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 2019  settembre 05 Giovedì calendario

Periscopio

Solare come un’intesa che sbrocca in sòla. Dino Basili. Uffa news.L’antisemitismo non finirà mai. È un fiume carsico. Non lo vedi, ma sotto c’è. Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma (Stefano Lorenzetto). Corsera.
I grillini dicono che sono cambiati, provano a mostrarsi più responsabili, ora: ma il M5s è sempre lo stesso. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, espulso dal M5s (Valerio Valentini). Il Foglio.
Io continuo a dire che l’opzione del voto fra non molto tempo è ancora quella più probabile. Le due forze (Pd e M5s) sono troppo distanti. E anche se il governo dovesse partire, secondo me non durerà a lungo. Certo, il Pd punta ad eleggere il nuovo presidente della repubblica, ma credo che sia inverosimile che questa maggioranza possa reggere fin là. Roberto Calderoli, senatore Lega (Fabio Rubini). Libero.
Chissà se la potente zarina di Palazzo Chigi, la vice segretaria Francesca Gagliarducci, cresciuta all’ombra di Franco Bassanini, continuerà a dettare legge su orari e trasferimenti, visto che a darle carta bianca è proprio l’etereo Chieppa, che Conte sta cercando di promuovere a sottosegretario. E come potrà, ancora, conservare il posto il capo del Cipe, immensa cassaforte di euro, Mario Antonio Scino, più leghista perfino di Giorgetti, suo grande sponsor? Il promesso premier, che per mesi li ha lasciati fare, potrà costringere ora coloro che hanno ricoperto così diligentemente il ruolo di commis d’état a rimangiarsi quei provvedimenti che lui stesso ha avallato con tanta determinazione? Luigi Bisignani. Il Tempo.
Il M5s rappresenta il concetto di parassita. Vive solo sulle spalle altrui. Non creano nulla. Non costruiscono nulla. Prendono mega-stipendi da chi paga le tasse e dicono no a tutto perché sono incapaci di fare qualsiasi cosa. Parassiti. Spero solo che l’alleanza Pd-M5s non si faccia perché io non lo farei mai un governo con il M5s. Davide Serra, finanziere, sodale di Matteo Renzi (David Allegranti). Il Foglio.
Oggi si sceglie un politico o in genere un leader, un rappresentante, un membro della classe dirigente non perché migliore, ma perché «uno di noi». Un ministro piace, non nonostante il fatto che non sappia l’italiano, ma proprio perché non sa l’italiano. Siamo sempre stati un po’ ignoranti, ma ce ne vergognavamo; oggi l’ignoranza è considerata una virtù. Aldo Cazzullo. Corsera.
La tentazione di Emmanuel Macron è quella di concentrarsi unicamente sulla «fine del mondo» per dimenticare (e far dimenticare) le urgenze politiche più prossime, più modeste, più ingrate (ospedali, pensioni, conti pubblici, sicurezza, immigrazione, laicità) ma dalle quali dipende il vero benessere della gente. Vincent Trémolet de Villers. Le Figaro.
I miei romanzi descrivono un mondo contadino in cui la famiglia è esaltata e descritta come una santa istituzione, mentre mio padre mi ha diseredato. Mio padre e mio fratello si presentarono a casa mia con un notaio di Bologna e mi hanno diseredato. Avevo appena pubblicato Un altare per la madre, loro avevano letto il libro e ne erano rimasti mortalmente offesi. In esso raccontavo la vita faticosa e stremata della campagna dove si lavorava anche di domenica e di notte. Non volevano che si sapesse. Si sentivano traditi e umiliati. E a tradirli era uno della famiglia. Ferdinando Camon, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Si racconta che Laffer schizzasse la sua celebre curva sul tovagliolo mentre desinava col candidato alla presidenza Ronald Reagan che, eletto, l’avrebbe poi adottata. «Teoria scarabocchiata su un foglio di carta», fu infatti liquidata dagli avversari di Laffer, keynesiani e democratici. «La maggiore qualità della curva», suonò un’altra battuta, «sta nel poter essere spiegata in due minuti a un membro del Congresso, il quale poi potrà parlarne per sei mesi». L’ironia contiene un dettaglio vero: i politici detestano la complessità. O l’interlocutore riassume in quattro parole e la tesi balza evidente, o è spedito a quel paese. Sopportano a malapena la prolissità di un giornalista (per non inimicarselo); non la verbosità di un collaboratore. Giancarlo Perna. La Verità.
Se andiamo indietro solo di 50 anni, la partecipazione collettiva, ora circoscritta agli stadi di calcio e ai meeting musicali e/o religiosi, era estesa a moltissimi campi (quasi tutta la vita si svolgeva fuori casa, il cui uso era limitato ai pasti e al sonno). I mercati, dove la clientela, soprattutto femminile, veniva anche intrattenuta dalle celie, spesso sboccate, dei venditori-imbonitori; le processioni; le riviste militari; le bande musicali; le aule giudiziarie, dove si andava come a vere e proprie rappresentazioni teatrali, per godersi le sfide tra avvocati. La teatralizzazione comprendeva la liturgia: costumi, scenografie, canti e le omelie. Piergiorgio Bellocchio, Piacenza passato prossimo. La luna nel pozzo, 2005.
Finita l’Italia, chiuse le speranze, Leo Longanesi sperò di fuggire. In America, come nei romanzi di fine secolo diciannovesimo. Non era povero. Subito dopo la sua morte improvvisa trovai un libretto con 70 milioni nel cassetto dell’immenso tavolo di via Bigli. Piero Buscaroli, Una nazione in coma. Minerva Edizioni, 2013.
La mia svolta è avvenuta dopo l’incontro con Asia, una insegnante siciliana della mia scuola. In Sicilia ho ricominciato a respirare, ho capito che vivere è fare il bagno al mare, toccare gli alberi, mangiare gli spaghetti con le vongole. John Peter Sloan, docente di lingua inglese (Elvira Serra). Corsera.
Ma in sostanza cosa i tedeschi rimproverano agli italiani? Per capire la diffidenza verso l’Europa mediterranea bisogna tener presente che da Lutero fino a tutto l’Ottocento la cultura tedesca è quasi esclusivamente protestante: Heidelberg, Jena, Tubinga, tutti i principali centri universitari sono legati alla Riforma per cui il papato e il cattolicesimo sono il male per definizione. Klaus Bergdolt, storico, già direttore del Centro di studi tedeschi di Venezia. il Venerdì di Repubblica.
Sala 39 del Museo Egizio del Cairo. Il trono faraonico è in legno scolpito. Su di esso siede la coppia reale. Gesto pieno di dolcezza quello della regina che posa la sua mano sulla spalla sinistra del re. Gli sguardi che si scambiano esprimono la tenerezza e la vigilanza. Al di sopra di loro, il disco solare. Quest’uomo e questa donna uniti per l’amore, illuminati dalla luce divina. Sconvolgente. Gabriel Matzneff, Elie et Phaeton. La Table Ronde, 1991.
Il vittimismo è un modo di sbarcare il lunario con il piagnisteo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.