Corriere della Sera, 31 agosto 2019
Il Pil scende, la disoccupazione sale
VANITYX
ROMA L’Italia è ferma. L’economia ristagna, l’occupazione scende leggermente e aumenta solo l’inflazione, una buona notizia per la finanza pubblica, ma un altro boccone amaro per i cittadini che vedono lievitare il costo del carrello della spesa.
I dati Istat sul Pil (Prodotto interno lordo) del secondo trimestre confermano che tra aprile e giugno la crescita è stata pari a zero rispetto al trimestre precedente. E segnano un -0,1% rispetto al secondo trimestre dell’anno scorso, peggio di quanto si aspettasse lo stesso Istat.
La spinta leggerissima della prima parte dell’anno (il pil segnava +0,1%) si è dunque già esaurita. E tutti i principali istituti di previsione indicano per quest’anno una crescita complessiva di appena lo 0,1%, ma solo se ci sarà un miglioramento nella seconda metà dell’anno.
Secondo l’Istat è in atto «una prosecuzione della fase di sostanziale ristagno dell’attività economica iniziata nel secondo trimestre 2018». Nel trimestre c’è stata una crescita discreta degli investimenti fissi delle imprese (+1,9% sul primo trimestre), probabilmente stimolata anche dalla legge di bilancio, ma l’effetto sul Pil è stato annullato da una riduzione delle scorte. Consumi interni e domanda estera sono fermi. Le esportazioni sono cresciute dell’1% e le importazioni dell’1,1%. La domanda interna ha dato un contributo alla crescita del Pil per +0,3 punti, ma la riduzione dei beni in magazzino lo ha annullato.
La spesa delle famiglie è rimasta invariata. Gli acquisti di beni durevoli (auto, articoli di arredamento, elettrodomestici) sono diminuiti dello 0,8% e quelli dei beni semidurevoli (come abbigliamento e libri) del 2,7%. I consumi di beni non durevoli (tra cui i detergenti o i medicinali) sono invece aumentati dello 0,4% e quelli dei servizi dello 0,3%.
Sono stati proprio questi prodotti a spingere l’aumento dei prezzi al consumo, che segnano un +0,5% in agosto sia rispetto a luglio sia ad agosto 2018, con i beni di prima necessità che segnano però un incremento mensile dell’1%. Il tasso medio annuo sale dallo 0,4 allo 0,5%, ma per il 2019 è già acquisita un’inflazione dello 0,9%.
A conferma della brutta congiuntura ci sono anche i dati sul lavoro. Dopo cinque mesi di crescita il tasso di occupazione a luglio è sceso al 59,1% (-0,1% su giugno, +0,6% su base annua), mentre quello di disoccupazione risale al 9,9%, un decimale in più rispetto a giugno, mezzo punto in meno rispetto a un anno fa.