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 2019  settembre 01 Domenica calendario

“LA RAPINA? ERA UN ATTO DIMOSTRATIVO” – FRANCESCO ZAMPAGLIONE MEJO DI ROBIN HOOD: “NON L'HO FATTO PER SOLDI, MA PER MOSTRARE LA DISPERAZIONE DI UN COMUNE CITTADINO NEI CONFRONTI DELLA POLITICA ECONOMICA DI QUESTO PAESE” – IL FRATELLO DEL LEADER DEI TIROMANCINO È ENTRATO IN BANCA CON UNA PISTOLA FINTA E COMUNQUE NON È RUSCITO A RUBARE NIENTE, PERCHÉ… -

Un po’ Robin Hood, un po’ il Professore de “La casa di carta”: ha tentato un colpo in banca per protestare contro il “sistema”. Davanti al gip, in sede di interrogatorio di convalida, Francesco Zampaglione non ha nemmeno tentato di respingere le contestazioni. Ha ammesso di avere cercato di rapinare una banca sulla Circonvallazione Gianicolense, nel quartiere Monteverde, a Roma. «Non l’ho fatto per soldi, ho una buona disponibilità economica», ha tenuto a specificare.

Poi, ha giustificato quel gesto eclatante: «Era un atto dimostrativo, l’ho fatto per mostrare la disperazione di un comune cittadino nei confronti della politica economica di questo Paese», avrebbe detto. È questo il senso dell’interrogatorio di convalida di fronte al gip Clementina Forleo. Parole che non hanno alleggerito la posizione di Zampaglione, fratello minore di Federico, leader dei Tiromancino: il giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto che il musicista resti nel carcere di Regina Coeli, accogliendo la richiesta del pm Mario Dovinola.

Perché, secondo gli inquirenti, nonostante Zampaglione abbia utilizzato una pistola giocattolo e non un’arma vera, avrebbe dimostrato propensione a delinquere e potrebbe anche colpire di nuovo. L’atteggiamento mostrato nel corso della tentata rapina, a partire dal modo con cui è entrato in banca – con il volto coperto da un cappello, occhiali da sole e foulard – senza contare l’aggressione ai danni di un dipendente, che è stato morso al braccio sinistro quando si è opposto alle minacce spiegando che non avrebbe potuto aprire delle casse computerizzate, hanno spinto il gip a negare la scarcerazione.

I SOCIAL Negli ultimi tempi il cantautore, uscito definitivamente dai Tiromancino nel 2015 dopo una lite (l’ennesima) con il fratello, era molto critico sui social nei confronti della politica italiana. «Se costringete la gente a morire di fame, non accettando nessun tipo di soluzione di sopravvivenza, non capite che poi saranno costretti a trovare soluzioni molto più disoneste per vivere?», scriveva domenica scorsa su Facebook, commentando alcune operazioni sull’immigrazione. Mentre risale a un anno fa un post quasi profetico: «Basta con la musica... Parto con le rapine», scriveva parlando della sentenza del processo “Mondo di mezzo” e, in particolare, della riduzione di pena – dai 20 anni del primo grado a 14 anni e 6 mesi – per Massimo Carminati.

LA COMPAGNA E proprio sulla pagina Facebook di Zampaglione ieri è comparso un post scritto dalla compagna, Gioia Ragozzino. «Al momento Francesco rimane nell’istituto di pena di Regina Coeli. Sono molto preoccupata perché l’ho visto dilaniato nell’animo e si sentiva a pezzi, il suo sguardo mi rimandava profonda sofferenza e grande tristezza – ha scritto la donna – Ho nominato un avvocato di fiducia, con lui accanto mi si è finalmente accesa la speranza di poter cominciare a combattere e vincere questa battaglia e fare capire a tutti che Francesco è una bella persona ed è piena di cuore. Nella vita a volte si perde l’equilibrio e si cade dove non si dovrebbe cadere».La tentata rapina risale a giovedì scorso.

LA RAPINA Erano le 15.40 quando Zampaglione è entrato nella filiale di Intesa San Paolo. Stringeva in mano una pistola, che si è poi rivelata finta. Aveva il volto coperto. In pochi minuti ha seminato il panico. Ha puntato l’arma contro gli impiegati, intimando loro di aprire le casse e di tirar fuori il denaro. Ha anche morso il braccio di un commesso.

Ma le cassette di sicurezza erano a tempo e non si sono aperte. Zampaglione è fuggito a mani vuote; in strada si è cambiato la maglietta, convinto di eludere i controlli. Ma è stato seguito: uno dei clienti dell’istituto di credito lo ha pedinato a distanza e ha chiamato il 112. In pochissimo tempo, il musicista è finito in manette. È stato fermato dagli agenti del reparto Volanti e condotto prima nel commissariato Monteverde, dove pur mostrando un atteggiamento strano non ha proferito parola: è rimasto seduto su una sedia fino a che non è stato trasferito in carcere.