il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2019
Casini e il disprezzo delle poltrone
Il parere, va riconosciuto, è autorevole: parla uno dei massimi esperti in materia. Pier Ferdinando Casini, eterno democristiano, ha detto la sua sulla nascita del governo Conte-2: “Se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, di potere, noi faremo vincere a tavolino Matteo Salvini”. L’opinione è rispettabilissima, ma pronunciata da lui fa un po’ sorridere. Su quante poltrone ha seduto Casini nel corso dei suoi 36 anni di incessante carriera politica? Proviamo a contarle: è stato deputato in 8 legislature (IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI), senatore in altre 2 (XVII, XVIII) per un totale di 10 mandati parlamentari; è stato presidente dell’Unione interparlamentare, presidente della Camera, presidente dell’Internazionale democratica centrista, presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, presidente della Commissione Affari esteri. L’ultimo capolavoro di Casini risale al 2018: lui, una storia di centrodestra, è riuscito a farsi candidare ed eleggere con il centrosinistra nel collegio blindato di Bologna. Appena (ri)approdato a Montecitorio, ha mollato il Partito democratico che l’aveva fatto arrivare fino a lì ed è confluito nel gruppo Autonomie. Qualcuno potrebbe dire che quell’accordo col Pd era “solo frutto di poltrone, di potere”. Ma sarebbe una malignità.