Waters, che cosa l’ha spinta a esporsi a favore di Assange?
«Mi pare evidente che ci sia stata una potentissima campagna internazionale per screditarlo fin dalla pubblicazione del video Collateral Murder (quello che Chelsea Manning fornì a WikiLeaks sull’uccisione di civili da parte degli americani in Iraq, ndr ). I governi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, lo odiano perché ha pubblicato le prove che gli Usa commettono terribili crimini di guerra e contro l’umanità. Questa campagna di delegittimazione è finalizzata a consentirne l’estradizione negli Usa. Lo vogliono morto per mandare un messaggio a ogni giovane che sia tentato di fare la stessa cosa, a ogni giornalista investigativo: se racconti la verità, ti ammazziamo.
Lo stesso con Chelsea Manning».
Quando un giornalista russo, Ivan Golunov, è stato arrestato, i suoi colleghi russi hanno subito solidarizzato, salvandolo. Invece non vediamo solidarietà da parte dei giornalisti inglesi con Assange.
«È disgustoso. Non vogliono rischiare il posto. Una stampa libera è fondamentale».
E perché gli altri artisti non si espongono?
«Credo siano spaventati e ragionano: se tutti la pensano in un certo modo, allora deve essere così.
È un po’ come è successo con il Venezuela, in pochi abbiamo detto: è una follia rimuovere Nicolás Maduro».
Se Assange finisce in prigione, sarà la prima volta che nella storia degli Usa un giornalista viene imprigionato per il suo lavoro.
Crede che le autorità vogliano creare un precedente per indebolire la stampa?
«Sì, quello a cui stiamo assistendo — e che è importante nel vostro Paese, dove cresce il populismo di destra, come quello di Salvini — è che, se guardiamo alla Germania, dal 1930 al 1934 si passò da una società relativamente libera a una dittatura. Con Assange, stanno cercando di creare un precedente. In America c’è un presidente, Trump, che si è vantato pubblicamente di poter andar fuori sulla Quinta Strada, ammazzare qualcuno e farla franca.
E ora in Gran Bretagna, la più antica democrazia parlamentare del mondo, il leader dei conservatori e premier ne è un’esatta copia: un buffone dell’élite ricca».
Lei è contro Brexit, cosa teme accadrà al suo Paese?
«Diventerà una dittatura. La propaganda dell’estrema destra — e includerei tutti i Tories — è tale per cui questi hanno scoperto che tutto quello che devono fare è trattare la gente malissimo e dire che non sono stati loro, ma i neri o i musulmani.
Per la Germania erano gli ebrei, per questi populisti i migranti».
Suo padre era un obiettore di coscienza, che però si arruolò per combattere i nazifascisti e fu ucciso ad Anzio: è questa storia che l’ha portata a simpatizzare per obiettori come Chelsea Manning o Edward Snowden?
«Certo. Mio padre credeva nell’insegnamento di Gesù per cui non si deve uccidere, ma si rese conto che Hitler andava combattuto. Mia madre era molto a sinistra e mi diceva: qualunque cosa accada nella tua vita, c’è sempre una cosa giusta da fare. Tutto quello che devi fare è capire qual è, e poi farla, non importano le conseguenze. Mi sono chiesto: come si capisce? Mi ci è voluto tempo, bisogna farsi domande semplici: credo nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo? Se sì, non è che devi aderire al boicottaggio di Israele, ma devi condannare il governo israeliano fino a quando non cambia le sue leggi in modo che chiunque viva sul suo territorio abbia gli stessi diritti».
Lei ha avuto problemi per le sue critiche a Israele sulla condizione dei palestinesi: American Express ha ritirato la sponsorship per il suo tour nel 2017. Come ha combattuto questa pressione?
«Non sono antisemita. Sto raccontando nel mio libro quello che succede dietro le quinte contro di me da parte della lobby ebraica americana: oltre l’immaginazione».