La Stampa, 31 agosto 2019
Alessandria d’Egitto sommersa entro il 2050
La città fondata da Alessandro Magno, 2300 anni di storia, sopravvissuta alle invasioni arabe, turche, alla spedizione di Napoleone e al terribile bombardamento della flotta britannica nel 1882, rischia di essere vittima del riscaldamento globale. L’allarme è stato lanciato dal ministero delle Risorse idriche e dell’Irrigazione egiziano, che ha calcolato come negli ultimi due decenni il livello del mare sia cresciuto in media di «2,1 millimetri all’anno». Ma è l’accelerazione a essere impressionante: 1,8 millimetri fino al 1993, poi 2,1 millimetri fino al 2012, infine 3,2 millimetri all’anno.
A questo ritmo Alessandria di Egitto rischia di essere sommersa nel 2050. La città conta cinque milioni di abitanti e fornisce il 40 per cento della produzione industriale egiziana. È stretta fra il Mediterraneo e una laguna interna, appena sopra il livello del mare. Un primo assaggio di quello che potrebbe essere il futuro lo si è avuto nel 2015, quando una tempesta ha allagato parte della città. Sei persone sono morte, una decina di case è crollata, ponti e strade sono stati danneggiati.
Il problema non riguarda soltanto Alessandria ma l’intero Delta del Nilo. Si registra anche un abbassamento del terreno, causato dalle dighe che riducono l’afflusso di acqua nel sottosuolo. I due fattori combinati hanno un effetto disastroso. Uno studio del 2018 prevede che 764 chilometri quadrati del Delta saranno allagati entro il 2050. Quasi sei milioni di persone saranno a rischio e dovranno abbandonare le loro case. La municipalità di Alessandria ha cominciato i lavori per costruire una barriera con blocchi di cemento ma non basterà. L’acqua marina si infiltra sotto le fondamenta degli edifici e alla lunga li farà crollare. C’è tempo al massimo fino al 2030 per invertire la tendenza.