il Giornale, 7 settembre 2019
Gli insulti alla Bellanova
VANITYX
Al Quirinale ha sfidato il paragone più insidioso dell’immaginario politico: il vestito color blu della Boschi quando era la fatina Maria Elena al giuramento del governo Renzi. Ci voleva coraggio, perché lasciarsi sbertucciare per l’aspetto fisico è impresa che segnala l’asticella dell’autostima femminile a mille e forse un filino più su.
Ma Teresa Bellanova era diciottenne quando affrontò i caporali armati che entrarono nella sede della Cgil di Villa Castelli, nella Murgia, cercando lei, la sindacalista che si era iscritta all’Inps come bracciante a quattordici anni «perché prima non si poteva» e subito aveva dichiarato guerra a chi sfruttava uomini e donne. Figurarsi oggi, che Bellanova di anni ne ha sessantuno, nel Pd è sponsorizzata da Matteo Renzi e tra una Festa dell’Unità da creatura di D’Alema e una Leopolda ha fatto fuori più o meno bonariamente una lunga serie di nemici dei lavoratori e avversari di partito (l’ultimo il suo ex capo corrente, Maurizio Martina, in lizza per il medesimo incarico).
Il ministro dell’Agricoltura non può spaventarsi di un tweet dell’ex azzurro Daniele Capezzone che dal suo account in giacca e cravatta ha postato una di lei immagine svolazzante al giuramento sul Colle: «Carnevale? Halloween?». Da lì un attacco social che non le ha risparmiato nulla: peso, parlata, stile, neanche dovesse fare la modella o l’attrice. Bellanova, anche di fronte a commenti tipo «faresti meglio a coltivar patate», «sembri la balena blu» o il Gabibbo, ha risposto come chi ha appena vinto al superenalotto: «La vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo: io mi sentivo entusiasta, blu elettrica e a balze e così mi sono presentata».
Non mente, come provano sia la galleria di vestiti sgargianti e maculati, collane variopinte e orecchini alla Cleopatra del suo book da deputata e sottosegretario, sia l’imprevedibile ascesa che l’ha resa ministro dopo essere stata sconfitta al voto, non il miglior viatico per una carriera inarrestabile. Come non essere entusiasta se ieri le è arrivata persino una telefonata di solidarietà del premier Giuseppe Conte?
Ha trovato un insperato alleato nel castigatore di abbinamenti tv Enzo Miccio, che invece di gridare «Ma come ti vesti?» le ha fatto i complimenti cinguettando: «Un abito in organza e chiffon con piccole balze, in un bel blu, perfetto per la sua silhouette. Abbinato magistralmente a delle slingback nere. Accessori in tinta con il piccolo torchon che incornicia lo scollo dell’abito». Salvagente dall’account parodia dell’indimenticato Vujadin Boskov: «Guardare fotografia di donne e criticare vestito è cosa che di solito fa amiche invidiose non invitate a matrimonio».
A difendere l’ex bracciante cresciuta alla scuola della vita («titolo di studio terza media» è l’altro attacco di cui è diventata vittima) sono scesi in campo come un sol uomo Renzi e il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, seguiti dal coro delle donne, tra gli inevitabili scudi sollevati da Laura Boldrini e Daniela Santanchè («mi chiamavano Moira Orfei e Crudelia Demon») fino alla difesa delle capogruppo azzurre al Senato e alla Camera Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini (che ha annunciato di voler proporre una legge ad hoc contro gli haters).
La Bellanova, per nulla sotto choc, ha fatto il bis, postando una foto in ampia camicia gialla a maxi pois neri: «Visto che il blu di ieri ha elettrizzato molti, ho voluto provare con questa mise oggi. Che ne dite? Vesto come voglio oppure no?», azzeccata pubblicità per donne rotonde e soddisfatte. Sposata a Abdellah El Motassime, interprete magrebino conosciuto a un convegno Cgil a Casablanca e madre di un ventottenne, l’anno scorso aveva detto: «Sono una ragazza di 60 anni». L’ha dimostrato.