ItaliaOggi, 3 settembre 2019
Diritto & Rovescio
Il regista Pupi Avati è tornato sugli schermi con un film dal titolo inquietante: Il signor Diavolo. Questa pellicola sta avendo un ottimo successo fin dai suoi primi giorni di proiezione nelle città che peraltro sono ancora assopite nelle ferie. È un film superlativo che non si può perdere. L’ottantenne regista bolognese guida, con mano saputa ma anche giovanile, questa pellicola che dimostra il livello della cinematografia italiana (tutt’altro che negletta come viene descritta da molti esterofili). E una cinematografia non è fatta solo di registi, di sceneggiatori o di attori ma anche di tecnici di strabiliante bravura. La fotografia dei dintorni di Venezia del film di Avati è meravigliosa. Il film racconta la storia di una possessione nel Veneto democristiano degli anni cinquanta alla vigilia di un voto politico. Tutto partecipa alla magia di questo film: i volti, i paesaggi, i dialoghi, i silenzi. Avati parla di un’Italia che non c’è più ma che è bello conoscere e far conoscere.