Tuttolibri, 7 settembre 2019
Perché leggere la Germania di Tacito
Perché leggere la Germania di Tacito? Per esempio per capire come vivevano i Germani. Leggendo questo libro sapremo che la tipica «giornata del Germano» si svolge così: si alzano a giorno fatto, quando la luce è già arrivata da un po’ di tempo; poi, a causa del freddo, appena alzati si lavano con acqua calda; subito dopo mangiano ognuno in perfetta solitudine, in tavoli separati. «Quindi prendono le armi ed escono per sbrigare i propri affari, e non meno spesso per ritrovarsi nei banchetti». Ma durante i banchetti a questi Germani capita spesso di alzare il gomito, «passare il giorno e la notte a bere non è una cosa di cui vergognarsi, e le risse, come capita fra gli ubriachi, sono frequenti, e finiscono più spesso con morti e feriti che a male parole». Bevono già la birra, «un liquore estratto dall’orzo o dal frumento, fermentato in modo simile al vino». Ma quelli tra loro che, risiedendo vicino ai confini o al mare, riescono a entrare in contatto con i mercanti, comprano volentieri anche il vino e lo amano fuor di misura. Diodoro Siculo sostiene che siano disposti a dare uno schiavo in cambio di un piccolo orcio di vino.
Secondo Tacito bisognerebbe lavorare di più sulla loro mancanza di moderazione nel consumare gli alcolici: «se si incoraggia la loro tendenza a ubriacarsi e gli si dà quello che chiedono, non sarà meno facile vincerli col vizio che con le armi». Invece per quanto riguarda il cibo sono molto parchi e mangiano cose semplici: «frutti selvatici, cacciagione fresca, latte rappreso. Saziano la fame senza apparecchiature e intingoli». D’altronde abitano una terra inospitale, dal suolo abbastanza sterile e che non offre molto: «chi mai lascerebbe l’Asia, l’Africa o l’Italia per la Germania, terra informe, dal clima pessimo, squallida a viverci e senza nulla di bello, se non per chi ci è nato?».
È per questo che i Germani sono considerati nativi e genuini, nessuno sarebbe così folle da volersi trasferire spontaneamente in quelle terre così inospitali: luoghi repellenti, umidi, freddi, isolati e pieni di paludi. Per questo avrebbero mantenuto una certa purezza di sangue e si assomigliano tutti: «occhi azzurri e penetranti, capelli fulvi, corpi imponenti e buoni solo per gli assalti». Hanno una grande propensione per la guerra e le razzie, e sono feroci e spavaldi negli assalti, anche se per loro non è disonorevole dopo un assalto di colpo ritirarsi e arretrare, cosa che per i Romani è il peggio che si possa fare quando si combatte. Nonostante la forza esplosiva che manifestano «non hanno pari resistenza alle occupazioni faticose, e non sopportano la sete e il caldo, mentre il clima e la natura del territorio li hanno abituati al freddo e alla fame».
Tacito si stupisce che «quando non combattono vanno un poco a caccia, ma il più del tempo lo passano a dormire e a mangiare, e anche i guerrieri più forti e feroci non muovono un dito, lasciando la cura della famiglia, della casa e dei campi alle donne, ai vecchi e ai più deboli del gruppo familiare. Si stordiscono nel dolce far niente, ed è strana questa loro doppia natura, per cui gli stessi uomini amano così tanto l’ozio e odiano la pace». Per di più non sono molto interessati all’oro, e trattano i vasi d’argento che hanno ricevuto in dono come quelli di coccio, senza dargli un particolare valore. Soltanto i Germani del confine, abituati a incontrare commercianti, hanno imparato a usare monete e a comprenderne uso e valore, quelli dell’interno praticano il baratto. Chi leggerà il libro poi potrà scoprire molte altre cose.
Tra i pregi di questa edizione della Germania a cura di Dino Baldi c’è, oltre alla bella, agile e chiara traduzione del testo, un’utile e precisa introduzione, un interessantissimo e approfonditissimo commento (di 250 pagine) e un ricco apparato di note, leggendo i quali possiamo imparare molte altre cose e meglio contestualizzare il testo, che il commento analizza paragrafo per paragrafo. Capiremo così che per i Romani, dominati dall’etica del dovere, l’abitudine dei Germani di alzarsi a giorno fatto è segno inequivocabile che si è bevuto e mangiato troppo la sera prima, o che si è degli sfaticati. I Romani si alzavano presto, spesso prima che facesse luce: Plinio il Giovane ad esempio racconta che lo zio si alzava prima dell’alba per lavorare e si incontrava con Vespasiano quando era ancora buio (Epist. III, 5), e Seneca ammonisce così il liberto Polibio: «neppure questo ti è permesso: protrarre il sonno fino a giorno fatto» (Ad Pol. Cons. 6, 4). Per quanto riguarda l’abitudine appena alzati di lavarsi con acqua calda, data da Tacito per così certa, verremo a sapere che Cesare invece raccontava che i Germani facevano il bagno nudi nei fiumi, e che l’usanza di fare bagni caldi, che infiacchiscono lo spirito, tra i Germani è tarda e appresa proprio dai Romani. Stesso discorso per il fatto di mettersi, dopo il bagno, a mangiare, «un Romano appena alzato si metteva subito all’opera, senza fare toletta e senza mangiare, o al massimo dopo una frugale colazione (ientaculum); di solito faceva il bagno nelle terme dopo l’esercizio fisico, e prima del pasto principale della giornata (la cena, che poteva iniziare anche nelle prime ore del pomeriggio)».
Un discorso più complesso vale per l’impetus mostrato dai Germani in guerra e nei vari momenti della vita. I Germani sono liberi in un modo primordiale e la loro spontaneità, spesso, da libertas si trasforma in licentia o ira. Non sanno obbedire, ma proprio per questo non sono neanche in grado di comandare. «Ma cosa accadrebbe se questi corpi e questi animi ignari di agi, lusso e ricchezze acquistassero ratio e disciplina?...».
Ecco la chiave del pensiero di Tacito: se i Germani dovessero sviluppare quelle qualità che accompagnavano la libertas romana delle origini, diventerebbero invincibili, sarebbero, alla lettera, i nuovi Romani. Il significato profondo della Germania sarebbe dunque questo: risvegliare i Romani dal loro depravato torpore, «dal deforme obsequium, dal servilismo, dalla falsità e dal vizio che snerva gli animi».