il Giornale, 7 settembre 2019
Al governo servono 50 miliardi
VANITYX
Il programma in 29 punti del governo BisConte comporta un fabbisogno di almeno 50 miliardi, per realizzarlo in misura contenuta. Questi si aggiungono al deficit di 1,9% del Pil, circa 36 miliardi, che non dobbiamo superare nel 2020, secondo le prescrizioni europee. Calcolando in 19 miliardi un punto di Pil del 2020, il nostro deficit aumenterebbe di 2,6 punti dallo 1,9% al 4,5% del Pil. Il fabbisogno per sterilizzare l’aumento dell’Iva è stato calcolato dal ministro dell’Economia uscente Tria in 15 miliardi, anziché 23 di cui alla clausola di salvaguardia, perché ne aveva reperito 5 di maggiori entrate con la fatturazione elettronica e 3 per minori spese per interessi sul nuovo debito pubblico. Tria intendeva recuperare i 15 miliardi d’Iva con il ritocco di esoneri dalle aliquote ordinarie, qualificati come rendite fiscali, come lo sconto per le patenti delle scuole guida e le aliquote ridotte per importazione di alimentari generici che nella fase finale non si traducono in consumi di prima necessità che fruiscono di aliquote ridotte.Al netto di questi 15 miliardi, il fabbisogno aggiuntivo minimo per i 29 punti del programma del governo che «volta pagina» è di 35 miliardi, cioè 1,85 punti di Pil e comporta un deficit del 3,75% del Pil Il deficit -per le regole europee e per il modello teorico dell’economia neoliberale da me accolto – prescrive il pareggio tendenziale graduale del bilancio corretto per il ciclo. Perciò potrebbe aumentare di 10 miliardi, al 2,4% del Pil per investimenti, per il rilancio dell’economia facendo leva sulla capacità produttiva inutilizzata (output gap). Vari punti fra i 29 fanno riferimento agli investimenti, ma è difficile sbloccarli, con le procedure, che questo governo dirigista e giustizialista, non intende semplificare. Un’altra misura nel programma di governo è la riduzione dei contributi sociali, per facilitare l’occupazione e l’aumento dei salari (salario minimo incluso?). Se si riuscisse a sbloccare gli investimenti, si arriverebbe a 20 miliardi di fabbisogno aggiuntivo a quello Iva, che scendono a 18 sterilizzando quota 100. Ma salgono a 22 con le politiche per l’innovazione, per cui vi è un apposito ministro. Altri 2 sono richiesti per nuove assunzioni dal ministero dell’Istruzione. Siamo a 24 almeno 10 per il reddito di cittadinanza. Esso verrebbe ampliato con «opzione donna» e, soprattutto, con l’investimento per la crescita personale dei giovani, in particolare delle famiglie numerose a basso reddito e per il lavoro nel Sud, affiancato da nuove forme del reddito di inclusione. E siamo a 34 miliardi cui se ne aggiungono 0,5 per i nuovi navigator e 0,5 per i caregiver, ossia Ong che gestiscono il reddito di cittadinanza. Il totale sale a 50 miliardi sommando questi 35 miliardi ai 15 degli aumenti Iva. A Gualtieri, nuovo ministro dell’economia, storico insigne e grande esperto di abracadabra dei bilanci, che canta Bella Ciao, come ex comunista gramsciano, non resta che ripeter il motivetto per questo libro dei sogni. Temo che dovrà rinunciare al suo chiedo fisso: il rilancio degli investimenti. I giallorossi puntano sulla spesa corrente, come accade dal 2012: nuovi debiti, senza crescita.