Libero, 30 agosto 2019
Il liberismo, dal muro di Berlino a oggi
Nel 1989 cadde il Muro di Berlino. Due anni più tardi, l’Unione sovietica, il colosso che aveva dominato mezzo mondo, si dissolse in seguito a un colpo di Stato. I Paesi dell’Europa orientale si liberarono dei governi socialisti foraggiati dai russi. All’improvviso aveva vinto la libertà. Le previsioni degli intellettuali, secondo i quali presto l’economia della Russia comunista avrebbe soverchiato l’occidentale si rivelarono per quello che erano: boiate di propaganda. Il mondo scoprì quello che tutti gli uomini senza fette di salame ideologico sugli occhi già sapevano. Nell’Unione Sovietica, e nei suoi Stati satellite, non funzionava niente. Non esisteva il mercato, dunque era difficile fissare i prezzi di qualunque bene di consumo. Non esisteva la concorrenza, dunque era impossibile condurre opere pubbliche senza catturare migliaia di schiavi e spedirli in Siberia a scavare uranio con le mani. La burocrazia era pletorica e ingessava lo Stato. Inoltre tutti, anche ai più alti livelli, mentivano per evitare di andare appunto a scavare uranio con le mani. In Unione Sovietica andava sempre tutto bene, in particolare ciò che stava andando malissimo. Un esempio interessante. CHERNOBYL Il caso della centrale nucleare di Chernobyl. Negli anni Ottanta, il reattore dell’impianto esplose causando il più grave danno ambientale mai provocato dall’uomo. Il rischio era tragico: migliaia di vite perdute, falde acquifere fino al Mar Nero inquinate per sempre, una zona enorme da evacuare, una nube atomica trasportata dai venti. Nonostante le dimensioni spaventose dell’incidente, l’allarme vero e proprio scattò in ritardo. Nessuno dei funzionari della zona voleva assumersi la responsabilità di comunicare l’accaduto. Eppure non c’era tanta differenza tra il respirare l’aria di Chernobyl e andare a scavare l’uranio con le mani. Alla fine il Comitato centrale si arrese all’evidenza. Ma fu necessario che nei Paesi scandinavi registrassero tassi mai visti di radioattività. La notizia non poteva più essere nascosta. L’Unione Sovietica ammise il guasto. Mettere in sicurezza la centrale fu una corsa contro il tempo. I russi si rivelarono eroici. Pompieri, minatori, soldati, infermieri sacrificarono quasi sempre consapevolmente la propria vita per salvarne un numero incalcolabile. In questi giorni va in onda una serie tv, Chernobyl appunto, che celebra il sacrificio di intere famiglie, decimate o sterminate dalle radiazioni e andate incontro alla morte al fine di evitare una strage ancora più grande. L’Occidente, quando cadde il Muro, reagì con una certa spocchia. Un famoso sociologo, Francis Fukujama, si spinse ad affermare che la Storia è finita. Dopo la fine dell’Urss, ci attendevano millenni di democrazia liberale... Come no? Oggi Fukuyama quasi evita di ricordare la sua famosa uscita, anzi dice di essere stato frainteso. L’undici settembre 2001, Osama Bin Laden attaccò le Torri Gemelle. FONDAMENTALISMO La Storia era ricominciata. Questa volta il nemico era il fondamentalismo islamico. L’America e i suoi alleati si trovarono impantanati in guerre mediorientali infinite. Poi vennero le primavere arabe, che dovevano rovesciare i tiranni nel mondo arabo e portare la democrazia. Invece portarono: altri tiranni, la guerra in Siria, la distruzione della Libia, l’aggravarsi dell’ondata migratoria. E ora vengo al punto. Anche il liberismo, ora che non aveva rivali, almeno dal punto di vista economico, incappò in una crisi epocale, dalla quale non siamo ancora usciti. La crisi dei subprime e il crac delle banche fece crollare i mercati mondiali. L’Europa fu colpita duramente. Nel frattempo la globalizzazione mostrava il suo lato oscuro. Le aziende si trasferivano lontano dall’Occidente, in zone dove il costo del lavoro era bassissimo (così come la tutela degli operai, il rispetto delle norme di sicurezza, il controllo della qualità). Lo scontento ha prodotto nuove leadership. Donald Trump ha inaugurato una politica di dazi per invertire la tendenza e far salire l’occupazione in patria. In Italia e altri Paesi europei hanno vinto i partiti sovranisti che si oppongono alla cessione del potere nei confronti dell’Unione europea e vorrebbero garantire la classe media, massacrata in questi anni. Gli impiegati statali in pensione, i piccoli imprenditori, gli under 35 sono rapidamente scivolati nella povertà. Non solo il potere d’acquisto si è ridotto. Essi sono costretti a una guerra con gli immigrati per conquistare le briciole di quello che un tempo era lo Stato sociale, palesemente insostenibile se non si limita l’ingresso dei barconi nel nostro Paese. Nel frattempo, c’è chi ha messo via un tesoro con la finanza. E allora, superato e sconfitto anche il liberalismo? No. Rimane tuttora il miglior modo per garantire le libertà individuali. È stata sconfitta però l’illusione che la ricchezza si produca dal nulla, senza avere una forte economia reale alle spalle. Sconfitte, altresì, le grandi istituzioni sovranazionali, avvertite come corpi estranei, indifferenti alla reale condizione dei popoli.