la Repubblica, 7 settembre 2019
Il mostro non c’è, ma nel lago di Loch Ness vivono tremila forme diverse di vita
VANITYX NUMERIL’ennesimo studio scientifico (questa volta neozelandese) nega l’esistenza del mostro di Loch Ness, l’immaginario plesiosauro che ha avuto un ruolo decisivo nella storia dell’evoluzione delle balle. È una specie di proto-fake news, quella di Nessie, i cui meccanismi, molto ma molto precedenti la nascita di Internet, sono al tempo stesso arcinoti e invincibili. Proviamo a riassumerli così: Nessie esiste perché un certo numero di persone desidera fortemente che esista, e qualunque controdeduzione, compresa l’evidenza, deve arrendersi di fronte a questo desiderio. Potete, nella frase precedente, sostituire la parola Nessie con altre, anche molto più impegnative di un bestione lacustre, e vedrete che il concetto inquadra perfettamente molte manifestazioni della credulità umana. Ovviamente, in forza di questo potente desiderio di irrealtà, altre persone, in futuro, continueranno a fotografare cartacce galleggianti alla ricerca di Nessie. Non fanno male a nessuno, intendiamoci. Però rischiano di perdersi la vera, affascinante notizia che lo studio neozelandese contiene. Dall’esame del Dna, risulta che in quel lago vivono circa tremila organismi, tra animali e piante, a testimonianza della stupefacente forza della vita sulla Terra nelle sue infinite forme. Per esteso, è questo il vero problema che le credenze farlocche, le mitologie da tre soldi, le bufale da tre milioni di follower ci scaricano addosso. Con lo sguardo fisso alla ricerca del Mostro, o di altre illusioni, si perde la visione dell’insieme, che dal più trascurabile mollusco alla più insulsa delle alghe è il vero miracolo che ci sta di fronte. La realtà è un’apparizione sensazionale, ma bisognerebbe avere l’umiltà di vederla.