Libero, 4 settembre 2019
Chi sta rubando le opere di Banksy?
Tutto ciò che è legato a Banksy è avvolto dal mistero, a iniziare dalla sua identità per finire con sparizioni delle sue opere che si volatizzano silenziosamente e inspiegabilmente sotto gli occhi di tutti. Si parla di furti, come quello di ieri a Parigi, e di furti in effetti si tratta anche se nel caso specifico è perfino difficile stabilire chi sia il propretario e a chi infondo sarebbe stata rubata l’opera. Ma anche questo in fondo è uno dei tanti misteri che si legano a Banksy, l’essenza stessa della sua arte che vorrebbe e dovrebbe essere di tutti, della strada, ma che in realtà non lo è visto poi il valore che le stencil acquistano un momento dopo essere stati applicate a un muro. Il “Topo onirico”, l’opera dell’artista incappucciato volatilizzatasi la notte tra il 2 e il 3 di settembre si trovava proprio di fianco al centro Pompidou, nel cuore di Parigi, e rappresentava un topo con una sciarpa al collo in procinto di lanciare una bomba. Era stata applicata lo scorso anno da Banksy con la sua solita tecnica dello stencil per commemorare il 50esimo anniversario delle rivolte sessantottesche di Parigi. Ignoti, come l’autore di cui si sa solo essere originario di Bristol, probabilmente incappucciati, proprio come Banksy, hanno ritagliato il pannello che si trovava sopra l’entrata di un parcheggio sotterraneo, e l’hanno trafugato. Solo qualche mese fa, stessa città, Parigi, stessa scena. Stavolta l’opera presa di mira dai ladri incappucciati era decisamente più famosa, quella disegnata sulla porta dell’uscita di emergenza del Bataclan, il locale dell’attentato terroristico del 13 novembre 2015 in cui furono uccise 90 persone. L’uscita era proprio quella da cui molti in quella notte erano riusciti a scappare trovando la salvezza. L’opera, che raffigurava una donna con lo sguardo triste rivolto al pavimento era invece stata realizzata in ricordo di chi quella notte non ce l’aveva fatta. Le telecamere di sorveglianza rivelarono che la porta era stata trafugata da un gruppo di ladri camuffati con un passamontagna ma gli inquirenti ne perseno immediatamente le tracce. I responsabili del Bataclan dissero giustamente che l’indignazione in quel caso era doppia, che al valore dell’opera in sé si sommava quello morale per la cittadinanza, e sottolinearono giustamente che l’arte urbana in genere, ma ancora di più quella realizzata in un luogo specifico con un significato specifico, ha senso solo se lasciata nel posto dove è stata originariamente pensata. Con le dovute proporzioni, sarebbe come trafugare il Giudizio Universale di Michelangelo dalla Cappella Sistina: chi mai potrebbe comprarlo, che valore può avere? Le opere di Banksy hanno raggiunto quotazioni da centinaia di migliaia di euro, ma quelle trafugate, spiegano gli esperti, non hanno mercato, potrebbero solo diventare il trastullo di qualche collezionista. Peraltro avvolta dal mistero è anche la scomparsa del murale di Dover dello stesso Banksy raffigurante una bandiera europea dalla quale un operaio rimuove con lo scalpello una delle dodici stelle, con chiaro riferimento alla Brexit. I proprietari dell’edificio sul quale si trovava, la famiglia Godden, aveva in passato espresso più volte l’intenzione di venderlo, ma gran parte della cittadinanza si era opposta considerando che l’artista l’avesse realizzata su quel muro del tutto casualmente e che opera avesse un valore squisitamente pubblico. I Godden in quel caso non avrebbero avuto alcun diritto sull’opera, anche se era stato realizzato su un muro di loro proprietà. Fatto sta che l’agosto scorso, senza alcuna spiegazione e senza alcun annuncio è comparsa prima un’impalcatura e poi è scomparso il murale. I Godden devono averla venduta a qualcuno, magari a un museo, ma si sono ben guardati da darne notizia pubblicamente. E se fossero finite tutte in un futuro museo dell’artista?