ItaliaOggi, 5 settembre 2019
Nuova Zelanda, cani anti-cimici per tutelare i kiwi
L’incredibile fiuto dei segugi è sfruttato dalle forze di polizia di mezzo mondo. Alle frontiere sono spesso utilizzati per contrastare lo spaccio di stupefacenti, ma il passo da cani anti droga a cani anti cimici è breve. Almeno in Nuova Zelanda, dove l’allerta per la cimice asiatica è davvero alta: in Italia l’insetto è stato fatto entrare e questa estate la frutta, soprattutto pesche, pere e mele, è stata martoriata dal parassita, causando enormi danni agli agricoltori: nell’altro emisfero cercano di evitare ciò è successo nel nostro Paese, anche perché la Nuova Zelanda è leader nella produzione di kiwi, un’attività perno dell’economia che il governo neozelandese vuole tutelare.Così, dopo i vari controlli istituiti nei mesi scorsi negli scali portuali e aeroportuali della Nuova Zelanda, è arrivata la nuova misura: i cani anti cimici, appunto. Sono stati reclutati alcuni Golden retriever, appositamente addestrati perché scovino l’insetto nelle merci in arrivo nel Paese: ad essere passate al setaccio sono soprattutto le spedizioni di automobili provenienti dall’Europa e dall’Asia, ma anche pneumatici e non si esclude di controllare pure le persone.
Come spiega il portale neozelandese News Room, basterebbe l’arrivo di appena dieci cimici per avere, nel giro di due anni, un’invasione: sono insetti molto prolifici, capaci nel giro di meno di due mesi di riprodursi con una deposizione di uova variabile tra le 50 e le 100 unità.
Lo scorso anno le autorità di controllo neozelandesi hanno intercettato 151 cimici. Le navi in cui sono state rinvenute non sono state fatte attraccare, ma respinte al largo e qui è stato eseguito un intervento di fumigazione. Con l’inizio di settembre, in Nuova Zelanda inizia la stagione più propizia per lo sviluppo delle cimici e per tenere lontana quella asiatica nel luglio scorso sono entrate in vigore misure ancor più restrittive: gli importatori di veicoli, macchinari e vari componenti di 33 Paesi ritenuti a rischio sono obbligati a svolgere trattamenti preventivi in mare aperto; una misura che si applica a tutti i container marittimi in arrivo dall’Italia.
È chiaro che la Nuova Zelanda, al contrario del Belpaese, non vuole farsi trovare impreparata e da otto anni a questa parte sta puntando sulla prevenzione per evitare un’invasione di cimici asiatiche. Il ministro dell’agricoltura, Catherine Duthie, è però molto preoccupata: «Non sono sicura che potremo continuare a tenere lontano questo insetto vista l’importante diffusione in Europa», ha detto.
La nuova speranza è affidata a Georgie, in servizio all’aeroporto di Auckland, e ai suoi colleghi a quattro zampe: i cani rilevatori di cimici addestrati in collaborazione con il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, perché in Nuova Zelanda non si è voluto correre il rischio di importare insetti vivi per insegnare ai Golden retriever come riconoscerli dall’odore.
Nei porti sono state installate trappole ai feromoni per monitorare l’eventuale presenza di cimici asiatiche e la popolazione è stata informata di avvisare immediatamente le autorità nel caso incontri questi insetti marroni e puzzolenti.