ItaliaOggi, 5 settembre 2019
L’auto elettrica ha certo un bel futuro ma che è molto lontano
Sullo strano pianeta di tecno-talebani in cui viviamo, appena qualcuno alza un dito e grida di aver trovato la pietra filosofale, tutti gli credono, a patto che sia una pietra digitale, o elettrica.Il panico, probabilmente ahinoi fondato, che il cambiamento climatico sta facendo sorgere in tanti, ci rende particolarmente sensibili alle esigenze dell’ambientalismo. Non Greta (fenomeno sostanzialmente commerciale) ma la Laudato si’ di Papa Bergoglio ha dato qualche anno fa il segnale della svolta.
E qual è la dimensione commerciale più diffusa e capillare di questa nuova sensibilità ambientalista? Quella della mobilità elettrica, dell’auto elettrica. Intendiamoci: l’auto a motore elettrico sarà senz’altro, in futuro, il genere prevalente di mezzo di trasporto. Ma non nel futuro prossimo. La tecnologia delle batterie stabile ed ecologicamente gestibile è quella del piombo, che ha l’handicap del peso e della capacità. Le batterie al litio, che sembravano la soluzione, a 15 gradi sottozero non rendono più (il che ne esclude l’utilizzo in un terzo del globo) e soprattutto dai 40 gradi in su rischiano di esplodere all’urto. L’elettricità per far andare i motori si produce anche dall’idrogeno: e questa sembra una prospettiva più seria. Ma chissà quando (e se) si concretizzerà.
Nel frattempo i gruppi minerari che s’erano impegnati nel cobalto, minerale primario per il litio, vanno a rovescio in Borsa. Per andare da Milano a Roma l’auto elettrica oggi più efficiente impiega ancora otto ore abbondanti, contando il tempo indispensabile per la ricarica di batterie che al massimo coprono 300 chilometri e che vanno per di più ricaricate da colonnine assenti sulla rete autostradale.
Il costo dei nuovi modelli elettrici, che le case sfornano a manetta perché l’Unione europea ha dettato ritmi di elettrificazione molto sfidanti, costano ancora un botto e gli Stati non sono in condizioni di incentivarne l’acquisto in modo serio. Nel frattempo la gente rinvia l’acquisto dell’auto, temendo di buttar via i soldi in un bel modello a benzina o diesel e preferendo l’attesa messianica della cometa elettrica.
Più cretini di così, si muore. Sarebbe stato logico che le nuove motorizzazioni avessero affiancato con più gradualità quelle precedenti, anche per sfruttarne al massimo gli impianti di produzione. Com’è accaduto ad esempio all’epoca dell’introduzione obbligatoria delle marmitte catalitiche. Stiamo invece ottenendo il bel risultato di ammazzare le case automobilistiche senza far realmente diffondere automobili ecologicamente sostenibili. Perché gli estremismi, tutti e sempre, generano solo guai. In politica come in economia. E in tecnologia.