La Stampa, 31 agosto 2019
Sulla battaglia legale tra Silvio e Veronica
Di quanto Silvio Berlusconi ha perduto con gli anni, il tocco vincente e il travolgente fascino, gli è rimasta la generosità e pertanto non rinnegherà il gesto regale con cui disse a Veronica «chi ha avuto, ha avuto». Ieri la Cassazione ha confermato la sentenza d’appello, l’ultima di uno spettacolare e inestricabile viluppo di pronunciamenti, secondo la quale lui nulla deve a lei in alimenti.
E in effetti questo termine, alimenti, aveva assunto una connotazione ironica, essendo stati quantificati una volta in tre milioni di euro al mese (stipendio da Cristiano Ronaldo: centomila al giorno), poi ridotti a due (sessantaseimila) infine a un milione e quattrocentomila (quasi cinquantamila), cifre quotidiane con cui si potrebbe alimentare a vita l’intero Burkina Faso. Ma queste banali e spicciole considerazioni morali non c’entrano nulla: ognuno divorzia secondo possibilità e al prezzo che stabiliscono i giudici, e i giudici hanno ora deliberato che nessuna delle cifre precedenti è adeguata, essendo adeguato lo zero, poiché non è vero, come fu sentenziato, che Berlusconi abbia messo in piedi la sua spettacolare fortuna anche grazie al contributo domestico di Veronica che, restando a casa a badare ai figli e alla serenità del focolare, aveva permesso al consorte di dedicarsi agli affari e all’accumulo. Berlusconi, conferma la Cassazione, accumulava prima di Veronica e ha accumulato durante e dopo e così niente assegno.
Nell’ultimo appello si era addirittura previsto che l’ex moglie restituisse all’ex marito sessanta milioni del maltolto, adesso ridotti, sembra di capire, a quarantacinque. Ma di fronte ai sessanta, il Sire fece un cenno di magnanimo distacco: tienili pure, (ex) amore. Chi ha avuto, ha avuto. Ed era davvero il modo migliore di chiudere una storia già chiusa nel modo peggiore. In fondo Berlusconi dovrebbe sapere che le sue sfortune politiche dipendono da quello che si è promesso e non si è stati capaci di mantenere, e dal tempo che passa e rende appassiti pure gli uomini più rigogliosi, compresi gli uomini di tutte le stagioni. Ma di certo sa che il «ciarpame senza pudore» del velinismo di cui fu accusato da Veronica in una lettera a Repubblica - scandaloso il destinatario forse più del contenuto - hanno contribuito ad accelerare bruscamente il declino, e a renderlo un po’ più inglorioso.
E tuttavia sa, altrettanto, che per lustri lei è stata il volto più socialmente presentabile - anche per l’ipocrisia della presentabilità sociale - della famiglia. Era lei che sapeva muoversi con elegante prudenza, sempre distante dalla quotidianità delle zuffe politiche, quasi sempre alla larga dagli impegni di palazzo, e però capace di comparire di splendente blasone quando serviva, per esempio a ricevere la coppia più importante del mondo: Hillary e Bill Clinton (che qualche problemino analogo l’hanno avuto). Era lei che si faceva fotografare per le copertine dei rotocalchi, e anche di settimanali più prestigiosi, in testimonianza di una vita familiare placida al limite del bucolico. Era lei (e chi scrive dimentica meno di chiunque) l’editore del Foglio di Giuliano Ferrara, del quale non fu mai messa in discussione la libertà di praticare un aperto berlusconismo apertamente non ortodosso: siamo berlusconiani tendenza Veronica, diceva Ferrara, e «Tendenza Veronica» diventò il libro di memorie di lei, la Berlusconi che potevano amare anche gli antiberlusconiani. Chi ha avuto, ha avuto: giusto così.