la Repubblica, 7 settembre 2019
Gentiloni verso gli Affari economici (forse)
VANITYX
BRUXELLES – Un giro attraverso le stanze del suo team, un selfie di fronte a una riproduzione dei Trattati di Roma e poi un’ora di discussione a quattr’occhi molto incoraggiante nell’ufficio della futura presidente: Paolo Gentiloni è lanciato verso gli Affari economici. Ma servono cautela e prudenza fino a martedì, quando Ursula von der Leyen scioglierà la riserva comunicando pubblicamente le deleghe che affiderà ai 26 commissari della sua squadra. Fino ad allora tutto può cambiare, anche se al momento si profila un successo personale di Gentiloni e uno collettivo del Partito democratico, forza ritenuta all’altezza di gestire i conti pubblici dei paesi della zona euro nonostante l’Italia sia il Paese politicamente più instabile, più indebitato e più a rischio della zona euro. E infatti le resistenze non mancano, come dimostra l’edizione di ieri del Financial Times che sparava la notizia – forse pilotata – che a Gentiloni andrà la Concorrenza proprio mentre l’ex premier stava entrando nell’ufficio brussellese di von der Leyen. Portafoglio prestigioso, la prima scelta di Giuseppe Conte in salsa gialloverde ma scartato da Gentiloni che ha virato appunto sugli Affari economici, considerati più strategici per il Paese. In alternativa il Commercio estero. Obiettivi per i quali ha rinunciato anche a quella vicepresidenza della Commissione a suo tempo chiesta dal presidente del Consiglio italiano, ma ora considerata una carica altisonante ma poco incisiva. Facendo tra l’altro una cortesia a von der Leyen, che potrà giocarsela per accontentare qualche altra capitale. Il fronte dei paesi del Mediterraneo – Francia, Spagna e Portogallo – sono con Gentiloni, la Germania non frena, anzi. Ma contro ci sono i rigoristi: Finlandia, Olanda e i Visegrad non vogliono lasciare le chiavi del Patto di Stabilità in mano a un italiano. Tanto che ieri a Bruxelles si è misteriosamente materializzata una lista anonima con una distribuzione di deleghe che dava il commissario italiano all’Industria quando invece il paracadute è appunto rappresentato da Commercio, portafoglio di peso immenso visto che il suo titolare negozia gli accordi di libero scambio con tutto il mondo in tempi di dazi, Trump e Cina. Postazione utile per difendere l’interesse dell’industria europea e dell’export italiano. Ecco che tra veleni e intossicazioni da entrambe le sponde, da Roma e Bruxelles, si predicavano cautela e prudenza, con il mantra del «niente è deciso fino a quando tutto è deciso» ripetuto alla nausea da diplomatici, funzionari e pontieri vari. D’altra parte quello che si apre oggi sarà il week end dei lunghi coltelli nella capitale europea. Sarà il fine settimana dei veleni, dei tentativi di siluramento e delle alleanze con 26 candidati, e i rispettivi governi, che per trovare un posto al sole cercheranno in ogni modo di influenzare Ursula von der Leyen, chiusa nella sua piccola stanza provvisoria allo Charlemagne, il palazzone di fronte al Berlaymont, dove fino al primo novembre continuerà a regnare Jean-Claude Juncker. Dunque i rigoristi frenano, la Francia appoggia Gentiloni e intanto tesse la sua tela. Parigi era partita in sordina – ha già Christine Lagarde alla Bce – chiedendo Industria e Mercato interno per Silvye Goulard. Ora sembra che l’ex europarlamentare liberale avrà la Concorrenza, dai francesi giudicata interesse nazionale in quanto postazione ideale da dove lanciare quella riforma dell’Antitrust Ue caldeggiata da Macron per favorire la nascita di campioni europei da opporre ai colossi americani e cinesi. La Germania esprime il presidente, l’Olanda con Frans Timmermans e la Danimarca con Margrethe Vestager incasseranno le due vicepresidenze esecutive, quelle vere, mentre le altre quattro non avranno competenze dirette sulle direzioni generali, ovvero i ministeri della Commissione. Ancora tre giorni, poi la tensione su Bruxelles si scioglierà con la comunicazione ufficiale delle deleghe da parte d i von der Leyen che certamente porterà con sé sorprese, delusioni e gioie. Poi i 26 commissari potranno finalmente partire per il classico seminario nella campagna belga, irrinunciabile occasione di team building prima delle audizioni di fine mese di fronte all’Europarlamento. Poi il 21 ottobre voto di fiducia finale in plenaria a Strasburgo e il primo novembre l’insediamento.