Libero, 2 settembre 2019
La scelta del partner dipende dal rapporto con papà
Se vediamo una giovane ragazza avvinghiata a un signore con il doppio dei suoi anni pensiamo tutti la stessa cosa: “potrebbe essere suo padre”, sorvolando sul fatto che lei l’abbia scelto proprio per questo e non per il suo conto in banca. Non ci credete? «Anche se è difficile da pensare, le donne adulte possono essere condizionate dalla relazione con il proprio padre, tendendo a cercare compagni per replicarla in alcuni aspetti o correggerla in altri», spiega Roberta Cacioppo, psicoterapeuta e sessuologa di Milano. «Le nostre scelte affettive si plasmano sui modelli che abbiamo interiorizzato. Statisticamente, una figlia con un padre anaffettivo avvia più facilmente relazioni con uomini con comportamenti simili. Se invece ha perduto il padre, potrà cercare forme di compensazione. Se ha vissuto conflitti, proverà a correggerli. Non sono schemi matematici, ma molto dipende dal lavoro fatto su se stesse». Vale anche per le “cacciatrici di dote” o per quelle ragazze in cerca di visibilità, sottolinea Cacioppo: «Le donne vogliono stare al centro dell’attenzione e quindi sentirsi amate, spesso colmano bisogni di affetto paterno, cercano rassicurazione». Che sia tutto così facile? Non proprio e i rischi, di certo, non mancano. «Amiamo l’immagine idealizzata dell’altro e quando uno dei due cresce ed evolve, si può arrivare alla rottura. Ma il mondo femminile mantiene forti legami con la sua tradizione, sul bisogno di protezione e di cura», risponde la psicoterapeuta. Qui si apre un altro capitolo: come fare a prendere la propria vita in mano, senza che sia un uomo a farlo per noi? «Essere soddisfatti della propria vita è possibile se una donna si sente in grado di bastare a se stessa, cioè se un compagno di vita non è qualcosa che serve a riempire un vuoto», conclude la dottoressa Cacioppo. «Si tratterebbe di un’illusione destinata a fallire: nessuna persona è in grado con la sua presenza di colmare vuoti “esistenziali”. E quando una storia nasce su questo presupposto, il rischio diventa molto alto. Le donne, ormai, crescono sempre meno con l’idea di sposarsi e costituire una famiglia, ma la strada che porta a una completa emancipazione è lunga. Oggi permangono stereotipi antichi e moderni: il risultato è un’immagine idealizzata della donna, dipinta come una super-eroina in grado di fare di tutto. Concretamente, la possibilità di “prendere la propria vita in mano” passa attraverso la capacità di pensare con la propria testa, di avere idee e opinioni proprie e anche attraverso l’indipendenza economica, la sicurezza di poter bastare a se stesse e di potersi mantenere anche al di fuori di una vita di coppia».