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 2019  agosto 31 Sabato calendario

L’economia indiana frena

Brusca frenata per l’economia indiana: tra aprile e giugno, la crescita del Pil si è fermata al 5% su base annua,contro il 5,8% messo a segno nei tre mesi precedenti e soprattutto contro l’8% dello stesso periodo del 2018, l’ultima rilevazione ad aver fatto registrare una accelerazione dell’attività economica, che rallenta la sua corsa da ormai cinque trimestri consecutivi. Non solo. Il dato diffuso ieri dal Governo di New Delhi è il più debole da sei anni.
La gelata su consumi e investimenti, i principali fattori di debolezza della congiuntura, frustra così le ambizioni del Governo guidato dal premier Narendra Modi, al secondo mandato, che vorrebbe spingere la crescita a tassi annui decisamente superiori all’8% e che in ogni caso sta moltiplicando gli sforzi per risolvere i problemi strutturali dell’economia.
Ieri, il ministro delle Finanze, Nirmala Sitharaman, ha annunciato una maxi ristrutturazione del sistema bancario, con l’accorpamento di dieci istituti pubblici in quattro grandi gruppi, al fine di risanare un comparto penalizzato da inefficienze e crediti in sofferenza e che non riesce a garantire ossigeno all’economia reale.
Qualche giorno prima, il Governo aveva invece impresso una ulteriore accelerazione al processo di liberalizzazione, già avviato durante il primo mandato Modi, con l’apertura di alcuni settori ai capitali esteri. Soprattutto, sono stati rimossi i paletti che finora limitavano le attività di vendita online a multinazionali come Apple e Ikea.
I consumi privati, che negli ultimi anni sono stati il traino della robusta crescita indiana, sono aumentati solo del 3,1% su base annua tra aprile e giugno, meno della metà del passo fatto registrare nei primi tre mesi del 2019 (7,2%). La produzione manifatturiera si è invece quasi arenata, con un magro +0,6% che si confronta con il balzo del 12% fatto registrare tra aprile e giugno del 2018.
I segnali di debolezza sul fronte della domanda interna si moltiplicano. A luglio, le vendite di automobili sono crollate del 31% su base annua: la contrazione, la più netta da circa 20 anni, ha spinto le aziende del settore a lasciare a casa centinaia di migliaia di addetti.
A trainare la crescita economica è rimasta così soprattutto la spesa pubblica, salita dell’8,8% su base annua e comunque in frenata rispetto al 13,1% del trimestre precedente.
All’inizio della settimana, la Banca centrale indiana (Rbi) ha annunciato il pagamento al Governo di un maxi bonus di 25 miliardi di dollari. Dopo il deludente dato sul Pil, gli analisti si aspettano nuovi tagli del tasso di interesse, accompagnati da interventi di sostegno per imprese e famiglie da parte dell’Esecutivo.
Nel corso del 2019, la Rbi ha già abbassato di 110 punti base il costo del lavoro. Giovedì, nel suo report annuale, la Banca centrale ha scritto di ritenere necessario un forte impulso nella spesa per infrastrutture.
La frenata dell’economia può diventare un caso politico per il premier Modi, che già ha a che fare con la crisi innescata all’inizio di agosto con il Pakistan, dopo la decisione di privare la regione del Kashmir del suo tradizionale status di regione autonoma. Il Kashmir, abitato da una popolazione a maggioranza musulmana, è diviso e conteso tra India e Pakistan, due potenze nucleari che sono già entrate in guerra per il suo controllo.
In un comizio a Islamabad, ieri, il premier pakistano, Imran Khan, ha affermato che il suo Paese è pronto a rispondere a qualsiasi attacco di New Delhi.