Il Sole 24 Ore, 7 settembre 2019
Con carte e bancomat solo 13 operazioni su 100 in Italia
L’Italia resta saldamente ai primi posti tra i paesi dell’euro per utilizzo di contante nelle transazioni: oltre l’85% delle operazioni, per un valore poco sotto il 70%, mentre 13 per cento si regola con carte di credito e il resto con altri strumenti di pagamento. Da pochi giorni è entrata in vigore la nuova normativa che prevede la comunicazione all’Uif (Ufficio di informazione finanziaria) della Banca d’Italia delle movimentazioni mensili superiori a 10mila euro, limite abbassato rispetto ai precedenti 15mila. Un giro di vite che si innesta nel processo di sensibilizzazione all’utilizzo di strumenti alternativi alla moneta contante. La Bce e le banche centrali nazionali sono neutre, naturalmente non penalizzano la “loro” moneta, ma allo stesso tempo promuovono i circuiti alternativi (tipo instant payment) cercando di diffonderne i vantaggi: minori costi, minori rischi, tracciabilità. Forse ad alcuni quest’ultimo aspetto piace poco, specie chi effettua transazioni in nero (pagamenti o riscossioni) per non parlare del riciclaggio vero e proprio.
La propensione all’uso del contante in Italia, spesso irrazionale – basta guardare ai caselli autostradali, dove si creano lunghe file sotto le insegne degli spiccioli, e certamente quasi tutti quegli automobilisti rassegnati hanno in tasca un bancomat – è riscontrata anche in altri paesi europei, come la Germania (che ha di gran lunga il primato delle emissioni nette dell’area, cresciute dall’avvio dell’Uem del 9% annuo) o l’Austria, mentre la Francia è molto più elettronica. Quasi inesistente il fascio di banconote in tasca in Finlandia e Olanda, e ancora meno in Svezia, paese non-euro. Il dato di base è che la moneta circolante è cresciuta molto, in particolare in coincidenza del fallimento della Lehman del 2008 e delle crisi dei debiti sovrani del 2010-2013. La Bce nei mesi scorsi stimava che circa il 30% della circolazione complessiva, quindi ad oggi attorno a 350 miliardi (il totale di euro fisici in circolazione ammonta a poco più di 1.188 miliardi, a giugno scorso), è detenuta per finalità di pagamento. Di che cifre stiamo parlando? Un’indagine della Bce di tre anni fa (ma le cose non sono cambiate molto) ci dice che il valore medio delle transazioni in contanti è di 14 euro, ma si tratta di dati rilevati nei punti vendita. Insomma, il contante domina nei pagamenti quotidiani di importo ridotto e resta unità di riserva in chiave precauzionale o di portafoglio, come rileva Roberto Rinaldi, capo del dipartimento circolazione monetaria di Bankitalia, in un intervento di alcuni mesi fa. Intanto gli strumenti innovativi, pur lentamente si stanno affermando, soprattutto sugli assegni. Le emissioni nette euro della Banca d’Italia, pari al 18% dell’intera area fino al 2008, hanno mostrato forti flessioni dopo il 2011 per il limite di mille euro ai paganenti, poi rimosso nel 2016.