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 2019  agosto 31 Sabato calendario

Biografia di Pipilotti Rist

Pipilotti Rist è stata definita una «anarchica dell’immaginazione». Definizione perfetta, a partire dal nome d’arte che già a vent’anni si appiccica addosso, una combinazione fra il suo soprannome Lotti e il nome della sua eroina quando era bambina: la ragazzina dalle trecce lunghe e rosse Pippi Calzelunghe.
Nata Elisabeth Charlotte Rist nel 1962 nel piccolo paese svizzero di Grabs, come tutti i migliori artisti elvetici si ribella al proverbiale ordine della sua patria. Dopo una breve carriera musicale in un gruppo di sole donne chiamato “Le prossime Regine”, come molti altri artisti della sua generazione si fa notare in una mostra spartiacque, l’ultima edizione della sezione “Aperto” dedicata ai giovani artisti alla Biennale di Venezia del 1993. Sezione curata da Helena Kontova, allora direttrice della rivista Flash Art.
Il suo primo video Pickleporno, sottaceto porno, è una bella introduzione alla filosofia di questa artista ricca di umorismo e sensualità psichedelica. Se oggi i giovani artisti trovano ispirazione immergendosi nell’universo dei social media, nella realtà virtuale o nel mondo acerbo dell’intelligenza artificiale, alla fine degli anni Ottanta il pozzo di San Patrizio della creatività era il mondo dei video musicali di Mtv. Pipilotti Rist non sta a guardare: il suo uso fresco e leggero della grammatica della videomusic è una ventata di energia e novità in un mondo dell’arte molto autoreferenziale, appena uscito da una indigestione di pittura spesso molto conservatrice.
Oggi il Louisiana Museum in Danimarca dedica alla Rist un’importante retrospettiva (fino al 22 settembre) che come altre mostre in altri importanti musei consacra quest’artista come una delle pietre angolari della recente storia dell’arte contemporanea.
Quando però nel 1997 il suo video Ever is over All viene presentato, ancora una volta alla Biennale, provoca scalpore. Nei suoi sette minuti di durata il video mostra l’artista ridanciana camminare sul marciapiede di una strada qualsiasi con un grande fiore in mano, accompagnata da una bella colonna sonora. Peccato che il fiore si trasforma in un’arma letale con la quale la giovane fanciulla fracassa i finestrini delle auto parcheggiate lungo la via. Vince, nonostante il messaggio poco rassicurante, il Premio per miglior giovane artista.
L’idea alla Rist forse è venuta guardando gli ultimi quattro minuti, poi censurati, del famoso video Black or White del 1992 in cui Michael Jackson spacca i parabrezza di varie auto. Ma a chiudere questo ciclo di citazioni sarà in seguito Beyoncé nel suo video del 2016 Hold Up, in cui la cantante in modo più pratico sostituisce il fiore con una bella mazza da baseball distruggendo le auto attorno, sfogando cosi la propria rabbia. E se un’artista contemporanea diventa ispirazione per un’icona pop, vuol dire che il suo linguaggio è riuscito a sfuggire dalle prigioni per addetti ai lavori raggiungendo un pubblico ben più vasto e generico. Le sue installazioni oggi sono popolarissime. A differenza di molti suoi colleghi che usano video, Rist non utilizza il mezzo con scopi soporiferi o eccessivamente politici e intellettuali. Lo spettatore non ha bisogno di aver letto Kant, Marx o Lacan. Entrando dentro una delle sue opere il pubblico è come se si tuffasse nel liquido amniotico della cultura e dell’arte contemporanea. Non viene chiesto di capire ma di sentire, abbandonandosi ai propri sensi, circondati dai colori e dalla musica messi insieme dalla Rist.
La sua arte è una sorta di lsd visiva senza effetti collaterali o controindicazioni. Sempre a Venezia, nel 2005, nella chiesa di San Stae, dentro la cupola, veniva proiettata l’opera Homo Sapiens : qui il pubblico cercava rifugio, riposo e sollievo dalle stracanate obbligatorie della Biennale e dai traumi provocati da molte altre faticose ed incomprensibili opere.
L’arte di Pipilotti Rist è terapeutica. Sta all’arte contemporanea tosta come Jung sta a Freud nella psicoanalisi. È una sorta di Tiepolo digitale de’ noantri. Sip My Ocean del 1996 è un po’ la summa di tutto questo, ma anche la sua installazione del 2016 Pixelforest Mutterplatte : una foresta di laterne magiche che sembra arrivare dal film di animazione Rapunzel, personaggio che, insieme a Pippi Calzelunghe, le somoglia molto, anche per il suo spirito e la sua energia. Se vogliamo essere un po’ più colti, Pipilotti Rist è un po’ una Papagena del mondo dell’arte, colei che in fondo ogni spettatore cerca e vuole amare.
Come quasi ogni artista della sua generazione, Rist non ha resistito alle sirene del “vero” cinema e per l’ennesima volta a Venezia, ma questa volta alla Mostra del cinema del 2009, ha presentato il lungometraggio Pepperminta, dove l’omonimo personaggio assieme ad altri surreali figure cerca la combinazione cromatica perfetta per rendere il mondo libero e felice. Molti cinefili alla prima non hanno resistito fino agli applausi o ai fischi finali. In realtà il film è meglio di quello che ne è stato detto. Ma mentre nei video lo spettatore può abbandonarsi senza l’obbligo di guardare o seguire alcuna storia, nel film quest’obbligo c’è, con tutti i rischi che ne seguono.
La forza e il successo di tutta l’arte di Pipilotti Rist sta alla fine nella sua capacità di non essere mai un’idea ma uno stato mentale in continuo divenire, in cui proiettiamo il desiderio e la necessità, comuni a ognuno di noi, di essere, qualche volta nella vita, profondamente e serenamente spensierati.