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 2019  agosto 31 Sabato calendario

Tremate le streghe son tornate

La strega è una fissazione secolare che ogni tanto si riaffaccia, trascinata dagli orrori del mondo; non che si voglia più attribuirli a lei, cioè alla donna, ma comunque è sempre meglio stare in guardia e affidarsi pubblicamente ai santi e persino alle sante, purché vergini e martiri. L’inquisizione contemporanea forse non conosce l’esistenza del Malleus Maleficarum, scritto in latino e stampato, quindi molto diffuso, nel 1487, ispirato a due buoni frati domenicani tedeschi da una bolla di papa Innocenzo XVII che non aveva alcuna simpatia per la stregoneria. Però pretesti per dare la caccia alle streghe li si trova sempre, soprattutto quando le donne chiedono troppo ed è ora di rimetterle al loro posto.
Escono adesso a poche settimane di distanza due libri con lo stesso titolo, Streghe: ” Le eroine dello scandalo” è il sottotitolo di quello dell’italiana Ilaria Simeone,” Storie di donne indomabili dai roghi medioevali a # MeToo” è il sottotitolo di quello della francese Mona Chollet. Witch, strega al singolare, è invece una raccolta di versi diabolicamente sovversivi di Rebecca Tamás, e sono tanti i nuovi romanzi anglosassoni sulla stregoneria, mentre nei prossimi mesi ci aspettano miniserie – italiana una, americana l’altra – dedicate sia alla magia che alla stregoneria. Ilaria Simeone fa un lavoro molto semplice eppure agghiacciante: raccoglie con appassionata freddezza le carte di tre processi per stregoneria con tutti i nomi delle vittime e dei loro persecutori. È il solito iter disumano e burocratico: sospetto, denuncia, testimoni, interrogatori, esorcismi, arresto, prigione, fame, tortura, ossa spezzate, confessione, condanna, rogo, pubblico plaudente. Per esempio Caterina de Medici, servetta preziosa perché sapeva leggere e scrivere, stuprata bambina, trent’anni dopo, in casa Melzi in Milano, viene accusata di essere «strega professa e di commercio carnale col diavolo», per il maleficio di aver fatto venire i dolori di stomaco al vecchio padrone. È il dicembre del 1616 e in carcere, tra una tortura e l’altra, il giudice criminale Carlo Besozzi le chiede «Com’era il culo del diavolo?» E lei fuori di sé, «peloso come quello di un cane». Una confessione finalmente, non solo quel neo sulla schiena «rosso morellone», che le ha trovato il giudice Gerolamo Menasio denudandola. Una folla di uomini di potere, cioè semplicemente uomini, dal venerato fisico collegiato Ludovico Settala al cardinale Federico Borromeo, tutti a occuparsi di Caterina «impurissima donna, pavese, strega e fattucchiera abominevole e avvelenatrice bestiale»; e finalmente dopo mesi, hanno la certezza della sua stregoneria e la mandano al rogo il 4 marzo 1617 in piazza Vetra, dove sempre finiscono le amanti del demonio scovate nel ducato di Milano, allora soggetto ai sovrani spagnoli e centro lombardo della controriforma.
Come si scopre una strega? Ci vuole molta pazienza e sapienza, perché può essere giovane e bella e far perdere la testa a poveri uomini affatturati; ma anche vecchia e brutta perché con le piume nascoste nel materasso provoca malattie e morti. Può avere troppi amici o non averne affatto, andare troppo spesso in chiesa o non andarci mai ( però allora a Milano la messa era obbligatoria). È malefica soprattutto coi bambini che fa morire piccoli, o nella pancia della madre, o procurando sterilità. Le è facile perché le donne ricorrono a lei e alle sue pozioni per restare incinte, durante la gravidanza, al parto o per abortire. I medici le odiano e le denunciano e ancora oggi non si placa il tentativo di criminalizzare l’aborto per criminalizzare le donne ( in San Salvator la condanna è l’ergastolo).
Dall’inizio del XV secolo alla stregoneria ci hanno creduto, o hanno fatto finta di crederci, sacerdoti, magistrati, scienziati, filosofi, legislatori, cardinali, governanti, intellettuali, medici, artisti, esorcisti, nobili, re, papi e ovviamente il popolo pur non ancora sovrano. Per secoli, in quasi tutta Europa e pure nell’America del Nord occupata dagli inglesi: gli ultimi roghi per liberarsi dalle streghe, cioè dalle donne, si registrano nel 1782 nella Svizzera protestante e nel 1793 nella cattolica Polonia: e l’Illuminismo aveva già cambiato il modo di pensare, e la Rivoluzione Francese quello di farsi governare.
Il ricchissimo saggio di Mona Chollet insiste sull’odio, la paura, il disprezzo maschile verso le donne che stavano tentando di sopravvivere alla totale sottomissione, come ragione della caccia alle streghe: anche uomini finirono sul rogo, molto pochi, per eresia come Giordano Bruno, o perché parenti di streghe. Ma lo sterminio di quel tempo fu soprattutto il frutto della misoginia che poi ha attraversato i secoli, raccontata implacabilmente dal saggio francese. Che accumuna anche i perenni tentativi di ribellione delle donne, come quello femminista degli anni ’ 70, le piazze affollate di gioiose ragazze che gridavano «Tremate, tremate, le streghe son tornate». Sino al MeToo, dal successo troppo sostenuto dagli uomini di teorico sentire democratico contro uomini sporcaccioni: magari altri, magari in un tempo dimenticato, loro stessi. Così di una battaglia femminile si sono appropriati di nuovo gli uomini, nel ruolo decisivo di inquisitori e giudici, lasciando alle donne quello secondario di vittime e testimoni.
La caccia alle streghe è l’immagine della caparbietà con cui la società individua un capro espiatorio «che la rende impermeabile a ogni argomentazione sensata finché l’accumularsi di odio e ostilità diventato ossessivo, arriva a giustificare il passaggio alla violenza fisica, percepita come legittima difesa del corpo sociale». Mona Chollet va certo oltre la caccia alle streghe per allacciarsi all’intero oscuro presente, citando anche l’ecofemminsta francese Francoise d’Eaubonne, che denuncia l’eterna capacità umana di «scatenare un massacro per un ragionamento degno di un pazzo».