il Giornale, 31 agosto 2019
L’arca dei semi tra i ghiacci norvegesi
Il bene più prezioso della terra, o meglio, la metà di questo tesoro, dimora tra i ghiacci del polo Nord. Custodito in cassette di sicurezza, in un caveau ricavato da una montagna delle isole Svalbard, in Norvegia. A meno 18 gradi, è congelata la metà dei semi del mondo conosciuti: frumento, mais, patate, legumi, ortaggi, in tutto sono 1.059.646 sementi di 5mila specie. È la Global Seed Vault, la banca delle piante da coltivazione inaugurata 11 anni fa. Protegge la biodiversità di 74 Paesi, garantendo il nutrimento in caso di calamità. Funziona proprio come una banca: gli Stati hanno inviato copie di almeno 500 semi per ogni specie, nel 2015 la Siria è stata il primo Paese a richiedere indietro i chicchi, dopo che i bombardamenti avevano messo a serio rischio la collezione, unica al mondo, del centro internazionale per le ricerche agricole di Aleppo. Una volta varcato l’ingresso e depositate le cassette si è certi che nessuno ne violerà il contenuto. Ogni dieci anni, però, le sementi si possono rinnovare. L’area è recintata e protetta, ci si può avvicinare solo se accompagnati da personale armato di fucile (a pallottole narcotizzanti) onde evitare incontri con gli orsi polari che sono i residenti più numerosi del luogo.
Un sistema di areazione permette di mantenere la temperatura costante. Lo scorso autunno, a causa delle forti piogge l’acqua è filtrata all’interno senza però danneggiare le sementi. Il governo norvegese ha deciso tuttavia di finanziare con 10 milioni di euro progetti volti a migliorare il permafrost.
Il deposito, costato 9 milioni di dollari al ministero dell’Agricoltura del Regno, è gestito da organizzazioni internazionali (Global Crop Diversity Trust e Nordic Genetic Resources Center) in collaborazione con la Fao. Ed è il funzionario Fao, Daniele Manzella, a spiegarci che l’immenso frigorifero è un effetto del trattato internazionale sulle sementi siglato nel 2004 e in vigore in 145 Paesi. «La biodiversità è una ricchezza universale – dice – Per quanto gli Stati invochino autonomia, quando si parla di sicurezza alimentare su scala globale, è prioritario collaborare. La diversità dei semi delle coltivazioni è una risorsa necessaria per tutti».
Il deposito delle Svalbard, che richiama il significato salvifico dell’Arca di Noè, ha una capienza di 4 milioni e mezzo di sementi, il doppio di quelle conosciute. «Oggi, con le moderne tecnologie, molti ricercatori sono convinti di poter generare un tratto genetico senza dover ricorrere all’uso di semi o piante – spiega Manzella – Ma resto convinto che, nel lungo periodo, senza la natura e l’impegno di chi la conserva non si possa fare nulla. La fonte di diversità dei raccolti viene, fondamentalmente, dai Paesi in via di sviluppo, dove gli agricoltori, con la loro sapienza, selezionano piante capaci di resistere ai parassiti e a rimanere produttive nonostante i cambiamenti climatici».
Nel mondo ci sono altre 1.700 banche minori che fanno capo a enti di ricerca e università e si è stimato che i trasferimenti delle sementi siano, più o meno, un migliaio al giorno.
L’India sta progettando una Svalbard bis all’interno della catena dell’Himalaya e il Belgio costruirà una banca di dimensioni contenute per vegetali che possano sopportare la crioconservazione.