la Repubblica, 2 settembre 2019
Palermo, il cellulare mascherato da collana usato per i test
Mancano 24 ore al test di Medicina e a Palermo le cose hanno preso una piega da “spy movie”. Nelle ultime settimane va a ruba un micro auricolare senza fili: uno strumento che, tramite una scheda Sim nascosta in una collana e un ricevitore all’interno dell’orecchio, permette di parlare al telefono durante la prova, anzi di bisbigliare, senza essere scoperti. La voce si è diffusa col passaparola. Ed è cresciuta fino ad arrivare a un migliaio di esemplari venduti in una manciata di giorni. Il kit costa 240 euro.Tutto è partito dalla segnalazione di una studentessa che aveva orecchiato l’occasione durante uno dei corsi di preparazione al test. E, in effetti, quando si arriva nel negozio fingendosi studentessa, le indicazioni sono semplici e immediate: «L’auricolare lo metti ben in fondo il padiglione mentre questa che sembra una semplice collana di caucciù si mette al collo» dice uno dei dipendenti. «Basta inserire una sim telefonica e funziona come un cellulare». Solo che nessuno intorno sente la conversazione: «Poi tornano a ringraziarci, portano lo champagne».
Uscita la notizia del boom di questi apparecchi per barare, l’Università di Palermo ha chiamato la polizia. «Abbiamo fatto un esposto alla squadra mobile per accertare e prevenire eventuali reati» dice il rettore Fabrizio Micari, che per il giorno dei test ha previsto un potenziamento della vigilanza interna. Ma non si possono schermare le aule con i cosiddetti jammer, i disturbatori di frequenze, per interferire sulla rete? «Schermature o disturbatori elettronici devono essere autorizzati», dice Micari. La squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti ha già avviato le indagini. E mentre l’Università aspetta “istruzioni” dalla polizia su come intervenire domani, nei gruppi Facebook degli studenti prende piede la rabbia di chi i test li ha superati studiando e di chi, pur studiando, non è stato ammesso.