Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  settembre 07 Sabato calendario

Quanti voti ha in Senato il Conte 2

ROMA Il pallottoliere del Senato – un autentico sismografo per il neonato governo Conte bis – già avrebbe subito un parziale scossone in seguito alla decisione del Consiglio dei ministri di non impugnare, su proposta del ministro Francesco Boccia (Affari regionali), la legge della provincia di Bolzano in tema di «semplificazioni negli appalti». È il segnale, questo, che la maggioranza M5S-Pd-Leu ha aperto un’interlocuzione anche con la Sudtiroler volkspartei (Svp) che a Palazzo Madama schiera ben tre senatori: «Con la Svp il confronto è in atto – ha detto ieri a Bolzano l’ex ministra dem Maria Elena Boschi – e viene portato avanti dai capigruppo e dai segretari di partito; è un confronto importante che credo dipenderà da ciò che dirà il presidente Conte in Aula».
Martedì, dunque, il professor Giuseppe Conte potrebbe vedere lievitare i consensi per il suo governo. Ai 166 voti super sicuri (106 del M5S, 50 del Pd, 7 del misto e 3 delle Autonomie) si aggiungerebbero i 3 della Svp. E magari potrebbe tornare sui suoi passi anche il dissidente dem, Matteo Richetti («Ci sto pensando») portando così a 170 i voti per il governo. Ma c’è di più. Perché ora anche la ex grillina Paola Nugnes ha rotto gli indugi: «Voterò una fiducia condizionata non una fiducia “per sempre”, poi valuterò di volta in volta le proposte e i provvedimenti».
Con Paola Nugnes, il governo arriverebbe a quota 171. E non è finita perché i due senatori del Maie – Ricardo Merlo e Adriano Cario che domenica faranno un «congresso via Skype» con i loro coordinatori in Sud America – hanno sempre stazionato nell’area di governo. «Decideremo domenica – risponde Merlo, che negli ultimi 14 mesi è stato sottosegretario agli Esteri – ma posso dire che con Conte abbiamo lavorato benissimo». Il Maie ingoierà il taglio dei parlamentari che decapita il drappello di deputati (12) e di senatori (6) eletti all’estero? «Non posso esprimermi ora», dice Merlo.
Con i due del Maie, il Conte bis salirebbe a 173 voti di gradimento. E sono incerti, anche se tendenti al no, gli ex grillini Gregorio De Falco e Saverio De Bonis: «Deciderò all’ultimo minuto in base alla prova di serietà che saprà dare il presidente in Aula, spiegandoci dove troverà le risorse per mantenere i tanti impegni presi e come intenderà rivisitare il decreto sicurezza bis», spiega De Falco, che ieri, tanto per farsi capire, ha presentato un esposto contro le autorità che grazie al decreto Salvini hanno sequestrato la nave Mare Jonio. Con i due ex grillini le quotazioni del governo arriverebbero a quota 175.
Ci sono infine i voti dei senatori a vita che, per ovvie ragioni di bon ton istituzionale, non anticipano i loro orientamenti. E infatti la senatrice Liliana Segre ci tiene a precisare che «si riserva di manifestare il proprio orientamento con espressa dichiarazione di voto in Aula». Gli altri senatori a vita sono Giorgio Napolitano, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia Renzo Piano e Mario Monti. Quest’ultimo, il presidente del Consiglio che prese in mano il governo nell’autunno del 2011, si è fin qui posizionato in una casella neutrale con il Conte I: non ha mai votato a favore della fiducia ma neanche contro e, in occasione di alcune comunicazioni del presidente e del ministro Tria sulla Europa, si è anche espresso favorevolmente. Si potrebbe dedurre, dunque che tutti e sei i senatori a vita ascolteranno con attenzione il discorso di Conte in Aula e poi decideranno su voto di fiducia. Se il premier farà passi decisi sul terreno della difesa dell’Europa e dei valori costituzionali, tali da convincerli tutti e sei, il pallottoliere della fiducia al Senato potrebbe anche raggiungere 181 voti. A Palazzo Madama, dunque, il governo oscilla tra 166 e 181 voti, con la maggioranza assoluta fissata a quota 161.
Tra i senatori che non voteranno la fiducia ci sono il grillino Gianluigi Paragone («Poi deciderò se uscire o astenermi») e l’ex grillino Carlo Martelli («Un’alleanza politica può funzionare solo se c’è una base valoriale comune»).