Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 30 Venerdì calendario

Il Messico adesso è il paese più pericoloso per i giornalisti

Quattro giornalisti fatti fuori nel solo mese d’agosto. Dieci dall’inizio dell’anno, in aumento rispetto al 2018. Il Messico non riesce a proteggere i propri reporter. L’ultima vittima è Nevith Condes, 42 anni, trovato morto il 24 agosto scorso nei pressi della città di Tejupilco, nel centro del paese. Direttore del portale di informazione locale, Observatorio del Sur, seguiva l’attualità locale (aveva scritto articoli sulla corruzione della polizia) nella zona rurale nel Sud del Messico, zona martoriata dal cartello della droga che nel 2018 ha fatto 33.500 morti nella guerra sanguinosa ingaggiata dai trafficanti contro il governo. Un record nazionale, secondo i dati riportati da Le Monde. Da allora è stata un ecatombe in continua crescita, con 20.135 omicidi da gennaio a luglio. La violenza contro i giornalisti è uno dei principali ostacoli al potenziamento della democrazia in Messico, secondo la commissione locale dei diritti dell’uomo.I giornalisti sono in prima linea e subiscono aggressioni sia dalla criminalità organizzata che dai rappresentanti delle autorità. Secondo l’associazione Giornalisti senza frontiere il Messico è il paese che conta il maggior numero di vittime fra i reporter dopo l’Afghanistan e la Siria, con oltre un centinaio di professionisti uccisi a partire dall’anno 2000. Il 99% di questi crimini resta impunito secondo quanto ha fatto sapere l’organizzazione di difesa del settore, Article XIX.
L’ultima vittima, Nevith Condes, si era occupato del conflitto a fuoco tra polizia e trafficanti che aveva provocato la caduta di un elicottero e per questo aveva ricevuto minacce di morte. Condes aveva chiesto la protezione del governo federale, poi rifiutata per le difficoltà burocratiche per ottenere le misure di protezione pubbliche, secondo quanto ha riportato Le Monde.
Nel 2012 è stato creato il Mécanisme de protection dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani che gestisce oltre 900 casi di persone minacciate: di queste, un terzo sono giornalisti, spesso piazzati in altre regioni e alcuni protetti dalla scorta o da allarmi collegati con la polizia. Ma l’efficacia di questi programmi è stata criticata. In un rapporto pubblicato il 22 agosto, ripreso da Le Monde, l’Alto commissariato delle nazioni Unite per i diritti dell’uomo (Hcdh) ha denunciato la «sua mancanza di risorse economiche e materiali per garantire il suo funzionamento adeguato». Sette giornalisti sotto protezione sono stati assassinati dal 2012. Secondo il rapporto, il Mécanisme, per funzionare, avrebbe bisogno di 325 milioni di pesos (14,5 milioni di euro) nel 2019, mentre il budget è di soli 207,6 milioni di pesos. Il ministero dell’interno messicano ha sollecitato l’aumento del budget, ma i fondi non sono stati allocati, ha denunciato l’Onu. Intanto, il presidente di centro sinistra, Andres Manuel Lopez Obrador, ha sottoposto i servizi pubblici ad una cura di austerità.