ItaliaOggi, 3 settembre 2019
Periscopio
Il giallorosso non decolla. Le fondamenta sono marce e girano troppi Pietro Micca con i cerini accesi. Francesco Galietti, Policy Sonar.Conte: inappropriato dire che sono del M5s, non sono iscritto, né partecipo a riunioni. C’è una vicinanza. Agenzie.
Ricordiamo a Di Maio che se rifiuta tre offerte di collocazione dal navigator Franceschini, poi perde il diritto al sussidio. Gianni Cuperlo. Web.
Conte ieri è andato a chiedere aiuto a Mattarella, da solo non ce la fa. Web.
Penso che non si debba mai fare un governo con i populisti perché, per definizione, mentono. Usano il popolo per aumentare la disoccupazione e distruggere crescita e fiducia e finanziano tutto solo con debito. Il loro unico obiettivo è fregare lo stipendio che nessuno darebbe loro nel settore privato. Nessuno dei Cinquestelle infatti prenderà mai uno stipendio come quello che riscuote da politico il giorno in cui se ne tornasse a casa. Davide Serra, finanziere, sodale di Matteo Renzi (David Allegranti). Il Foglio.
Matteo Salvini, santo subito? Con la sola sua parola è riuscito a: 1) farsi crocefiggere; 2) riportare Renzi in vita; 3) pacificare il Pd; 4) risollevare i 5 stelle; 5) mettere d’accordo Trump e gli europeisti; 6) dimostrare che Silvio era un grande europeista; 7) far cadere le braccia alla Meloni; 8) manca solo che dopo tre giorni resusciti. Sul web.
Conte non può dare a Di Maio ciò che Di Maio vuole: la testa di Conte. A meno che non si ammetta la possibilità di un’autodecapitazione politica. Policy Sonar.
Salvini non ha fatto bene a mandare a gambe all’aria il governo gialloverde. Ha fatto benissimo. Era da marzo che l’atteggiamento dei Cinquestelle era cambiato. Faccio degli esempi, alcuni dei quali non sono stati colti da tutti: i grillini non hanno mai voluto condannare Maduro. Non si sono indignati quando in Libia è stato bombardato un ospedale. Fino al capolavoro finale con il voto a favore della presidente della Commissione europea. Per non parlare della ridicola riforma della giustizia. No, sinceramente, non si poteva andare più avanti. Roberto Calderoli, senatore della Lega (Fabio Rubini). Libero.
Governo Conte 2, tutta la competenza del M5s combinata con l’onestà del Pd. Renzo Mattei, web.
Di sicuro, in questo momento, Conte pesa nel gruppo parlamentare M5s ancora molto di meno di Di Maio. Ambrogio Civinini, sul web.
Sento in giro dotte dissertazioni sulla prova di maturità che attende il M5s; a me invece sembra che passare, nel giro di dieci giorni, da un’alleanza con la Lega a un’intesa col Pd è semmai la prova della loro fame di potere, dell’ansia di restare al governo a tutti i costi. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, espulso dal M5s (Valerio Valentini). Il Foglio.
Il Pd non calcola una cosa: se è vero che Conte liquida e annacqua l’M5s è altrettanto vero che annacqua e, di fatto, ammazza il Pd. Un Pd debole, semi-populista e semi-tecnico, mediocrissimo. Ecco il prezzo dell’eventuale vittoria di Conte. Jacobo Jacoboni, tweet.
«Sergio», dice Franceschini, «chiama la Cei. È venuta l’ora di muovere il cardinale Sepe». «Sergio, Sua Eminenza dice che il ragazzo non risponde al telefono. Chiama allora viale XXI Aprile, manda i berretti verdi. A celebrare i funerali nel migliore dei modi ci penseremo dopo. Che lo facessero apparire come un tragico incidente: caduto dal balcone mentre aboliva la povertà». Paolo Guglielmetti, tweet.
Il guerriero di Pomigliano d’Arco è immune al veleno dell’aspide cattocomunista. Francesco Galietti, Policy Sonar.
Da Conte Ugolino di dantesca memoria a Gattopardo? È il dubbio di tanti, ora che Giuseppe Conte si è messo in proprio per costruire un suo partito che raccolga cattolici, pezzi di Vaticano, tecnocrati e la geniale e trasversale lobby gay che sta ormai sostituendo nel mondo, intelligentemente, tutte le altre confraternite, dagli ebrei ai massoni. Santificato dopo aver divorato le teste dei suoi due ex sodali, Giggino Di Maio e Matteo Salvini, l’avvocato per tutte le stagioni a breve si riposerà, cambiando tutto «per non cambiare niente». Con la complicità soprattutto di Rocco Casalino, con il quale è ormai una coppia di fatto e che ha rotto anche lui con Di Maio, l’attuale strategia del Super premier è quella di rimuovere il peccato originale di essere stato allevato politicamente nella scuderia dorata della Casaleggio associati. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Grillo e i Cinquestelle sono i principali responsabili dell’imbarbarimento del dibattito politico in Italia. Per dieci anni hanno diffuso una sottocultura dell’aggressione permanente, dell’aggressione verbale, dell’offesa agli interlocutori. Vincenzo De Luca, Pd, governatore della Campania.
Quando negli anni Ottanta uno scienziato americano che aveva partecipato alla missione della Nasa che aveva portato Armstrong sulla Luna aveva incontrato uno scienziato sovietico che aveva partecipato alla missione che aveva portato Gagarin nello spazio, l’americano aveva detto al sovietico: «Ascolta, noi abbiamo speso 18 milioni di dollari per l’ideazione e la costruzione di speciali articoli di cancelleria, penne soprattutto, che funzionassero in assenza di gravità, voi come avete fatto?». Al che il sovietico, un po’ imbarazzato, rispose: «Noi? Eh, noi abbiamo usato le matite». Paolo Nori, La grande Russia portatile. Salani editore, 2018.
Possedeva un fiuto da bracco per riuscire a scovare del vino, dovunque esso fosse nascosto, e non c’era mascheratura o doppia porta che lo potesse tenere lontano dalla preda. Lui, con il suo occhio da poiana, teneva in osservazione costante i padroni di casa, ne seguiva tutte le mosse sospette, i gesti furtivi ed obliqui, e riusciva sempre ad arrivare alla botticella del vino, al bottiglione di acquavite o al salame nascosto nella paglia. A lui nessuno riusciva a fargliela. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti – I cosacchi in Friuli. Mondadori, 1985.
Il cimitero di Amalfi era meta di regolari pellegrinaggi devoti. Si salivano i seicento gradini per la visita dei deceduti. Papà si appoggiava con i gomiti alla tomba di famiglia, il viso tra le mani, in concentrazione dolorosa. Noi ragazzi giravamo per i giardinetti, curiosavamo. Il custode illustrava, come un cicerone, i monumenti funebri più importanti. Ma nel muoversi per il cimitero bisognava stare attenti alle fosse comuni, ancora aperte, buche solo riparate da tavole di legno. «Se caschi giù è finita!». Quell’apertura che si spalancava vicino ai miei piedi mi faceva raccapricciare. Gaetano Afeltra, Desiderare la donna d’altri. Bompiani, 1985.
La farsa è finita. Comincia la farsa. Roberto Gervaso. il Giornale.