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 2019  settembre 04 Mercoledì calendario

Il Kenya ha scoperto il petrolio

Il Kenya è diventato produttore di petrolio e anche anche esportatore. Il suo primo contratto per 200 mila barili a un prezzo di 12 milioni di dollari (11 milioni di euro, circa) è stato siglato in agosto con la Cina. Entro settembre il greggio del paese africano verrà consegnato in Cina, via mare, secondo quanto ha dichiarato a Le Monde, il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta. Le risorse provenienti dalla vendita del greggio, secondo il presidente, dovranno essere utilizzate per assicurare la prosperità del Paese e eliminare la povertà secondo il suo programma che prevede di sviluppare la sanità universale, le abitazioni, la sicurezza alimentare e l’industria.Il petrolio del Kenya non ha la qualità di quello del delta del Niger, considerato il migliore del mondo. Tuttavia, questo non impedisce al paese africano di far parte dei paesi produttori dell’oro nero. La produzione giornaliera di greggio del Kenya andrà dai 60 mila agli 80 mila barili.
Se non ci saranno altre scoperte questa nuova ricchezza non sconvolgerà l’economia del Paese dal momento che essa è relativamente diversificata, secondo quanto ha dichiarato a Le Monde, Benjamin Augé ricercatore al Centro Africa subsahariana dell’Istituto francese delle relazioni internazionali. Delle esplorazioni offshore, ma potrebbero essere in territorio somalo, potrebbero dopare ancora di più l’economia del Kenya dopo aver visto la sua crescita scendere al 4,9% nel 2017, in conseguenza delle incertezze elettorali, ma dovrà risalire al 5,7% nel 2019, secondo quanto ha riportato Le Monde.
La controversia sulla frontiera che oppone il Kenya alla Somalia dovrà essere regolata a settembre davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia. Per un anno, il petrolio è stato trasportato in camion fino a Mombasa e poi stoccato nelle cisterne. In una seconda fase, che non sarà decisa prima del 2020, le autorità vorrebbero che l’oro nero circolasse in un oleodotto dalla zona di produzione al porto di Lamu, nel Nord del Paese. Ma questo progetto è contestato perchè si trova nei pressi della frontiera con la Somalia dove è già stato oggetto di attentati terroristici rivendicati da Al-Shabaab., secondo quanto ha riportato Le Monde. Total, che possiede una quota pari al 25% del progetto, non è mai stata favorevole a questo sito per motivi di sicurezza, secondo quanto ha riferito Augé. Ma, sul posto, oggi non ci sono i mezzi logistici per far venire delle petroliere con una capacità di diverse centinaia di migliaia di barili.
Il governo del Kenya insiste perchè il petrolio sia esportato dal porto di Lamu per eliminare il collo di bottiglia del porto di Mombasa e sviluppare nuove zone economiche nel paese. Questa ostinazione ha provocato una prova di forza con l’Uganda, altro produttore di petrolio, con riserve tre volte più importanti rispetto a quelle del Kenya. Total ha fatto in modo di aprire negoziati con la Tanzania e il greggio ugandese sarà esportato dal porto di Tanga, nel Nord della Tanzania. Il tracciato è più lungo rispetto all’attraversamento di parte del territorio del Kenya, ma la Tanzania ha accettato dei diritti di transito inferiori a quelli del Kenya.