Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  settembre 06 Venerdì calendario

All’asta la collezione d’arte di Unicredit

Lo smantellamento di una delle più grandi collezioni di opere d’arte al mondo sta per cominciare. Facendo seguito alle indicazioni comunicate sei mesi fa Unicredit, prima «banca paneuropea», ponte lanciato dall’Italia sul Centro Europa, ha scelto Christie’s per battere all’asta un primo lotto di 312 opere scelte che il 4 ottobre a Londra, poi ad Amsterdam e a Milano entro primavera porteranno circa 50 milioni alla banca. La collezione, di ben 60.000 opere, è frutto di lasciti e del patrimonio secolare accumulato da una cinquantina di banche, in origine pubbliche e poi privatizzate e fuse tra Italia, Germania e Austria. Annovera eccellenze riconosciute dall’arte antica al Manierismo, dal 900 italiano all’art nouveau ed espressionista viennese, fino ai tedeschi di oggi. La strategia di Unicredit è di usare proventi e plusvalenze non per l’utile caro ai soci (3,9 miliardi nel 2018) ma per esportare in 10 Paesi europei le attività di «banca ad impatto sociale», tra microcredito e progetti a vantaggio delle persone più deboli. Partite l’anno scorso in Italia, «finora hanno ottenuto ottimi risultati», disse a febbraio l’ad Jean Pierre Mustier. «In Unicredit siamo orgogliosi che tutte le nostre azioni siano guidate da un forte senso etico basato su valori chiari – aveva aggiunto –. Uno di questi è l’importanza di sostenere le comunità tramite il Social impact banking. Avvieremo un graduale processo di vendita delle nostre collezioni d’arte per sostenere questa iniziativa, donando alcune opere ai musei locali e investendo su giovani artisti».
Dal dire al fare è passato poco, com’è spesso per il risoluto banchiere francese dal 2016 capo di Unicredit. Una tra le sue prime mosse, mentre racimolava miliardi segando rami anche pregiati come Pioneer, Pekao e Fineco, fu disdire lo sponsor alla Champions League (i primi tre casi per mitigare la comunque colossale ricapitalizzazione da 13 miliardi, l’ultimo per avviare il Social impact banking in Italia). Focus è uno dei suoi mantra: concentrarsi su quel che chi lavora in banca sa fare meglio; e non è l’arte, malgrado Mustier ami quella contemporanea. Un altro che ripete è “To do well you have to do good”, per fare le cose bene bisogna far del bene. Tuttavia non si capisce bene perché per far del bene una banca con 59 miliardi di patrimonio netto, 4 di utili e prospettive crescenti debba liberarsi di una dote accumulata da innumerevoli predecessori, e strettamente legata alle comunità in cui opera. Anche perché in generale, e malgrado il peggior decennio nella storia del credito, la grande finanza non ha certo rinunciato al suo ruolo di collezionista, né di mecenate. Banche come Jp Morgan e Ubs, o l’affannata Deutsche Bank, rivaleggiano con Unicredit nell’arte, per motivi sia d’immagine che di “restituzione” sociale ai loro clienti, dipendenti, concittadini. Vale anche in Italia, dove a Siena si sguainano le sciabole ogni volta che Mps ventila di vendere la collezione di quadri. O dove su tutt’altri lidi Intesa Sanpaolo, che ha numeri da leader europeo nelle attività ad impatto sociale, ha pure scelto di esporre al pubblico nelle tre Gallerie d’Italia a Milano, Vicenza, Napoli i principali capolavori dei suoi 30.000 pezzi. Che dal 2017, con mossa inedita, sono stati rivalutati in bilancio a valori di mercato, come «tappa fondamentale che conferma il ruolo strategico del nostro patrimonio storico artistico gioca nella crescita economica e culturale del Paese», ha detto l’ad Carlo Messina. Per 3.500 opere d’arte il valore di perizia è 271 milioni, parte di 850 milioni di beni artistici e storici «gestiti dalla banca».