Libero, 7 settembre 2019
L’Isis usa le mucche kamikaze
Gli assassini fanatici dello Stato Islamico non hanno rispetto per nessuna forma di vita. Non quelle umane, ed è noto, ma neppure quelle animali. Di recente, per fare un esempio, hanno utilizzato due mucche per attacchi kamikaze a un checkpoint militare nella provincia di Diyala, in Iraq. Ai due animali erano state legate cinture esplosive comandate a distanza: quando i soldati iracheni si sono accorti della trappola, però, hanno aperto il fuoco e causato l’esplosione dei due bovini. Un militare è rimasto ferito. A riferirlo è il sito web in lingua curda Rudaw ripreso dal media inglesi. Una strategia non solo vigliacca ma anche controproducente, visto che le mucche sono un vero patrimonio per le persone del posto, da cui traggono carne e latte: un bovino può facilmente arrivare a costare anche oltre 1200 dollari.
DEBOLEZZA
Potrebbe quindi essere un segnale dei problemi dell’Isis che negli ultimi anni si è fortemente indebolito perdendo territorio e miliziani. Secondo i funzionari della sicurezza del comando di polizia di Diyala gli animali sarebbero stati donati allo Stato Islamico dai villaggi della zona ritenuti vicini alla loro causa. L’uso di animali come trappole esplosive non è nuovo: durante la guerra civile in Iraq dal 2003 al 2009, i miliziani di Al Qaeda piazzavano bombe sia dentro che sotto gli animali morti aspettando che le persone li spostassero per recuperarne i corpi. In Afghanistan, invece, sono stati usati alcuni asini negli attacchi alle forze della Nato. E non sono solo i fondamentalisti musulmani a sfruttare gli animali come vere e proprie armi. Pure i sovietici lo facevano. Contro l’avanzata dei panzer tedeschi, Armata Rossa e partigiani russi usarono cani kamikaze; ufficialmente era conosciutio come «protivotankovaja sobaka», «cane anticarro». Gli animali venivano addestrati a correre verso i carri armati nemici con un ordigno esplosivo sul corpo. Dopo aver strisciato sotto il mezzo corazzato, una lunga leva scatenava l’esplosione al contatto con il bersaglio, facendo saltare per aria il nemico ma pure il povero cane. Oltre 300 carri armati nemici furono distrutti dai kamikaze quadrupedi di Stalin. Solo negli ultimi anni della guerra, con la Wehrmacht e i suoi alleati allo sbando, tale pratica fu abbandonata. Ma i cani non tornarono a casa: furono trasformati in cercatori di mine. Morirono a migliaia. Bisogna almeno ammettere che il dittatore sovietico non dimenticò il contributo dato dai guerrieri a quattro zampe alla causa della “grande guerra patriottica”: durante la parata della Vittoria, nel 1945, rese onore a Julbars, un cane che aveva scovato 7.468 mine, e che sfilò ferito sulla Piazza Rossa trasportato a braccia dal suo istruttore.
DELFINI E MAIALI
Anche le forze armate attuali talvolta impiegano animali. A lungo Americani e Russi si sono serviti dell’intelligenza dei delfini. E nel 2016 le forze di difesa israeliane hanno acqusitato 90 maiali per usarli come cavie in studi medici. Una prassi che ha scatenato la protesta degli animalisti da Gerusalemme a Tel Aviv. Le Idf userebbero suini anche per il loro fiuto nell’individuare ordigni esplosivi.