La Stampa, 30 agosto 2019
Chiude l’unica clinica per bambini asmatici
Si sa come vanno queste cose. Sempre in un brutto modo. «Mercoledì mattina ci hanno chiamati uno ad uno in direzione, siamo dodici dipendenti. Non ce l’aspettavamo. Ma a quel punto, certo, abbiamo capito. Hanno detto che la decisione di chiudere la struttura è irrevocabile. Ma se vogliamo, possiamo accettare il trasferimento altrove».
Chiude un pezzo unico della sanità italiana. Un’eccellenza europea, detto per una volta senza enfasi. Perché di posti come l’Istituto Pio XII di Misurina ne esistono solo altri due: uno sulle Alpi Svizzere vicino a Davos, l’altro sulle Alpi Francesi. Chiude l’unica clinica convenzionata con il sistema sanitario pubblico che curava l’asma dei bambini. Era per le loro: per le corse senza fiato, per i giochi sfiancanti, per il respiro che manca. Ed era qui, perché non poteva essere da nessun’altra parte: 1752 metri di altitudine sopra il livello del mare, aria rarefatta, pulita, secca, boschi di abeti, montagne. Niente allergenici. Niente pollini e acari. In quella che viene definita la perla della Dolomiti, una grande casa gialla che fu dimora reale e poi albergo di lusso davanti al lago.
«Un’autentica meraviglia», dice il medico specializzato in pneumologia Massimiliano Appodia. «Io sono di Roma ma grazie alla mia professione ho girato l’Italia. Quando sono arrivato a Misurina, due anni fa, non mi aspettavo di vedere dei risultati clinici del genere. I bambini arrivano e subito rifioriscono. Certe volte li vedi cambiare già dopo le prime 24 ore di cure. Prima facevano fatica anche a camminare, e poco dopo stanno già correndo e giocando. La bellezza era anche poter ospitare i genitori accanto ai figli. È un grande dispiacere prendere atto della chiusura di un posto del genere».
L’istituto Pio XII è, o meglio era, una struttura gestita dall’Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti di Parma in convenzione con la Regione Veneto. Cesserà la sua attività per ragioni di bilancio. Quest’anno il passivo si attesterà intorno ai 700 mila euro. E non è la prima volta che succede. Le cose sono iniziate ad andare male per una stretta ai controlli sulle prestazioni sanitarie «erogate in convenzione». Se prima bastava la prescrizione del medico di base per poter portare un bambino in cura, adesso bisogna passare il vaglio di una specifica commissione provinciale. Il che allunga molti i tempi, e strozza le richieste.
Se prima la media era di quaranta pazienti al giorno, a settembre ne sono attesi soltanto due. Il comunicato dell’Opera Diocesana San Bernardo è netto: «Nonostante ogni tentativo di rilancio dello storico istituto, di cui tanti hanno beneficiato, e nonostante i reiterati tentativi posti in essere nel corso degli anni per coinvolgere le istituzioni, l’attività ha generato forti perdite. Le istituzioni si sono mostrate indifferenti. I costi sono diventati insostenibili. Per noi chiudere è una scelta dolorosa e inderogabile».
L’asma colpisce fra il 5 e il 6 per cento della popolazione italiana. Può diventare cronica, con recidive pesanti. Significa ricoveri, giorni di mutua, assenza dal lavoro, altre spese per la collettività. «Certo, se ci fosse una visione sul lungo periodo questo posto non avrebbe mai chiuso», dice ancora il dottor Appodia. «Perché proprio qui si fa prevenzione e incomincia quell’educazione per affrontare una malattia che resta nel corso di tutta la vita. Qui si tutelano i malati del futuro».
Con i dodici dipendenti, lasceranno anche venti collaboratori fra medici ed educatori. «Per tutti stiamo cercando delle soluzioni che non siano troppo gravose per il futuro e per gli spostamenti», dice il sindacalista della Cisl Stefano Calvi. «Per una provincia che soffre di marginalità come quella di Belluno è una grave perdita».
Era un fiore all’occhiello da ogni punto di vista. Anche l’ente del turismo citava la clinica per i piccoli malati di asma, fra le escursioni e il museo all’aperto sulla Prima Guerra Mondiale che, insieme a tutto il parco delle Dolomiti, è Patrimonio dell’Unesco. Lo sci. Lo slittino. Le Tre Cime. Il Monte Piana. Ma una delle garanzie di bellezza derivava proprio dal fatto che a Misurina ci fosse quel centro per la cura e la riabilitazione dalle malattie respiratorie unico in Italia: «Per il suo particolare microclima e la sua aria pura e balsamica». Se curava l’asma dei bambini, allora l’aria era pura davvero.
Adesso si tratta di aggiornare le guide turistiche. Ma il futuro ha un sapore scontato. Se un tempo quella struttura aveva ospitato il «Grand Hotel Savoy», dicono che adesso forse tornerà ad essere qualcosa del genere. Magari sfruttando l’onda per le olimpiadi invernali del 2026. Insomma, l’ennesimo albergone al posto di un ospedale magico per bambini senza fiato. —
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