che in passato aveva avuto una compagna) voleva interrompere quella frequentazione, poco più di un’amicizia, diventata un’ossessione per l’assassino.