5 settembre 2019
Biografia di Paola De Micheli
Maria Teresa Meli, Corriere della Sera
Paola De Micheli si accinge a guidare un dicastero, quello delle Infrastrutture, che per il Pd è molto importante. Nata a Piacenza, nel 1973, era una manager nel settore agroalimentare prima di incontrare lungo la sua strada il Pd. Grintosa e molto preparata, la si vede spesso in televisione perché in video funziona. E uno che di tv se ne intende, come Fedele Confalonieri, conoscendola in una trasmissione, ebbe a dire di lei: «È molto esperta di economia, purtroppo non è del mio schieramento. È una persona competente e corretta, ce ne fossero come lei nella nostra classe politica».Nicola Zingaretti l’ha conosciuta quando era commissaria per il terremoto dopo il disastro di Amatrice. Tra i due si è instaurato subito un ottimo rapporto, tanto che quando Zingaretti ha deciso di correre per le primarie le ha chiesto di coordinare la sua campagna elettorale. Sposata, un figlio, Pietro, di tre anni, De Micheli è una vera runner. Ha partecipato anche a una maratona di New York. Ed è facile incontrarla alle sei del mattino, mentre corre a Villa Borghese. Ieri, quando Conte ha letto la lista dei ministri, era a casa, in famiglia, con l’adorato Pietro.
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Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano
La nomina è propiziata dal fallimento dei 5Stelle sulle infrastrutture. E non è un caso che l’indicazione di Paola De Micheli al dicastero che fu di Danilo Toninelli venga salutata da una combo simbolica: il titolo di Atlantia, holding dei Benetton che controlla Autostrade, chiude a +6%, a livelli antecedenti al crollo del ponte Morandi, mentre i più lesti a congratularsi sono i vertici del Comité Transalpine Lyon-Turin, che racchiude i lobbisti francesi del Tav: “Siamo lieti, il suo impegno per l’opera è noto in Francia”.
Al dicastero di Porta Pia arriva per la prima volta una donna, un politico di lungo corso e, per così dire, ben visto dal mondo delle imprese. Piacentina, classe 1973, laurea in Scienze politiche, De Micheli entra in politica negli anni 90 tra gli ex Dc del Partito popolare, poi confluito nella Margherita. Dal 2007 al 2010 è assessore al bilancio a Piacenza, due anni dopo entra nella segreteria del piacentino Pier Luigi Bersani in quota Enrico Letta, di cui era una fedelissima. In quegli anni è una delle più vivaci animatrici di Vedrò, il think tank dell’ex premier che univa politica e un pezzo del capitalismo italiano. Tra i finanziatori, ad esempio, si contavano Enel ed Eni, Telecom e Sisal, Autostrade e Lottomatica. Nel 2013, in diretta tv attribuì all’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi la responsabilità di aver “impallinato” Prodi nella corsa per il Quirinale. Due mesi dopo, piange alla direzione del Pd che caccia #enricostaisereno Letta da Palazzo Chigi.
Poi la conversione: nel 2014 entra nel governo del “rottamatore” come sottosegretaria al Tesoro con delega ai giochi. Nel 2016 diviene commissario alla ricostruzione nei territori del centro Italia colpiti dal terremoto: non riuscirà ad aggirare i pesanti ritardi burocratici velocizzando i lavori.
L’esperienza lavorativa è tutta nel settore delle conserve: dal 1998 al 2003 presiede la cooperativa Agridoro, specializzata nella trasformazione del pomodoro, finita nel 2004 in liquidazione coatta. Dopo un passaggio come consulente di un colosso cinese oggi è in aspettativa da una multinazionale delle conserve del Nord Italia.
Nella battaglia con il Pd per cedere (oltre al Tesoro) un ministero economico di peso, i 5Stelle hanno deciso di tenersi lo Sviluppo, con lo staff di Luigi Di Maio (e il ricco portafoglio di sussidi e incentivi) e sacrificare le Infrastrutture. Scelto per imprimere una svolta sulle grandi opere – con l’introduzione dell’analisi costi-benefici – il ministero è stato fonte di cocenti sconfitte: dal Terzo Valico al Tav, bocciati dai tecnici, ma autorizzati lo stesso. L’arrivo della De Micheli, che ambiva allo Sviluppo, chiude il cerchio. Al netto delle gaffe, le buone intenzioni di Toninelli si sono infrante contro lo scarso peso politico che i 5Stelle hanno deciso di mettere sulle grandi opere, finendo peraltro per escluderne la gran parte dall’analisi costi-benefici.
Si vedrà – anche in base alle scelte che farà, dal capo di gabinetto alle nomine chiave – se De Micheli riporterà le lancette alla stagione di Graziano Delrio, attento esecutore del partito delle autostrade, in un ministero dove regnano ancora i fedeli servitori dei grandi gruppi del cemento.
Il primo banco di prova sarà il nuovo sistema tariffario voluto dall’Autorità dei Trasporti, odiato dai signori del casello e nato proprio grazie agli strumenti e alla copertura offerti da Toninelli. Nel programma di governo, l’analisi costi-benefici è sparita, così come la revoca della concessione ai Benetton.