la Repubblica, 30 agosto 2019
Tutti contro Johnson
LONDRA — Philip Hammond, 63enne ex ministro delle Finanze del governo May, longilineo pilastro del partito conservatore, esce da Westminster molto tardi, intorno alle 20. Eppure è stato defenestrato dal nuovo premier Boris Johnson e il Parlamento è ancora chiuso. Che cosa avrà fatto sino a quell’ora nel suo ufficio?Un sospetto c’è. Fonti parlamentari riferiscono che da giorni «si stanno tenendo colloqui bipartisan tra i deputati per provare a fermare il No Deal», cioè l’uscita di Londra dall’Ue senza accordo, con tutte le gravi conseguenze economiche che potrebbe causare. I congiurati stanno unendo le forze contro il machiavellico premier britannico Boris Johnson, che ieri ha sconvolto la nazione approvando la sospensione del Parlamento di ben 5 settimane per strizzare i giorni in aula di chi si oppone alla sua uscita dall’Ue «vita o morte», giurata per il 31 ottobre.E così, il giorno dopo il “golpe costituzionale”, il Financial Times ha devastato la reputazione di Johnson, chiedendone la rimozione: «Il premier ha fatto esplodere una bomba nella costituzione britannica, da despota. Ora i deputati lo sfiducino, perché vuole umiliare la democrazia parlamentare britannica, base della nostra prosperità e stabilità». Hugh Grant invece, il grande attore inglese di Notting Hill, su Twitter è stato più conciso: «Boris, non fotterai il futuro dei miei figli. Non distruggerai le libertà per le quali mio nonno ha combattuto due guerre. Vaff... pupazzo di gomma da bagno, vaff... Il Regno Unito è disgustato da te e dalla tua gang di capetti masturbatori».Johnson potrebbe rischiare grosso la settimana prossima, quando la Camera dei Comuni si riunirà per pochi giorni, prima di essere anestetizzata fino al 14 ottobre. Ieri ha confermato le dimissioni Ruth Davidson, la leader dei conservatori in Scozia, dove alle prossime elezioni i tory potrebbero quindi capitolare. Poi Jeremy Corbyn ha lanciato la carica.Prima ha appoggiato le prossime, durissime proteste annunciate da Momentum, la sinistra radicale e giovanile del Labour, che ha promesso di occupare e bloccare Londra. Poi ha detto che «bisogna subito approvare una nuova legge contro il No Deal, prima della sospensione». E chissà, magari sfiduciare anche il governo Johnson.Forse i numeri ci sono. Una proiezione di Cicero Group ha calcolato ieri che alla Camera dei Comuni ci sarebbe addirittura una maggioranza di 29 deputati favorevole alla sfiducia a Johnson, con 20 conservatori pronti a tradire Boris. Mentre il fronte anti Brexit dura avrebbe 45 voti di vantaggio. Il problema è che quando si attiva la sospensione vengono cancellati tutti i disegni di legge in stand-by dal Parlamento britannico. Quindi, al di là della possibile sfiducia, Corbyn e le opposizioni hanno solo 4 giorni per approvare una legge anti No Deal. A meno di un miracolo, troppo pochi per un provvedimento vincolante che leghi le mani a Boris.Ieri intanto la petizione contro la chiusura del Parlamento ha sfondato quota 1,5 milioni di firme. Ma sarà innocua: quella per il secondo referendum sulla Brexit ne raggiunse addirittura cinque. Le proteste in strada sono scemate, ma torneranno possenti la prossima settimana. Sono partiti i ricorsi in tribunale, ma ci vorrà molto, troppo tempo per esaminarli. Nel frattempo, alcuni ministri del governo Johnson, come il Cancelliere dello Scacchiere Sajid Javid che durante le primarie dei conservatori scriveva “sospensione del Parlamento? Mai! Sarebbe una dittatura!” hanno cancellato quei tweet.