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 2019  settembre 04 Mercoledì calendario

Le vacanze terrestri dell’astronauta Padelka

Anche chi programma le vacanze passeggiando nello spazio, per le ferie estive sceglie l’Italia e in particolare il Mezzogiorno. Gennadij Ivanovi Padalka, il cosmonauta con il record mondiale di permanenza nello spazio, 897 giorni, ancora una volta sta trascorrendo l’estate nella nostra penisola e in particolare a Tropea, la cui fama di essere la perla del Tirreno e la sua popolarità quest’anno è proprio alle stelle.
L’astronauta, classe 1958 e da poco congedato, accompagnato per la città dal vicesindaco Roberto Scalfari, avrebbe scelto Tropea «per il mare bellissimo e molto pulito, per l’ambiente e il clima ma anche la cucina, il vino, il gelato e le persone molto calorose». Con la visione d’insieme di chi la terra la conosce potendo guardare da un oblò contemporaneamente le luci notturne di Londra, Parigi e Città del Capo, la scelta non è ricaduta su una città d’arte simbolo dell’italianità ma su un luogo in cui ancora al turista si offre un assaggio della millenaria tradizione culturale, enogastronomica e artistica del bacino del mediterraneo e in cui ci si ritrova catapultati passeggiando fra i vicoli medioevali della cittadina, dove peraltro ha già deciso di tornare la prossima estate. Ma per lui l’Italia è una vera e propria cura. «Nonostante la mancanza di gravità porti effetti sul corpo – dal tono muscolare alla diminuzione di densità ossea – non noto alcun cambiamento sul mio corpo grazie alla riabilitazione post-volo ma soprattutto grazie a quello che faccio qui in Italia, la prima volta sono stato a Salsomaggiore e dopo il quinto volo sono stato a Tropea: grazie all’Italia mi sono completamente ripreso».
Durante le sue dodici missioni, in particolare sulla stazione spaziale internazionale, Padalka ha collaborato più volte con equipaggi italiani che definisce «eccellenti, estremamente professionali, grandissimi ingegneri e astronauti stupefacenti»; particolare stima e affetto per gli italiani, quindi, dimostrata anche dal tempo speso a intrattenersi con chi incuriosito lo interrogava sulle sue esperienze nelle spazio, in particolare i più piccoli che sembravano avere davanti il capitano Kirk, o con chi lanciava qualche provocazione sulla nostalgia dell’Unione Sovietica, presso cui ha iniziato il suo servizio, come pilota prima e astronauta dopo. «Non sono affatto nostalgico, tutto il mondo è aperto, ho lavorato per vent’anni nei programmi internazionali, ho visitato moltissimi paesi e avuto grandi maestri non solo in Russia: oggi non manca niente». Sebbene abbia sottolineato come la collaborazione sulla stazione spaziale internazionale «sia un esempio», non ha espresso nulla più di un no comment sulle odierne contrapposizioni fra la Federazione Russa e il resto dell’occidente e sulla necessità, ormai, di superare le logiche dell’alleanza atlantica, essendosi limitato a un sorriso ironico e un «non sono un politico, sono solo un astronauta: non mi occupo di politica ma ho lavorato nello spazio nei programmi internazionali e ho amici di ogni dove, la politica non fa per me, sono un international man».