Libero, 1 settembre 2019
Il cuore delle donne è più discreto e fragile
Il cuore delle donne si ammala in modo diverso rispetto a quello degli uomini, gli eventi cardiovascolari di tipo ischemico dopo i 65 anni sono molto più frequenti rispetto al sesso maschile, e le donne sono trattate in maniera meno efficace in caso di arresto cardiaco, avendo quindi minori possibilità di sopravvivenza rispetto ai coetanei maschi. È questo il quadro che delinea il prof. Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, intervistato dall’agenzia Dire sulle malattie cardiovascolari, tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia. Il peggioramento della prognosi femminile rispetto a quella maschile nelle stesse condizioni cliniche dipende dal fatto che le donne quando avvertono un dolore cardiaco vanno al pronto soccorso in media un’ora o due più tardi degli uomini, perché nell’immaginario collettivo sono ritenute e si ritengono protette dalle malattie cardiache, sottovalutando che ciò accade fino alla menopausa, quando gli ormoni estrogeni sono produttivi, mentre in seguito il sesso femminile bilancia i conti con queste patologie addirittura con rischi maggiori. Inoltre, mentre i sintomi dell’infarto maschile sono ben impressi nell’immaginario comune, pochi sanno che nelle donne i segnali sono più sottili e sfumati, possono limitarsi ad una dolorabilità diffusa alla schiena, alle mandibole o alla bocca dello stomaco, con nausea, stanchezza, senso di indigestione e vomito, tutti sintomi che spesso vengono attribuiti ad altre patologie, come problemi di reflusso gastroesofageo, se non addirittura ad influenza generale o addominale. Il dolore cardiaco nelle donne si manifesta spesso con dolore toracico indefinito, associato a mancanza di respiro e senso di chiusura alla gola, per cui viene scambiato erroneamente per una crisi di ansia o di panico, cosa che ritarda la decisione di recarsi in pronto soccorso. È bene sottolineare che nelle donne, anche quando i sintomi si presentano deboli e sfumati, l’infarto potrebbe rivelarsi molto grave, ed una donna su cinque ha un infarto silenzioso, ovvero asintomatico, soprattutto in concomitanza di malattie associate come il diabete, e anche in questo caso, se da un lato l’assenza di segni caratteristici o di campanelli d’allarme possono ritardare la chiamata al 118 e la diagnosi, dall’altro non corrisponde a un quadro clinico meno grave.
IL CROLLO ORMONALESe gli estrogeni svolgono un ruolo protettivo sulle coronarie femminili, abbassando il rischio di infarto fino a cinque volte meno rispetto ai coetanei maschi, con la menopausa e il relativo crollo ormonale il rischio inizia ad aumentare, e dopo i 70 anni l’incidenza di mortalità ed eventi cardiovascolari di tipo ischemico è molto più alta che negli uomini. Infatti i dati dimostrano che una donna ha una probabilità di morire d’infarto dieci volte superiore a quella di morire di cancro al seno, e l’angina pectoris e la necrosi del miocardio sono le due principali cardiopatie che interessano il cuore femminile. In entrambi i sessi l’80% degli infarti avviene dopo i 60 anni, lo scompenso cardiaco dopo i 65anni e dopo gli 80 anni una persona su dieci soffre di fibrillazione atriale. In Italia le malattie cardiovascolari continuano a uccidere, anche se è mutato il loro volto, perché oggi si muore meno di infarto acuto, la cui mortalità si è ridotta dal 50% al 10% negli ultimi 50 anni, ma si muore di più di scompenso cardiaco, frequente conseguenza dell’infarto dopo la sua fase acuta, e negli ultimi trent’anni le donne muoiono di malattie cardiovascolari più degli uomini. È anche vero che con l’allungamento della vita media si sta andando incontro ad un invecchiamento generale della popolazione, soprattutto femminile, cosa che incide sull’insorgenza e la cronicizzazione delle patologie che interessano il cuore. Ricordo che il cuore è un potente organo muscolare che nel corso della vita si contrae fino a quattro miliardi di volte, pompando sangue ininterrottamente in ogni distretto corporeo, un lavoro enorme e potente che lo sottopone a sforzi continui ed improvvisi, sia a livello muscolare, che elettrico e coronarico, e che genera energia e forza. Per cui se improvvisamente si avverte una stanchezza estrema non giustificabile, e se l’affaticamento è tale da non essere spiegabile con gli sforzi e le attività svolte in precedenza, nel dubbio è sempre meglio eseguire un elettrocardiogramma, perché è meglio un falso allarme che un mancato e tempestivo intervento in caso di infarto.
GLI EFFETTIIn realtà molte donne pensano che l’attacco cardiaco sia solo un problema maschile, e moltissime hanno difficoltà a gestire lo stress, cosa che porta a un incremento in circolo di noradrenalina, adrenalina, ormone della crescita e corticotropina, tutti fattori che hanno effetti sul cuore, che fanno salire la pressione e aumentare la frequenza cardiaca e l’aggregazione piastrinica, la quale favorisce la formazione di trombi, coronarici e cerebrali. Inoltre le donne diventano ipertese e diabetiche prima degli uomini, e anche se sviluppano malattie cardiache con un ritardo di 10 anni rispetto ai maschi, quando questo succede, avviene in maniera sempre più grave rispetto agli uomini. In Italia il 59% delle donne in menopausa sono ipertese, ha il colesterolo alto, il 67% è in sovrappeso od obesa, per cui è indispensabile che dopo i 50 anni acquisiscano coscienza del rischio cardiologico individuale, perché anche se la medicina attuale è stata costruita “a misura d’uomo” nella definizione dei fattori di rischio, negli studi clinici e nella sperimentazione dei farmaci, la malattia cardiovascolare risulta spesso penalizzante per la salute femminile. Anche se è scontato che uomini e donne sono uguali dal punto di vista biologico, di fatto sono state sottovalutate le differenze di “quote rosa” cardiache che ci sono, che esistono, e che differenziano il cuore femminile sia nei sintomi che nelle risposte alle terapie. Inoltre è noto che il cuore delle donne è geneticamente più “emotivo”, risente più spesso degli stati psicologici ed emozionali, risponde in modo differente dagli uomini alle situazioni sentimentali, e la “sindrome del cuore spezzato” insorge nel 68% nel genere femminile, ed anche per questi motivi l’Osservatorio Nazionale della Salute della Donna ha diffuso i dati che confermano che per le signore over 50 il rischio di malattie cardiovascolari rappresenta la prima causa di mortalità nel 55% dei casi contro il 43% degli uomini, e che dopo i 60 anni il 32% dei casi di infarto riguarda una donna, e la percentuale cresce con l’aumentare dell’età. E da queste stime si capisce perché dopo un attacco cardiaco il 38% delle donne muore entro un anno contro il 25% degli uomini, o perché un secondo evento colpisca il 35% delle femmine e solo il 18% dei maschi. P.s. – I dati riportati sono stati raccolti e diffusi dal primo centro italiano dedicato al cuore delle donne del Centro Cardiologico Monzino di Milano.