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 2019  agosto 31 Sabato calendario

Icardi fa causa all’Inter

MILANO «Gravemente discriminato e vessato. Leso nella dignità, nell’immagine, nella reputazione professionale e personale». Questi i motivi principali che hanno spinto Mauro Icardi a fare causa all’Inter. L’ex capitano ha chiesto 1.501.500 euro di danni al club nerazzurro (il 20% del suo stipendio lordo di 7.507.500), oltre al reintegro a pieno titolo in squadra.
La guerra tra l’attaccante e l’Inter si sposta dal campo al tribunale. Sarà un lodo arbitrale a stabilire chi tra società e giocatore ha ragione. Il club nominerà entro martedì il suo arbitro di parte, poi partirà la battaglia legale.
La mossa della famiglia Icardi era nell’aria, Wanda l’aveva paventata già a inizio agosto. La società di Steven Zhang è rimasta però sorpresa dalla decisione dell’attaccante. Si chiede come un simile atteggiamento di sfida si possa conciliare con i ripetuti attestati d’amore verso l’Inter, con l’idea di essere reintegrato e di riprendersi un posto nel club. La causa intentata da Icardi non chiude la porta, per stessa ammissione del suo avvocato Giuseppe Di Carlo, a un possibile trasferimento negli ultimi tre giorni di mercato che terminerà lunedì. L’opzione di un prestito last minute resta in piedi. Defilato il Monaco, per Icardi le uniche due strade ancora aperte, seppur molto strette, rimangono l’Atletico Madrid e il Psg. L’ad nerazzurro Beppe Marotta, almeno a parole, resta fiducioso: «Sono subentrate grandi difficoltà, mancano tre giorni alla fine del mercato ma sono comunque ottimista e convinto si possa chiudere questa telenovela».
Più che una difficoltà, la causa di Icardi è la pietra tombale nei rapporti tra l’Inter e l’argentino che aveva già fatto inviare dal suo legale una prima diffida l’11 agosto.
Verso l’arbitrato
Tra le contestazioni, quelle di allenarsi da solo e di essere escluso dalla chat di squadra
Giovedì sera è arrivata la comunicazione dell’avvocato del bomber. Ora l’Inter risponderà e, se Icardi non andrà via prima, ci vorranno all’incirca tre mesi prima di arrivare a una sentenza. L’arbitrato deciderà se l’Inter ha ragione o se invece l’attaccante deve essere reintegrato.
Il giocatore nell’istanza di procedimento imputa alla società di averlo discriminato, escludendolo da ogni iniziativa pubblicitaria, di avergli tolto la maglia numero 9, di averlo messo fuori rosa per spingerlo ad andarsene, di averlo anche escluso dalla chat della squadra, dove vengono comunicati gli orari e le modalità di allenamento. Sottolinea che non ha mai avuto la possibilità di partecipare alle esercitazioni tecnico-tattiche, alle partitelle o a un’amichevole. Icardi parla di «comportamenti vessatori», elenca tutte le sedute in cui è stato costretto ad allenarsi con altri «esuberi», produce 41 prove, tra documenti, video e articoli e chiama a testimoniare tutti i compagni. Si rifà all’articolo 7.1 dell’Accordo Collettivo dei calciatori e cita il portiere Puggioni del Chievo e il difensore Albertazzi del Verona come casi simili al suo, vinti poi dai giocatori. L’Inter non si ammorbidirà, è convinta di aver ragione, perché Icardi si è sempre allenato in gruppo tranne per le parti tattiche, che sono a discrezione dell’allenatore. Ma ora il giocatore potrebbe partecipare di più agli allenamenti: deciderà Conte. Ma stavolta la sfida del bomber da 124 gol rischia di essere un’autorete.