il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2019
Segreti e ossessioni dei grandi compositori
Proviamo a immaginare il festival di Woodstock cambiando i protagonisti: dal country rock di Crosby, Stills, Nash & Young e Joan Baez alla classica di Bach, Mozart, Beethoven. Siamo abituati a immaginare questi nomi tutelari associati a studio, spartiti, serietà, conoscenza profonda della musica. E se invece scoprissimo che anche i grandi della musica classica sono stati anch’essi un po’ rockstar, un po’ folli e istrionici tanto quanto Jimi Hendrix? L’inedita e coraggiosa operazione è contenuta in uno spassoso libretto uscito per Gallucci intitolato I ribelli della musica classica – Una Playlist rivoluzionaria dal pianista inglese James Rhodes. “La musica classica mi ha salvato la vita” afferma Rhodes nell’introduzione, “eppure ha una cattiva reputazione che secondo me non merita. I compositori con le parrucche bianche e ricciolute, tipo Bach e Mozart, che adesso possono sembrarci molto all’antica, un tempo sono stati invece vere e proprie rockstar”. Il libro si apre con il prolifico Johann Sebastian Bach: “la sua produzione equivale a 142 album, sette volte quella di Justin Bieber, Rihanna e Kanye West messi insieme”. Molti degli artisti di oggi hanno citato o quasi-campionato Bach: “Dai Beatles (All You Need Is Love) a Lady Gaga (Bad Romance)”. Ed ecco il piglio della rockstar: “Bach vinse una borsa di studio ma la scuola era a 320 chilometri di distanza e non aveva soldi per andarci con i mezzi. Andò a piedi a quattordici anni senza Uber o metropolitana. Bach ricorda a noi tutti qual é la cosa più importante nella vita: trovare una passione, qualcosa che ci fa impazzire del tutto, e darle tutto quel che si ha. Ronaldo e Neymar lo hanno fatto con il calcio. Jay-Z e Beyoncé con il rap, Banksy e Van Gogh con l’arte, Jane Austen e J.K. Rowling con la scrittura. E Bach l’ha fatto con la musica classica. Ha aperto le porte a un futuro musicale che avrebbe condotto al grime, al rap, all’hip hop, al rock. Se non ci fosse stato Bach, la musica per come la conosciamo non sarebbe esistita. Lui ne è stato a tutti gli effetti il padrino”. E Mozart? “Per fare un paragone è come se i Coldplay avessero pubblicato sei album ogni anno, tanto è enorme la sua produzione musicale. Pochi sanno che Wolfgang Amadeus Mozart era ossessionato dalla cacca e spesso, nelle lettere che scriveva ad amici e parenti, ci scherzava su. A una cugina scrisse: ‘buonanotte e un bacio grosso, fai la cacca a più non posso’”. E Beethoven? “Infranse ogni regola con gli ultimi rivoluzionari quartetti per archi, o con la famosa Nona sinfonia, per la quale ritenne che un’intera orchestra non fosse abbastanza e decise quindi di aggiungere un gruppo di cantanti. Creò una musica diversa da tutto quello che aveva sentito fino ad allora. Fu una vera rockstar”. Rhodes indica nel libro alcuni compositori borderline da cercare fuori dal contesto dell’epoca, atto a privilegiare solo musicisti maschi e bianchi: “Chevalierde Saint-George, per esempio, famoso come le Mozart noir, il Mozart nero. Era nato a Guadalupe, sua madre era una schiava e il padre il proprietario della piantagione. Si trasferì a Parigi e qui si rivelò un abile schermidore e un virtuoso del violino. De Saint-George compose 14 concerti per violino, sei opere e dozzine di brani per musica da camera. E fu persino insegnante di violino di Maria Antonietta! Oppure cercate online Fanny Mendelssohn, che è cresciuta all’ombra del famoso fratello Felix, il quale pubblicò addirittura alcune delle opere della sorella a nome proprio”.